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Azione antitumorale della marijuana: nuovo studio spagnolo

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Studio spagnolo conferma l'efficacia della cannabis nelle terapie contro il cancro

Cellule di glioblastoma
Cellule di glioblastoma trattate con THC. Credits: CSIC
Una ricerca internazionale, alla quale hanno collaborato anche il Consejo Superior de Investigaciones  Científicos di Madrid (CSIC),  la Fondazione Santa Lucia e il dipartimento di biologia dell'università di Roma  “Tor Vergata”, ha identificato i meccanismi cellulari alla base dell'azione antitumorale di uno dei maggiori principi attivi della cannabis (Cannabis sativa, L. 1753): il THC (Delta-9-tetraidrocannabinolo).

I risultati, pubblicati ieri nell'ultimo numero del 'Journal of Clinical Investigation', dimostrerebbero che il THC è in grado di stimolare il processo di “autofagia” (o autodigestione cellulare) [1], che provoca  la morte cellulare programmata delle cellule cancerogene. Gli scienziati, coordinati dal professor Guillermo Velasco della Universidad Complutense di Madrid, hanno studiato modelli animali e campioni ricavati da pazienti affetti da glioblastoma multiforme (o GBM), uno dei tumori più comuni e maligni del sistema nervoso. Gli esperimenti di laboratorio sembrerebbero confermare l'efficacia dei cannabinoidi nelle terapie antitumorali del cervello e nelle terapie combinate.

Gli studi precedenti mettevano in evidenza la capacità dei cannabinoidi di provocare la morte delle cellule tumorali sia attraverso l'accumulazione di ceramidi, ossia lipidi presenti in alta concentrazione nella membrana cellulare, sia grazie all'azione di due proteine, p8 e TRB3. Non era chiaro, però, il meccanismo attraverso il quale queste due proteine stimolassero l'apoptosi, ossia la morte programmata delle cellule cancerogene.

Il nuovo studio spagnolo sembrerebbe svelare il meccanismo: “L'attivazione di questo processo – spiega Patricia Boya, ricercatrice del CSIC –  dipende dall'accumulazione di ceramidi nel reticolo endoplasmatico, un organulo cellulare che ha il compito di sintetizzare lipidi e proteine”. Questo processo, a sua volta, aumenta la produzione delle proteine p8 e TRB3, che stimolano l'autofagia nelle cellule tumorali attraverso la sintesi della proteina Akt e di un complesso multiproteico denominato mTORC1, due importanti bersagli dei farmaci antitumorali. “E' un risultato importante – dichiara Patricia Boya –  perché siamo riusciti a identificare un nuovo meccanismo coinvolto nella regolazione delle proteine Akt e la mTORC1, di grande rilevanza nelle terapie contro il cancro".

Lo studio si è avvalso della collaborazione di molti enti di ricerca internazionali, tra cui l'Universidad Complutense di Madrid, L'Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale di  Marsiglia, l'università di Roma “Tor Vergata” e l'università di Harvard.


Note:
[1] L'autofagia è un processo cellulare che consente alle cellule di riciclare il proprio contenuto e di rimuovere in modo selettivo mitocondri e altri organelli danneggiati. Può avere due funzioni: favorire la sopravvivenza della cellula oppure provocarne la morte. L'autofagia, infatti, può essere una forma di morte cellulare programmata (o apoptosi), oppure può svolgere una funzione protettiva nei confronti della cellula, per esempio quando manca il nutrimento. Non è ancora chiaro, quindi, se l'autofagia contribuisca alla morte delle cellule tumorali o se invece faccia progredire il tumore.
Link consigliati:

Consejo Superior de Investigaciones  Científicos (CSIC)
http://www.csic.es/index.do

The Journal of Clinical Investigation
AAVV, “Cannabinoid action induces autophagy-mediated cell death through stimulation of ER stress in human glioma cells”
http://www.jci.org/articles/view/37948

Emma Bariosco

 

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