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Vergogna! – Shame di Steve McQueen

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Shame di Steve McQueen, in concorso a Venezia 2011, è una pellicola durissima che indaga i sentimenti e le pulsioni più torbide e scabrose, di cui ci si vergogna, analizzate attraverso uno dei rapporti più difficili da costruire, gestire e indagare, quello tra fratello e sorella. Michael Fassbender, al massimo della sua prova d’attore - tanto da aggiudicarsi a pieni meriti la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile - affronta un personaggio, Brandon, diviso in una sorta di schizofrenia congenita tra successo nel lavoro e discesa agli inferi della sua anima. Sissy-Carey Mulligan, sorella di Brandon, invece, è una ragazza senza un lavoro vero e con velleità di cantante. Lei, balorda, randagia e fragile, proprio come Holly di Colazione da Tiffany, si aggrappa al rapporto col fratello, il quale, al contrario, fa di tutto per respingerla. Il regista si serve di un occhio filmico oggettivo e tutto votato al presente, non scade mai, infatti, nella banalità giustificatrice della ricerca dei traumi violenti da cui ha origine un simile comportamento, anche se ce li fa sottendere. Così facendo, dunque, emerge meglio la solitudine profonda e l’impossibilità di relazione con gli altri dei due protagonisti, se non attraverso il diaframma di un sesso malato. Brandon adora sua sorella Sissy – un nome non casuale se si pensa che per ogni fratello la sorella è sempre la principessa di casa – ma fa di tutto per tenerla lontana. Quello tra i due è un rapporto difficile, geloso, esplosivo, pieno di vergogna – “potresti chiudere la porta” rimprovera il giovane a Sissy mentre, rientrando a casa e non sapendo di trovarla lì, la vede uscire nuda dalla doccia - ma sta lì. Egli teme la sua devozione e dedizione per la sorella, perché sa che è uno dei pochi legami immutabili della vita di un uomo e lui ha paura di legarsi. Ne é prova tangibile la sua vita sessuale, da cui Brandon non riesce a trarre soddisfazione se non da un sesso estraneo, compulsivo, pornografico o pagato.

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Mentre ascolta Sissy cantare, invece, il ragazzo piange di commozione; ecco la prima crepa sulla sua maschera di freddezza. E alla fine del film questo legame vince su tutto. Brandon, mentre viaggia su un treno metropolitano, è costretto a scendere per un incidente e il suo pensiero vola verso la sorella. Disperato e preoccupato per un presentimento telepatico, corre a casa e Sissy è in bagno in un lago di sangue, perché ha tentato il suicidio e non è la prima volta. Struggente è la scena in cui stringe i polsi dell’amata sorellina, nel tentativo di fermare il sangue. È un unione granitica quella tra fratello e sorella e mai nessun legame avrà caratteristiche tali da poterlo sostituire. C’è sempre un modo per recuperarlo o per ricostruirlo. Il legame per sempre, è questa la paura maggiore della nostra generazione. Non è difficile, infatti, scorgere dietro Sissy e Brandon le fragilità di ognuno di noi. Eppure, ci sono legami che madre-natura stessa ha costruito come indissolubili, sia nel bene che nel male.

Margherita Lamesta

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