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Previsioni non univoche..

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In data 17-07-2007
Comunicato Stampa FAO
 
Anno 4
Edizione Maggio 2007

Previsioni non univoche per la produzione alimentare dei paesi a basso reddito
Penuria alimentare per 28 paesi


Il previsto rallentamento della produzione cerealicola nei paesi a basso reddito con deficit alimentare (LIFDC) sommato al persistere di prezzi internazionali alti, potrebbe causare l’anno prossimo una situazione alimentare difficile in questi paesi, secondo l’ultimo rapporto della FAO Crop Prospects and Food Situation (Prospettive dei raccolti e situazione alimentare).
Dopo quattro anni consecutivi di crescita relativamente forte, si prevede che nel 2007 la produzione cerealicola dei paesi LIFDC aumenterà solo dell’1,2 per cento rispetto al 2006, percentuale inferiore al tasso di crescita della popolazione. E se si escludono Cina ed India, i produttori maggiori, per la produzione cerealicola complessiva di questi paesi si prevede in realtà un leggero calo rispetto allo scorso anno. 

Africa 
In Marocco quest’anno la produzione cerealicola è stata gravemente compromessa dalla siccità e si stima sarà appena un quarto di quella dell’anno scorso. In Sudafrica l’esito dei recenti raccolti cerealicoli principali è contrastante – con una produzione fortemente ridotta a causa della siccità in e Swaziland ma con raccolti record, o comunque superiori alla media, in Malawi, Angola, Mozambico, Madagascar e Zambia

Per quanto riguarda l’Africa occidentale, a causa delle piogge irregolari, la stagione del raccolto è stata sinora piuttosto lenta nel Sahel. In Africa orientale, le prospettive sono favorevoli nella maggior parte dei paesi, ad eccezione della Somalia, dove si prevede una produzione ridotta. 

Asia
Le prospettive per i raccolti principali di cereali minori e di riso sono generalmente favorevoli in Estremo Oriente, grazie al provvidenziale arrivo delle piogge monsoniche. 

In Cina, India e Pakistan si sono registrati raccolti record, al contrario del Bagladesh dove il raccolto di grano è stato molto ridotto a causa di condizioni meteorologiche sfavorevoli.
 
Paesi con crisi alimentare
Gravi difficoltà alimentari persistono in 28 paesi, secondo il rapporto FAO.

Prolungati periodi di siccità e piogge irregolari in Zimbabwe, Swaziland e Lesotho sono all’origine dei cattivi raccolti di quest’anno, tra i peggiori mai registrati in questi paesi. La produzione 2007 di mais, alimento base, si prevede calerà di circa il 43 per cento in Zimbabwe, del 51 per cento in Lesotho e del 60 per cento in Swaziland, rispetto al 2006.

Produzione più scarsa ed aumento dei prezzi a livello nazionale e regionale avranno effetti molto pesanti sulla sicurezza alimentare di oltre 4 milioni di persone vulnerabili in Zimbabwe. L’inflazione alle stelle ha superato in maggio il 4.500 per cento, riducendo drasticamente il potere d’acquisto e limitando molto alle famiglie a reddito basso e medio-basso l’accesso ai prodotti disponibili. 

In Africa orientale continua a destare preoccupazione il sud della Somalia. La generale situazione di violenza che affligge quella regione, soprattutto la capitale Mogadiscio, ha causato centinaia di migliaia di sfollati e limitato grandemente le attività economiche e commerciali. In Sudan le ostilità in corso e l’insicurezza rimangono i fattori principali che inibiscono l’accesso al cibo, specialmente nella tribolata regione del Darfur. 

Nella Corea del Nord la disponibilità alimentare della popolazione rimane precaria, ma sembra che a fine giugno sia arrivato nel paese il primo invio di 400.000 tonnellate di aiuti umanitari di riso promessi dalla Corea del sud. 

In Nepal su un totale di 75 distretti si stima che 42 abbiamo problemi alimentari, e l’insicurezza alimentare è cronica ed ampiamente diffusa nelle regioni montagnose occidentali, dove l’assistenza alimentare alle popolazioni vulnerabili rimane limitata. 

In Iraq la sicurezza alimentare della popolazione continua ad essere a rischio a causa del conflitto e dell’insicurezza in cui vive il paese. Secondo le agenzie umanitarie sono oltre 1.8 milioni gli sfollati e più di 2 milioni i profughi. 

In Bolivia viene al momento fornita assistenza umanitaria alle famiglie rurali più vulnerabili, che hanno perso il raccolto ed il bestiame a seguito della siccità e delle inondazioni che quest’anno hanno colpito il paese durante la stagione produttiva principale.

Flash News



Gli squali sono sopravvissuti alle ere geologiche, ma oggi sono a rischiano di scomparire per colpa dell’uomo, soprattutto nel Mediterraneo.
Nonostante si conosca ancora poco sulle loro abitudini, una cosa è certa: oltre la metà delle 86 specie che popolano il Mare Nostrum, tra squali, razze e chimere, sono a rischio soprattutto perché catturate nelle reti a strascico o negli attrezzi da pesca utilizzati per la pesca al tonno o al pesce spada.


Si calcola che nel 2015 siano state pescate circa 14.065 tonnellate di squali e razze in Mediterraneo. Il 10-15% dei pesci catturati dai palangari (lunghissime lenze con centinaia di ami) destinati al pesce spada e tonno sono purtroppo squali pelagici. Il Mediterraneo si conferma uno dei luoghi più pericolosi al mondo per squali e razze, soprattutto per il fenomeno di by-catch: la cattura accidentale con reti e palangari, infatti, colpisce anche molte altre specie protette come tartarughe marine, delfini e balene e perfino uccelli marini. Inoltre, se questi animali vengono sbarcati a terra dopo essere stati catturati, la carne di squalo (soprattutto verdesca e smeriglio) viene spesso spacciata per pesce spada sui banchi del mercato, mettendo in pericolo anche la nostra sicurezza alimentare.

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