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Allevamenti ittici a rischio di tossicità

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Allevamenti ittici a rischio di tossicità: problemi e prospettive della “rivoluzione blu”

Una recente segnalazione della Food and Drug Administration solleva importanti interrogativi sul futuro della cosiddetta “rivoluzione blu”: l’acquacoltura.
Secondo quanto riportato dalla FAO [1], sono state rinvenute tracce di melamina [2] - una sostanza tossica – nei mangimi utilizzati in alcuni allevamenti ittici degli Stati Uniti e del Canada. Le indagini conducono alla Cina: sarebbero state, infatti, due ditte cinesi ad esportare la materia prima vegetale destinata alla preparazione dei mangimi adulterati.

L’antefatto

Non è la prima volta che la FDA punta i riflettori sui rischi di contaminazione da melamina nei prodotti alimentari dell’industria zootecnica. Il 16 Aprile scorso, infatti, l’Ente americano ha aperto una inchiesta in seguito alla segnalazione fatta dalla Wilbur-Ellis – una società di distribuzione di prodotti agricoli – per un sospetto caso di contaminazione in una partita di proteine di riso prodotta in Cina e destinata al mercato statunitense di pet-food, ossia di cibo in scatola per cani e gatti. Le importazioni, avvenute tutte tra Luglio e Dicembre 2006, provenivano da un network di ditte cinesi, fra cui la Binzhou Futian Biological Technology. La Cina è un grande esportatore di materie prime vegetali. I produttori cinesi sanno bene che il prezzo dei foraggi destinati al mercato zootecnico viene stabilito in base al contenuto proteico delle sostanze utilizzate: maggiore è il livello di proteine, più alto è il valore nutrizionale del prodotto, e quindi il prezzo. La melamina, essendo una preziosa fonte di azoto, serve a “gonfiare” fraudolentemente il tenore in protidi grezzi [3].


I riflessi sull’itticoltura

In un mercato globalizzato e transnazionale, diventa sempre più importante garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti ittici di allevamento, che negli ultimi venti anni hanno conquistato una fetta rilevante del mercato mondiale. Ben il 44% del pesce che arriva sulle nostre tavole, infatti, proviene da allevamenti. A questo dato occorre aggiungerne un altro, non meno significativo: il 98% dei pescatori e degli itticoltori vive nei Paesi in via di sviluppo. Secondo i dati forniti dalla FAO [4], la Cina copre il 67% della produzione mondiale di pesce di allevamento, pari a 32.414.000 tonnellate, per un valore complessivo di 39,8 miliardi di dollari. A seguire, India, Vietnam, Indonesia, Thailandia. Negli ultimi cinque anni la Cina ha conquistato il primo posto nella classifica dei maggiori esportatori di pesce.

L’acquacoltura, in molti Paesi dell’Asia e dell’Africa, rappresenta una preziosa fonte di sviluppo economico, oltre che di sostentamento per la popolazione locale, che dal consumo di pesce ricava la maggior parte delle proteine animali. Senza contare che l’industria ittica da lavoro a milioni di persone [5].

La domanda di pesce nel mondo continua ad aumentare, soprattutto nei Paesi sviluppati, mentre i livelli di cattura in mare aperto si sono mantenuti stabili dalla metà degli anni ’80 ad oggi e non si prevedono incrementi significativi in futuro. Ecco perché l’itticoltura diventa una risorsa sempre più preziosa.

La “rivoluzione blu”, tuttavia, per poter soddisfare in modo adeguato le esigenze di un mercato in espansione, deve saper affrontare e risolvere alcuni dei problemi che ne ostacolano la crescita, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo: la mancanza di investimenti idonei, la penuria di terra e di corsi d’acqua dolce da destinare all’allevamento, l’aumento del costo dell’energia, le precarie condizioni igienico-sanitarie delle industrie.

Il recente allarme lanciato dalla FDA americana, quindi, rende necessario stabilire delle norme internazionali chiare ed eque per la certificazione del pesce di allevamento. Ma quali sono i parametri che ci consentono di stabilire se il processo produttivo è sostenibile, socialmente responsabile e a basso impatto ambientale?

E’ per rispondere a questo interrogativo che la FAO, in collaborazione con i Centri di Acquacoltura dell’Asia e del Pacifico [6], ha avviato un importante progetto con lo scopo di elaborare le linee-guida per l’applicazione delle normative internazionali alla certificazione dei prodotti ittici. Obiettivo prioritario è quello di fondare la certificazione su criteri scientifici rigorosi e condivisi, per evitare di discriminare i produttori dei Paesi economicamente svantaggiati in nome di politiche protezionistiche.

Quattro i punti-cardine del progetto: la sicurezza igienico-sanitaria e la qualità delle materie prime utilizzate, l’impatto sociale dell’industria ittica sulla popolazione locale; la sostenibilità ambientale e la fattibilità economica.

La bozza del progetto – fa sapere la FAO – verrà sottoposta all’esame dei governi in occasione del vertice della Commissione FAO per l’Acquacoltura, che si terrà in Cile nel novembre 2008.

 

Note 

[1] Allarme mangimi: una delle prossime sfide dell’acquacoltura”, in www.fao.org (27 Maggio 2007).
[2] La melanina, o 1,3,5-Triazina –2,4,6-Triamina, è una sostanza azotata che si presenta come
polvere bianca scarsamente solubile in acqua. Viene impiegata come fertilizzante ma è soprattutto nell’industria della plastica che trova il suo principale utilizzo, in combinazione con la formaldeide, per la produzione di resine. E’ presente anche nella composizione chimica di alcuni tipi di colle e inchiostri.
[3] Il livello proteico di un alimento viene di norma determinato in base al suo tenore in azoto. In realtà, parte
dell'azoto dei foraggi e degli altri alimenti non è di natura proteica, derivando per lo più da ammidi, da basi azotate come la melanina, nonché da composti ammoniacali. La maggior parte di queste sostanze non proteiche, tuttavia, altera il significato nutrizionale dei protidi grezzi. Per la rivelazione di queste sostanze bisogna utilizzare metodi specifici.
[4] “Aquaculture in China and Asia”, in www.fao.org (Maggio 2007)
[5] Secondo i dati forniti dalla FAO, in Cina nel 2005 erano impiegati full time nell’acquacoltura circa 4,5 milioni di lavoratori. Fonte: FAO, “Aquaculture in China and Asia”, in www.fao.org (Maggio 2007).

[6] “Scampi senza sensi di colpa”, in www.fao.org (20 Aprile 2007)

 Veronica Rocco

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