Il nuoto trionfa alle Olimpiadi di Pechino. Merito degli atleti…ma quanto conta la tecnologia per vincere?
Gli Stati Uniti, con 100 medaglie vinte, si sono aggiudicati il secondo posto nella XXIX edizione dei Giochi Olimpici di Pechino. Le olimpiadi di quest’anno sono state all’insegna del nuoto, grazie allo strepitoso successo ottenuto dall’atleta americano Michael Phelps, soprannominato “il cannibale di Baltimora”, che ha collezionato otto ori olimpici.
Nelle competizioni olimpiche, sconfitte e trionfi si giocano sul filo dei millesimi di secondo; tutti noi sappiamo quanto sia importante la preparazione atletica, ma forse non tutti sanno quanto conta la tecnologia per il raggiungimento di traguardi sempre più difficili.
Qual è il segreto che ha permesso agli Stati Uniti di sbaragliare i concorrenti nelle ultime Olimpiadi? Si tratta di tecnologie spesso top secret, sviluppate nei laboratori di centri di ricerca all’avanguardia, dove vengono sperimentati metodi innovativi di misurazione dei fluidi per migliorare la potenza delle bracciate dei nuotatori e “rubare” i preziosi secondi che separano gli atleti dal podio.
Come spiega il professor Timothy Wei, presidente del dipartimento di ingegneria meccanica, aerospaziale e nucleare del Rensselaer Institute di New York, le ricerche sulla misurazione dei fluidi hanno permesso di acquisire informazioni fino a poco tempo fa inimmaginabili su come il nuotatore interagisce con l’acqua, migliorando notevolemente le prestazioni degli sportivi.
Mentre in passato gli allenatori usavano sistemi informatici di simulazione per monitorare i propri atleti, Wei ha sviluppato una tecnica di misurazione all’avanguardia, modificando opportunamente e combinando insieme strumenti derivati dalla ricerca aerospaziale con una tecnica di misurazione dei flussi nota come Digital Particle Image Velocimetry (DPIV), che consente di rilevare le prestazioni dell’atleta in tempo reale.
Il segreto – secondo Wei – consiste nel capire come si muove l’acqua. La nuova tecnica, ad esempio, permette di calcolare in maniera accurata la quantità di energia utilizzata dal nuotatore e il modo in cui questa forza viene esercitata sull’acqua.
L’idea di Wei ha preso corpo nel 2007, quando sono stati condotti i primi test. Da allora, gli atleti della nazionale di nuoto degli Stati Uniti si sono allenati mettendo in pratica le sue tecniche.
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www.rpi.edu
Veronica Rocco