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scoperto nell’oceano Antartico un pesce che d’inverno “va in letargo”

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Il merluzzo ibernato: scoperto nell’oceano Antartico un pesce che d’inverno “va in letargo”

Il letargo è un comportamento comune a molti mammiferi e rettili che durante i mesi invernali rallentano le proprie funzioni vitali e utilizzano le energie immagazzinate durante l’autunno. Tra gli animali “dormiglioni” ci sono gli orsi, gli scoiattoli, i porcospini e molti tipi di rettili. A questa lunga lista, però, oggi dobbiamo aggiungere un nome nuovo, il Notothenia coriiceps, un tipo di merluzzo che vive nelle acqua gelide dell’Oceano antartico da circa 30 milioni di anni.

La scoperta si deve ad una équipe di scienziati del British Antarctic Survey e dell’Università di Birmingham, che hanno isolato alcuni esemplari di Notothenia coriiceps e ne hanno monitorato le funzioni fisiologiche durante i mesi invernali, usando speciali sensori e trasmettitori acustici. I risultati dimostrano che questi pesci durante l’inverno vivono in una condizione molto simile a quella dell’ibernazione: rallentano sia i ritmi metabolici che quelli di crescita, si muovono pochissimo e riducono il battito cardiaco a meno di dieci pulsazioni al minuto.

Il letargo è solitamente una reazione fisiologica ad una condizione di ridotto apporto di cibo, oltre che di abbassamento della temperatura esterna, al quale l’animale deve giocoforza adattarsi (gli scoiattoli, ad esempio, abbassano la temperatura corporea fino a 2° C). Riducendo al minimo il proprio consumo energetico e attingendo alle riserve accumulate nell’organismo durante l’estate e l’autunno, l’animale è in grado di superare i rigidi mesi invernali. I pesci, invece, non sono in grado di rallentare il proprio metabolismo indipendentemente dalla temperatura, quindi l’ibernazione di solito dipende da un abbassamento della temperatura esterna.

Nel caso dei pesci dell’Antartide, però, questo comportamento non sembra avere una spiegazione logica: i merluzzi non devono adattarsi a bruschi cambiamenti della temperatura esterna, che nell’oceano antartico si mantiene costante durante tutto l’anno, senza contare il fatto che possiedono una glicoproteina che funziona come antigelo, consentendo loro di sopravvivere anche a temperature molto basse; inoltre, in inverno il cibo non manca. Una delle ipotesi dei ricercatori è che i merluzzi usino una strategia simile al letargo per trarre il maggiore beneficio possibile dalle riserve energetiche accumulate d’estate grazie alla luce del sole, che brilla 24 ore al giorno, e superare il lungo inverno antartico caratterizzato da una fitta e incessante oscurità.
 

Veronica Rocco

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