Costa meno di un dollaro ed è senza brevetto il nuovo farmaco antimalaria.
Si chiama Asaq-Winthrop e contiene estratti di artemisina: più efficacia terapeutica, ridotti i rischi di resistenza
E’ di pochi giorni fa la notizia che Medici senza Frontiere e la multinazionale farmaceutica Sanofi-Aventis hanno lanciato sul mercato un nuovo farmaco antimalarico senza brevetto, commercializzato col nome di Asaq-Winthrop.
Il farmaco, che associa in un’unica combinazione due anti-malarici – l’amodiachina e l’artesunato, un derivato dell’artemisina - è stato scelto come terapia di prima linea in venti Paesi dell’africa subsahariana, per il trattamento dei malati che non rispondono più alle cure tradizionali. Associando, infatti, due molecole i cui principi attivi sono diversi, si diminuisce ulteriormente il rischio di comparsa di una resistenza al farmaco.
Frutto di una partnership inconsueta, che ha visto collaborare fianco a fianco per tre anni un gigante dell’industria farmaceutica mondiale e la DNDI, l’ente di ricerca per le malattie dimenticate, istituito nel 2003 da Medici senza Frontiere, il farmaco Asaq-Winthrop verrà prodotto in Marocco dall’Aventis, la quale ha formalmente rinunciato al brevetto sul medicinale, nel rispetto della convenzione no-profit stabilita con la DNDI. Chiunque, perciò, sarà libero di produrre l’antimalarico. Il farmaco sarà venduto in Africa a prezzi contenuti: meno di un dollaro per i pazienti adulti, cinquanta centesimi per i bambini sotto i cinque anni.
Il prodotto – assicura Jean Francois Dehecq, chairman della Sanofi-Aventis - è di facile impiego [1], accessibile anche alle fasce più povere della popolazione e in linea con gli standard qualitativi richiesti dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità. Non è la prima volta che l’industria farmaceutica francese si batte contro la malaria. Nel 2001 nasce l’Impact Malaria Programme, un progetto di ricerca che mira a realizzare nuovi farmaci antimalarici, sviluppando quelli esistenti in combinazioni inedite, e a distribuire medicinali a basso costo nelle regioni maggiormente colpite dalla malattia grazie a vaste campagne di informazione.
La combinazione di un farmaco antimalarico con i derivati dell’artemisina non è una novità. Ma se nel 2001 questo rimedio aveva una copertura annuale massima di ventimila trattamenti, nel giro di breve tempo il Global Fund ha finanziato programmi per acquistare diciannove milioni di trattamenti e oggi sono quasi venti i Paesi africani che utilizzano l’artemisina per combattere la malaria.
Tuttavia, l’introduzione dei farmaci a base di artemisina non ha avuto vita facile. Per anni, in molti Stati dell’Africa si è continuato ad utilizzare le terapie tradizionali, a base di clorochina e chinina, benché si fossero ormai rivelate inefficaci nel trattamento dei ceppi malarici più resistenti [2]. Alla fine del 2003 l’ Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato di utilizzare solo le combinazioni terapeutiche con derivati dell’artemisina in caso di epidemia di malaria, indipendentemente dalle politiche nazionali. Alla fine del 2004 sono state ordinate oltre cento milioni di dosi. Numerose indagini di laboratorio dimostrano che gli estratti di artemisina possiedono un’efficacia da 5 a 10 volte superiore rispetto ai normali antimalarici, abbassano il tasso di mortalità fino al 97%, riducono la trasmissione dei parassiti e restano in circolazione nell’organismo solo per brevi periodi di tempo, diminuendo così il rischio di resistenza al farmaco.
Le virtù terapeutiche dell’Artemisia Annua [3], un’erbacea annuale che cresce nelle steppe asiatiche, sono note in Cina da più di duemila anni, come testimonia un manoscritto rinvenuto in una tomba Han del III secolo a.C. Usato tradizionalmente come potente febbrifugo, il principio antimalarico dell’artemisina, o Qinghaosu, contenuto nelle foglie della pianta, venne isolato da alcuni scienziati cinesi solo nei primi anni ’70 del secolo scorso, quando Mao Tze-Tung ordinò di studiare a fondo tutti i principi attivi della farmacopea cinese.
Note:
[1] La formulazione di due principi attivi combinati in dose fissa consente.un uso più semplice del farmaco. La prescrizione per gli adulti è di due pastiglie al giorno, anziché otto, per tre giorni. Nel caso di pazienti in età pediatrica, la dose si dimezza.
[2] L’ostacolo principale all’impiego di questo rimedio, infatti, sono i costi: la terapia combinata con artemisina, prima dell’introduzione del farmaco Asaq-Winthrop, costava in media 15 volte più delle vecchie terapie: 1,5 $ contro 0,1 $. Secondo i dati diffusi nel 2004 dall’Unicef, in Africa la lotta alla malaria ha un costo annuale di due miliardi di dollari, una somma decisamente superiore ai 600 mila dollari resi disponibili in questi anni
[3] Esistono più o meno 400 specie nel genere Artemisia; di queste circa 130 sono state esaminate e solo in un caso (Artemisia annua L.) si è trovato il lattone sesquiterpenico ribattezzato Artemisina. Si tratta di una pianta erbacea annuale, che può raggiungere i 2 m di altezza. La fioritura avviene nella tarda estate e perché la pianta possa completare il suo ciclo vegetativo fino alla fruttificazione richiede un fotoperiodo di 14-16 ore, caratteristica, questa, che la rende inadatta alle zone equatoriali o subequatoriali, dove la durata del giorno uguaglia quella della notte. Il principio attivo, Artemisinina, si trova concentrato soprattutto nella parte aerea della pianta e in particolare nei peli ghiandolari che ricoprono il calice.
Link utili:
http://www.medicisenzafrontiere.it/msfinforma/editoriale.asp?id=1552
Veronica Rocco