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Acqua sotterranea a rischio in Pianura Padana

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L'acqua 'sotterranea' viene più comunemente utilizzata per le esigenze quotidiane e a fini produttivi, industriali e agricoli. Per questo motivo è a rischio esaurimento e degrado qualitativo, soprattutto nei comparti ambientali di particolare criticità, come il bacino padano, dove tale risorsa idrica assicura la gran parte dell'approvvigionamento e dove si riscontrano da tempo chiare criticità quantitative e qualitative. Per tutelare questo bene così prezioso sarà sviluppato un 'Modello idrogeologico delle acque sotterranee della Pianura Padana', quale misura urgente e prioritaria del Piano di gestione delle acque del Po. Il Piano costituisce il primo obiettivo del Protocollo d'intesa stipulato tra Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Autorità di bacino del fiume Po (AdbPo) e Università Milano Bicocca (Unimib), il cui Comitato di indirizzo strategico è insediato presso il Dipartimento terra e ambiente del Cnr (Dta-Cnr)."Le acque sotterranee potenzialmente disponibili nella Pianura Padana, tra falde superficiali e profonde, distribuite peraltro in modo disuniforme", spiega Enrico Brugnoli, direttore del Dta-Cnr, "sono complessivamente stimate dall'Autorità di bacino in circa 9 miliardi di m3/anno, dei quali circa 6 miliardi annualmente prelevati per differenti usi. In particolare, queste risorse idriche assicurano oltre l'80% dell'approvvigionamento potabile (ovvero circa 2.000 milioni di m3/anno) e di quello industriale (oltre 1.200 mln. m3/anno - esclusa la produzione di energia), e circa il 17% del fabbisogno irriguo (circa 2.800 mln. m3/anno)".L'utilizzo intensivo e estensivo in un'area ove viene generato circa il 40% del Pil nazionale ha prodotto gravi situazioni di squilibrio sia dei sistemi idrici sotterranei sia di quelli ecologici superficiali (risorgive e zone umide). "Chiare criticità quantitative si riscontrano già nella zona delle conoidi emiliane, in una porzione della pianura astigiano-torinese e nell'alta pianura bresciana, ma la generale diminuzione degli apporti idrici sotterranei alla circolazione superficiale lascia intuire criticità quantitative più diffuse", continua Brugnoli. "La notevole pressione antropica sul territorio di pianura ha determinato inoltre un significativo degrado qualitativo delle acque sotterranee, che talora mette in discussione la loro idoneità per gli usi più nobili, spingendo l'attingimento a profondità maggiori, con costi notevolmente superiori".Da qui "la necessità, da parte dell'Autorità di bacino, di avvalersi dell'esperienza di Cnr e Bicocca, che da anni svolgono un'intensa attività di ricerca tecnico-scientifica sulle acque sotterranee della Pianura, per individuare risposte efficaci, coerentemente con le Direttive quadro comunitarie sulle acque e sulle acque sotterranee", sottolinea il direttore Dta-Cnr. "Tra i contributi che il Cnr offrirà alla soluzione dei problemi gestionali, la ricostruzione parametrica tridimensionale dei corpi idrogeologici del sottosuolo mediante tecnologie informatiche (banche dati, Gis, modelli 3D), che insieme ad applicazioni modellistiche e ai dati di monitoraggio delle acque sotterranee permetterà di arrivare alla definizione del bilancio idrico del territorio, fondamentale per valutarne e proteggerne le risorse". Un modello 3D, sviluppato dai ricercatori del Dipartimento di scienze dell'ambiente e del territorio della Bicocca, è in sperimentazione nell'area della pianura lombarda tra i fiumi Oglio e Adda."Altri contributi riguarderanno la realizzazione di una rete informativa condivisa con le istituzioni locali, coordinata dall'Autorità di bacino, e l'attivazione di attività formative", conclude Brugnoli. "L'iniziativa Cnr consentirà la realizzazione di un sistema conoscitivo unitario del sottosuolo padano, funzionale alle attività pianificatorie e gestionali".

La scheda

Chi: Dipartimento terra e ambiente del Cnr (Dta-Cnr)Che cosa: 'Modello idrogeologico delle acque sotterranee della Pianura Padana' - Piano di gestione delle acque del Po, Comitato di indirizzo strategico.

Flash News

 

 

Pubblicato sulla rivista Chemosphere uno studio coordinato dall’Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Cnr. La ricerca, con una tecnica analitica specifica per la determinazione del metallo contaminante, conferma i livelli trascurabili per la salute della popolazione.

L’Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Idpa) ha coordinato uno studio sulle concentrazioni di mercurio (Hg) nelle acque minerali naturali italiane in bottiglia. La ricerca 'Ultra-trace determination of total mercury in Italian bottled waters' (determinazione di ultra-tracce di mercurio nelle acque in bottiglia italiane) è stata pubblicata sulla rivista Chemosphere, in collaborazione con l’Istituto di nanotecnologia (Cnr-Nanotec), l’Università della Calabria (Unical), le Università Sapienza di Roma, degli Studi di Ferrara, Ca’ Foscari di Venezia e Magna Graecia di Catanzaro.

“Nel biennio 2014-2016 sono state raccolte e analizzate in laboratorio, con una tecnica analitica specifica per la determinazione del mercurio (Hg) in ultra-tracce, 244 acque confezionate in bottiglia di 164 marche, rappresentanti il 64% dell’intero mercato italiano. I dati raccolti forniscono informazioni fino ad oggi assenti, confermando i livelli trascurabili di Hg nelle acque in bottiglia italiane, circa mille volte inferiori rispetto al valore limite di 1 microgrammo per litro previsto dalla Direttiva Europea 2003/40/CE”, spiega Massimiliano Vardè del Cnr-Idpa. “Il mercurio è uno dei contaminanti più dannosi e indesiderabili, in particolare nell'ambiente acquatico. L’esposizione ad esso, anche a basse dosi, induce effetti avversi sul sistema nervoso centrale del feto, del bambino e dell’adulto e provoca, inoltre, significativa tossicità renale ed epatica, diminuzione della fertilità, alterazioni del sistema immunitario e danni al sistema cardiovascolare”.

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