Zoologia
Giappone, caccia alla balena in calo
Pescherecci giapponesi catturano 680 balene in Antartide, 200 in meno del previsto
La caccia alla balena, una delle attività preferite dai pescatori del Sol Levante, sembra segnare una battuta d'arresto. Quest'anno le baleniere giapponesi puntavano ad arpionare 850 balene minke nell'oceano antartico, ma si sono dovute accontentare di "appena" 679 cetacei, fra cui una sola balenottera comune (Balaenoptera physalus), contro i 50 esemplari previsti all'inizio di novembre, quando è cominciata la stagione di pesca.
Bianca, una pernice in pericolo
Brillante operazione antibracconaggio dei Carabinieri Forestali
Rinvenuti strumenti per la cattura illegale di fauna protetta
Nel corso di una vasta attività antibracconaggio in corso su tutto il territorio del Parco, ieri, 16 marzo 2017 la pattuglia della Stazione Carabinieri Forestale "Parco" di Rocca Santa Maria (TE), dipendente dal Coordinamento Territoriale Carabinieri per l'Ambiente Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, in Loc. Casarine di Rocca Santa Maria (Te), sui Monti della Laga, all'interno del Parco Nazionale del Gran Sasso, ha rinvenuto e sequestrato, nei pressi di un'abitazione privata, vario materiale destinato alla cattura di fauna protetta e consistente in:
una Gabbia di cattura per piccoli animali selvatici di proprietà dell'Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga (utilizzata in passato per il censimento della martora e del gatto selvatico) e oggetto di furto nel mese di luglio 2015;
una Trappola a tagliola in metallo con congegni a scatto, lunga 80 cm e larga circa 60 cm, legata con catena ad un albero destinato ad attività illegali di bracconaggio.
Gli oggetti descritti sono stati rinvenuti in un terreno coltivato da parte di un cittadino di Rocca Santa Maria che risulta indagato per i reati di uso di trappole per la cattura di fauna selvatica, nonché ricettazione.
Parco dei Nebrodi: un laboratorio di ricerca a cielo aperto
Scoperta una nuova specie endemica di arvicole denominata “Microtus nebrodensis” che aumenterebbe il numero delle specie presenti un Sicilia e nel resto della penisola
Il Parco dei Nebrodi diventa sempre più meta ambita per attività di ricerca e studio sul campo e si attesta un vero e proprio laboratorio ambientale a cielo aperto.
E dopo il campo studio internazionale, tenutosi il mese scorso, che ha visto la partecipazione di ben 21 studiosi alla ricerca delle libellule dei Nebrodi, in questi giorni altri ricercatori hanno esplorato l’area protetta alla scoperta delle arvicole. Si tratta di piccoli mammiferi, il cui nome scientifico Microtus savi, della sottospecie nebrodensis.
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