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L’eccesso calorico predispone alle malattie autoimmunitarie

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 Il metabolismo intracellulare, attraverso le ‘oscillazioni’ del fattore cellulare mTOR, controlla la crescita dei linfociti T regolatori che proteggono da patologie quali sclerosi multipla, diabete giovanile e artrite reumatoide. La scoperta di un gruppo Ieos-Cnr, pubblicata su Immunity, aiuta a comprenderne la diffusione nelle società opulente e apre possibili ipotesi di intervento. Le malattie autoimmunitarie e infiammatorie croniche sono spesso molto invalidanti e portano alla distruzione da parte del sistema immunitario dei costituenti e degli organi del nostro corpo. Per esempio, nella sclerosi multipla si registra la distruzione della mielina responsabile della conduzione degli impulsi nervosi; nel diabete giovanile la distruzione delle cellule del pancreas, determinando la necessità di apporto insulinico per tutta la vita; nell’artrite reumatoide la distruzione del collagene delle articolazioni.La frequenza di tali patologie appare in costante aumento nelle società avanzate, per motivi non ben conosciuti. Un gruppo di ricerca internazionale guidato da Giuseppe Matarese, Laboratorio di Immunologia, presso l’Istituto di endocrinologia e oncologia sperimentale del Consiglio nazionale delle ricerche (Ieos-Cnr) di Napoli, ha evidenziato che un fattore della cellula detto mTOR (mammalian target of rapamycin), responsabile del controllo della captazione dei nutrienti (per esempio, aminoacidi e glucosio) e dei livelli energetici intracellulari, è molto espresso in un particolare gruppo di linfociti detti ‘T regolatori’, particolarmente importanti nella protezione dalle malattie autoimmunitarie e infiammatorie. La ricerca è stata pubblicata sull’autorevole rivista scientifica internazionale Immunity.“Abbiamo evidenziato”, spiega Matarese, “che mTOR controlla in modo rilevante la crescita di tali linfociti ‘protettivi’ mediante delle ‘oscillazioni’, ossia modificando nel tempo la propria attività. Questi cambi dinamici sarebbero cruciali per la crescita di tali linfociti, sia nell’organismo sia al di fuori di esso, come per esempio in colture cellulari di laboratorio”.

L’osservazione di tale fenomeno apre possibili scenari eziologici e conseguenti ipotesi di intervento. “Il blocco di queste ‘oscillazioni’ potrebbe indurre un cattivo funzionamento di mTOR e di conseguenza una riduzione nel numero di tali linfociti, predisponendo alla patogenesi delle malattie autoimmunitarie”, prosegue il ricercatore Ieos-Cnr. “Infatti, in malattie come la sclerosi multipla o il diabete giovanile, questi linfociti sono spesso ridotti in numero e in funzione e il nostro studio potrebbe far comprendere il perché di tali condizioni”.

 

Inoltre, la ricerca aiuta a comprendere gli aspetti sociali della diffusione di tali patologie nelle società opulente ed avanzate. “L’eccesso calorico e nutrizionale può determinare l’attivazione costantemente alta di mTOR opponendosi alle sue ‘oscillazioni’, che come abbiamo detto rappresentano un aspetto importante nella crescita e nell’aumento numerico dei linfociti ‘protettivi’, prosegue Matarese, “questo spiegherebbe almeno in parte perché, dove esiste una presenza di sovrappeso e obesità, una cronica stimolazione di mTOR dovuta all’eccesso calorico e nutrizionale porti al malfunzionamento e alla riduzione dei linfociti ‘T regolatori’ e a una conseguente maggiore predisposizione alle malattie infiammatori croniche ed autoimmunitarie”.

 La ricerca del gruppo dello Ieos-Cnr dura da oltre quattro anni e coinvolge anche altre strutture di ricerca nazionali come il Dipartimento di Biologia e Patologia Cellulare e Molecolare dell’Università di Napoli ‘Federico II’ e internazionali quali l’Università di Los Angeles e l’Università di Yale negli USA. Lo studio è finanziato dalla Comunità Europea grazie al prestigioso European Research Council Starting Grant e a Telethon, con il supporto della Juvenile Diabetes Research Foundation Americana.

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El Homo antecessor, una especie que habitó la península ibérica hace unos 800.000 años, habría tenido un patrón alimentario mecánicamente más exigente que el de otras especies de homininos de Europa y el continente africano. Este patrón único, que se caracterizaría por el consumo de alimentos duros y abrasivos, podría explicarse por las diferencias en el procesamiento de los alimentos en un entorno muy exigente con fluctuaciones en el clima y en los recursos alimentarios, según un estudio publicado por la revista Scientific Reports y coliderado por un equipo de la Facultad de Biología de la Universidad de Barcelona, el Instituto Catalán de Paleoecología Humana y Evolución Social (IPHES) y la Universidad de Alicante.

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