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Ambiente

ROMA, “SPELACCHIO” E’ MORTO: CODACONS CHIEDE RIMOZIONE IMMEDIATA ALBERO. E’ FIGURACCIA MONDIALE

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DEPOSITATO ESPOSTO ALLA CORTE DEI CONTI. COMUNE DOVRA’ RISARCIRE DANNI ALLA COLLETTIVITA’

Immediata rimozione di “Spelacchio”, l’albero di Natale di Piazza Venezia palesemente morto e che rappresenta un vergognoso spettacolo per cittadini e turisti. A chiederla il Codacons, che diffida il Comune di Roma a rimuovere oggi stesso la pianta, e che rende noto il contenuto dell’esposto depositato alla Corte dei Conti in cui si chiede di indagare l’amministrazione comunale per danni erariali.
“E’ evidente che in queste condizioni “Spelacchio” non può più rimanere a Piazza Venezia e deve essere rimosso con urgenza – spiega il presidente Carlo Rienzi – Questo perché l’albero appare in uno stato pietoso tale da offendere i romani e i tanti turisti che in questi giorni visitano la capitale, e nell’interesse della città è preferibile una piazza senza albero ad una piazza con un albero secco, spelacchiato e morente, che configura una figuraccia mondiale per Roma”.
L’associazione ha inoltre depositato un esposto alla Corte dei Conti del Lazio in cui si chiede di aprire una indagine sulle spese sostenute dall’amministrazione per l’albero di Natale di Piazza Venezia, e accertare eventuali danni erariali per la collettività, disponendo le misure del caso.
Nell’esposto il Codacons sottolinea “la necessità di un intervento per verificare la questione legata ai fondi spesi, a volte in maniera immotivata e dannosa per l’erario, per l’acquisto di bene poi rilevatisi totalmente inutili – come nel caso dell’albero di Piazza Venezia, acquistato pochi giorni fa ed ormai prossimo alla morte – a discapito di tanti servizi, utili alla collettività, che, invece, non vengono presi in considerazione”.

Guerre e shock climatici minano la sicurezza alimentare anche se aumenta la produzione globale

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Un rapporto della FAO rileva raccolti in ripresa nella maggior parte dei paesi a basso reddito con deficit alimentare

 

Photo: FAO/Sonia Nguyen
 
Raccolti robusti in America Latina e la ripresa delle condizioni agricole in Africa meridionale stanno facendo migliorare la situazione globale dell'approvvigionamento alimentare, ma i conflitti civili in corso e gli shock legati al clima stanno minando i progressi verso la riduzione della fame, è quanto si legge nella nuova edizione del rapporto FAO Crop Prospects and Food Situation. (Prospettive dei raccolti e situazione alimentare, N.d.T) . Gli uragani nei Caraibi e le inondazioni in Africa Occidentale potrebbero ostacolare la produzione agricola locale, ma le tendenze generali della produzione alimentare sono positive, incoraggiate dalle aspettative di produzioni cerealicole record in diversi paesi.

Il cambio climatico costringe milioni di persone in un circolo vizioso di insicurezza alimentare, malnutrizione e povertà

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Photo: ©FAO/Luis Tato

Il Direttore Generale della FAO a COP23: servono sistemi alimentari che mitighino e si adattino al cambiamento climatico

Il cambiamento climatico, attraverso le situazioni di siccità prolungata in Africa, sta contribuendo alla crescita della fame a livello globale.
Le emissioni del settore agricolo sono destinate ad aumentare in futuro, contribuendo ancora di più al cambiamento climatico, a meno che il mondo non adotti metodi climaticamente intelligenti di produrre, trasportare, lavorare e consumare il cibo. Questo il messaggio del Direttore Generale della FAO José Graziano da Silva alla Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima, COP23.  "Il cambiamento climatico costringe milioni di persone in un circolo vizioso di insicurezza alimentare, malnutrizione e povertà. Dobbiamo guardare alla dura realtà: non stiamo facendo abbastanza per affrontare questa minaccia immensa", ha affermato Graziano da Silva, sottolineando che i Paesi meno sviluppati e i Piccoli paesi Insulari in via di Sviluppo (SIDS) sono "particolarmente vulnerabili" al cambiamento climatico. 

Scende l'indice dei prezzi alimentari della FAO con il calo dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari

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Si prevede che nel 2018 la produzione mondiale di cereali e le scorte raggiungeranno nuovi livelli record

 


Preparazione di cibo per bovini a Yachevo, in Bielorussia.
 
 I prezzi dei prodotti alimentari sono scesi in ottobre trainati dai prodotti lattiero-caseari, registrando una media del 27% inferiore al loro livello massimo raggiunto all'inizio del 2011.  L'indice dei prezzi alimentari della FAO ha segnato una media 176,4 punti, un calo dell'1,3% rispetto a settembre, ma ancora il 2,5% più alto rispetto all'anno scorso. L'Indice dei prezzi alimentari della FAO è un indice ponderato su base commerciale che misura i prezzi di cinque principali materie prime alimentari sui mercati internazionali.

Smog, Greenpeace monitora aria vicino scuole di Milano: «i bambini tra i fumi dei diesel, valori sempre oltre i limiti»

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Dai monitoraggi dell’aria effettuati nelle ultime settimane da Greenpeace nei pressi di dieci scuole dell’infanzia e primarie di Milano – tra le 7.30 e le 8.30 – emergono concentrazioni di biossido di azoto (NO2) ampiamente, e costantemente, al di sopra del valore individuato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per la protezione della salute umana: 40 μg/m3, microgrammi per metro cubo. La concentrazione media oraria più bassa rilevata da Greenpeace all’ingresso delle scuole milanesi è di 63,4 μg/m3, la più alta 113,7 μg/m3. Si registrano picchi – in concentrazioni medie su dieci minuti – fino a 124,6 μg/m3: un valore abnorme, se si considera che già nel 2005 l’OMS segnalava come nei bambini gli effetti patogeni del NO2 sul sistema respiratorio siano provati anche per concentrazioni inferiori ai 40 μg/m3. A Milano quasi il 70 per cento del biossido di azoto presente in atmosfera è originato dal traffico (fonte INEMAR), e in particolare dai veicoli con motori diesel.

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 In data 19-11-2007
Comunicato Stampa FAO

 Anno 4
Edizione Novembre 2007
 
In una riunione ministeriale ad alto livello si discute del futuro della pesca d’allevamento
 
Per l’anno 2030, a causa dell’incremento demografico, ci vorranno 37 milioni di tonnellate di pesce in più all’anno per mantenere gli attuali livelli di consumo ittico. E poiché la pesca da cattura tradizionale ha raggiunto ormai il livello massimo di produzione, la pesca d’allevamento rappresenta l’unica risorsa per colmare il deficit. Tuttavia sarà in grado di farlo solo se sviluppata e gestita in modo responsabile.
 
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