HPV: L’evoluzione scolastica per la prevenzione*
*Relazione da: L'HPV e il vaccino a 2 anni dall'esordio. II Incontro Ospedale Cristo Re. Roma, 19 giugno 2009
La nascita della scuola si può far risalire alla nascita dei primi nuclei abitativi, nel momento dell’aggregazione, nasce il bisogno di individuare delle regoli comuni e dei parametri di intervento in grado di migliorare la qualità della vita soddisfacendo oltre i bisogni primari: il mangiare, il dormire, ecc., anche quelli che consentono di relazionarsi con il resto della comunità.
L’atto di nascita della legislazione scolastica italiana e della nostra scuola si fa risalire alla legge Casati (13 novembre 1859) con la quale si pone a carico del costituendo Stato italiano la responsabilità dell’azione educativa del popolo, e si dà luogo ad una prima positivizzazione del principio dell’obbligatorietà e gratuità dell’istruzione, almeno elementare.
In questa ottica la scuola nel tempo segue l’evoluzione dell’uomo, con il ruolo dominante della formazione culturale ed educativa dei giovani, sempre più attiva nei confronti delle nuove generazioni, assumendo, sempre di più nel tempo, anche il ruolo di affiancamento alla famiglia per la crescita dei nascituri, fin dai primi mesi della loro vita.
Tale ruolo acquista nel tempo una connotazione più precisa con l’evolversi della normativa che ne regola il funzionamento.
Si può definire una progressione normativa degli ultimi cinquanta anni della scuola pubblica, con due significativi steep che segnano il cambiamento delle regole che governano la scuola e il tipo di intervento che attua sul territorio. Uno è rappresentato dalla svolta messa in atto dai decreti delegati, quando per la prima volta, all’interno degli organi esecutivi della gestione scolastica, vengono introdotte le componenti rappresentate dagli utenti diretti e indiretti: gli alunni ed i genitori.
I Decreti Delegati
Si tratta di decreti legislativi, emanati dal governo su precisa delega del parlamento, con la quale, il governo viene delegato ad emanare disposizioni aventi valore di legge in una determinata materia ed in un determinato termine.
I decreti delegati che interessano la scuola sono cinque (n.416, 417, 418, 419, 420 datati 31 maggio 1974), tutti emanati sotto la forma di Decreto del Presidente della Repubblica.
L’evoluzione scolastica per la prevenzione
Il Decreto delegato n.416, tratta, all’art. 1, l’istituzione degli organi collegiali della scuola.
Organi Collegiali
Al fine di realizzare, nel rispetto degli ordinamenti della scuola, dello Stato e delle competenze e delle responsabilità proprie del personale ispettivo, direttivo e docente, la partecipazione nella gestione della scuola dando ad essa il carattere di una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica, sono istituiti, a livello di circolo, di istituto, distrettuale, provinciale e nazionale, gli Organi Collegiali di cui agli articoli successivi.
I Decreti Delegati aumentano i soggetti dell’intervento educativo e didattico, partendo dal presupposto che non sono solo gli alunni, i docenti e lo Stato, gli attori preposti, ma anche la comunità familiare, la comunità ideologica, la comunità professionale e la comunità locale.
La scuola, diventa pertanto un sistema in cui i vari elementi interagiscono tra di loro, ognuno con le proprie competenze e peculiarità, quindi le varie diversità di età, di cultura, di approccio, non devono rappresentare un problema, ma una opportunità di scambio e di arricchimento.
Altro principio espresso è quello della partecipazione, infatti, i genitori indicano liberamente le persone che intendano eleggere come rappresentanti nei vari organismi.
Passano diversi anni, durante i quali sono attuate numerose riforme della scuola, più o meno sostanziali, prima di giungere ad un passo significativo, quello dettato dalla Circolare Ministeriale n. 766 del 27 novembre 1997 che ha per oggetto: Sperimentazione dell'autonomia organizzativa e didattica delle istituzioni scolastiche, circolare esplicativa del Decreto Ministeriale n. 765 del 27 novembre 1997 che dispone:
1. Con il decreto che si trasmette con la presente, si intendono promuovere e sviluppare, nel quadro di un programma da realizzare in ambito nazionale, sperimentazioni rivolte a meglio utilizzare gli spazi di esercizio dell'autonomia attualmente offerti dall'ordinamento, in attesa della prossima emanazione dei regolamenti di cui all'art. 21 della legge 15 marzo 1997, n.59, contenente disposizioni riguardanti l'autonomia delle istituzioni scolastiche…
l'altro, le iniziative, recentemente assunte, di sperimentazione del biennio in alcuni istituti di istruzione secondaria e i progetti di aggiornamento dei dirigenti scolastici e del personale docente.
L’art. 1 del D.M. indicato, recita:
1. In attesa della piena adozione dei regolamenti di cui all'art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono autorizzate, nel quadro di un programma da realizzare in ambito nazionale, sperimentazioni volte a promuovere e sostenere i processi di autonomia delle istituzioni scolastiche.
2. Le sperimentazioni di cui al comma 1 attengono ai seguenti aspetti:
a.
adattamento del calendario scolastico;
b.
flessibilità dell'orario e diversa articolazione della durata della lezione nel rispetto del monte ore annuale complessivo previsto per ciascun curriculum e per ciascuna delle discipline ed attività comprese nei piani di studio, fermi restando la distribuzione dell'attività didattica in non meno di cinque giorni settimanali e il rispetto dei complessivi obblighi annuali di servizio dei docenti previsti dai contratti collettivi;
c.
articolazione flessibile del gruppo classe, delle classi o sezioni, anche nel rispetto del principio dell'integrazione scolastica degli alunni con handicap;
d.
organizzazione di iniziative di recupero e sostegno;
e.
attivazione di insegnamenti integrativi facoltativi;
f.
realizzazione di attività organizzate in collaborazione con altre scuole e con soggetti esterni per l'integrazione della scuola con il territorio;
g.
iniziative di orientamento scolastico e professionale.
Altresì nell’art. 2, tra le altre disposizioni troviamo:
4. Le delibere di adesione alla sperimentazione sono predisposte in modo da consentire l'individuazione del problema da affrontare, degli obiettivi da perseguire, degli strumenti, delle condizioni organizzative e delle responsabilità di attuazione, nonché delle metodologie prescelte, che possono essere differenziate in relazione alle proposte di singoli o di gruppi di insegnanti, anche in coerenza con il principio della libertà d'insegnamento. Esse prevedono le modalità di verifica, anche mediante autovalutazione, dei processi attivati e dei risultati e indicano l'eventuale preventivo di spesa, ove necessario. In aggiunta alla normale pubblicazione, è opportuno che le delibere siano comunicate alle famiglie degli alunni.
5. Le istituzioni scolastiche collocano le loro iniziative in una prospettiva di cooperazione con le altre unità scolastiche operanti sul territorio favorendo l'organizzazione di reti di scuole in senso orizzontale e verticale anche sulla base di accordi per la realizzazione di progetti comuni, di iniziative di formazione e di progetti per l'uso integrato delle risorse e dei servizi. E' comunque importante che sia assicurata la pubblicità e la circolarità delle esperienze.
7. Nel caso in cui comportino oneri aggiuntivi, le sperimentazioni sono attuate nei limiti delle disponibilità di bilancio delle singole istituzioni scolastiche. A tal fine sono consentite le conseguenti variazioni di bilancio che si rendano necessarie.
La sperimentazione dell’autonomia scolastica, nel suo evolversi, sfocia nel “REGOLAMENTO IN MATERIA DI AUTONOMIA DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE” che porta all’adozione dell’ancora attuale POF acronimo di Piano dell’Offerta Formativa che ogni scuola deve redigere all’inizio di ciascun anno scolastico per ufficializzare le attività, oltre quelle previste dal piano nazionale e che devono essere esplicitate, che intende proporre agli utenti, evidenziando la tipologia, la metodologia che sarà attuata e le risorse coinvolte.
Il regolamento citato dispone, tra l’altro:
Art.1 (Natura e scopi dell'autonomia delle istituzioni scolastiche)
1. Le istituzioni scolastiche sono espressioni di autonomia funzionale e provvedono alla definizione e alla realizzazione dell'offerta formativa, nel rispetto delle funzioni delegate alla Regioni e dei compiti e funzioni trasferiti agli enti locali, ai sensi degli articoli 138 e 139 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 . A tal fine interagiscono tra loro e con gli enti locali promuovendo il raccordo e la sintesi tra le esigenze e le potenzialità individuali e gli obiettivi nazionali del sistema di istruzione…
…CAPO II: AUTONOMIA DIDATTICA E ORGANIZZATIVA, DI RICERCA, SPERIMENTAZIONE E SVILUPPO
Art. 3 (Piano dell'offerta formativa)
1. Ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il Piano dell'offerta formativa. Il Piano è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia.
2. Il Piano dell'offerta formativa è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale a norma dell'articolo 8 e riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della programmazione territoriale dell'offerta formativa. Esso comprende e riconosce le diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi minoritari, e valorizza le corrispondenti professionalità…
…Art. 5 (Autonomia organizzativa)
1. Le istituzioni scolastiche adottano, anche per quanto riguarda l'impiego dei docenti, ogni modalità organizzativa che sia espressione di libertà progettuale e sia coerente con gli obiettivi generali e specifici di ciascun tipo e indirizzo di studio, curando la promozione e il sostegno dei processi innovativi e il miglioramento dell'offerta formativa…
…Art. 6 (Autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo)
1. Le istituzioni scolastiche, singolarmente o tra loro associate, esercitano l'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo tenendo conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali e curando tra l'altro:
a) la progettazione formativa e la ricerca valutativa;
b) la formazione e l'aggiornamento culturale e professionale del personale scolastico;
c) l'innovazione metodologica e disciplinare;
d) la ricerca didattica sulle diverse valenze delle tecnologie dell'informazione e dellacomunicazione e sulla loro integrazione nei processi formativi;
e) la documentazione educativa e la sua diffusione all'interno della scuola;
f) gli scambi di informazioni, esperienze e materiali didattici;
g) l'integrazione fra le diverse articolazioni del sistema scolastico e, d'intesa con i soggetti istituzionali competenti, fra i diversi sistemi formativi, ivi compresa la formazioneprofessionale.
…3. Ai fini di cui al presente articolo le istituzioni scolastiche sviluppano e potenziano lo scambio di documentazione e di informazioni attivando collegamenti reciproci, nonché con il Centro europeo dell'educazione, la Biblioteca di documentazione pedagogica e gli Istituti regionali di ricerca, sperimentazione e aggiornamento educativi; tali collegamenti possono estendersi a università e ad altri soggetti pubblici e privati che svolgono attività di ricerca.
…Art. 7 (Reti di scuole)
1. Le istituzioni scolastiche possono promuovere accordi di rete o aderire ad essi per il raggiungimento della proprie finalità istituzionali. Pagina 5
L’evoluzione scolastica per la prevenzione
2. L'accordo può avere a oggetto attività didattiche, di ricerca, sperimentazione e sviluppo, di formazione e aggiornamento; di amministrazione e contabilità, ferma restando l'autonomia dei singoli bilanci; di acquisto di beni e servizi, di organizzazione e di altre attività coerenti con le finalità istituzionali; se l'accordo prevede attività didattiche o di ricerca, sperimentazione e sviluppo, di formazione e aggiornamento, è approvato, oltre che dal consiglio di circolo o di istituto, anche dal collegio dei docenti delle singole scuole interessate per la parte di propria competenza…
…
8. Le scuole, sia singolarmente che collegate in rete, possono stipulare convenzioni con università statali o private, ovvero con istituzioni, enti, associazioni o agenzie operanti sul territorio che intendono dare il loro apporto alla realizzazione di specifici obiettivi.
9. Anche al di fuori dell'ipotesi prevista dal comma 1, le istituzioni scolastiche possono promuovere e partecipare ad accordi e convenzioni per il coordinamento di attività di comune interesse che coinvolgono, su progetti determinati, più scuole, enti, associazioni del volontariato e del privato sociale. Tali accordi e convenzioni sono depositati presso le segreterie delle scuole dove gli interessati possono prenderne visione ed estrarne copia.
10. Le istituzioni scolastiche possono costituire o aderire a consorzi pubblici e privati per assolvere compiti istituzionali coerenti col Piano dell'offerta formativa di cui all'articolo 3 e per l'acquisizione di servizi e beni che facilitino lo svolgimento dei compiti di carattere formativo…
…Art. 9 (Ampliamento dell'offerta formativa)
1. Le istituzioni scolastiche, singolarmente, collegate in rete o tra loro consorziate, realizzano ampliamenti dell'offerta formativa che tengano conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali. I predetti ampliamenti consistono in ogni iniziativa coerente con le proprie finalità, in favore dei propri alunni e, coordinandosi con eventuali iniziative promosse dagli enti locali, in favore della popolazione giovanile e degli adulti.
2. I curricoli determinati a norma dell'articolo 8 possono essere arricchiti con discipline e attività facoltative, che per la realizzazione di percorsi formativi integrati le istituzioni scolastiche programmano sulla base di accordi con le Regioni e gli Enti locali…
Proprio con l’entrata in vigore di quest’ultima normativa, inizia l’avventura della scuola intesa non più come luogo dove si propina formazione culturale, bensì un vero e proprio distretto culturale, con una sua connotazione ben precisa, che rappresenta un punto di riferimento sul territorio, proponendo, mediante il POF (questo strano acronimo che ancora non entra completamente nella conoscenza della famiglia), articolate modalità di iniziative che coinvolgono lo studente e, spesso, la sua famiglia, in attività che possono spaziare dalla realizzazione di un prodotto informativo come un opuscolo sulla problematica inerente la risorsa acqua, all’organizzazione di seminari ed incontri aperti alla popolazione, su temi come il bullismo nelle scuole e nella società o le difficoltà generazionali nei confronti dell’alimentazione e del problema droga o sulla prevenzione sanitaria.
Su quest’ultima attività, sarà proposto un escursus legato alla mia personale esperienza di docente della scuola superiore da oltre trenta anni.
L’avvento dell’autonomia scolastica, ha permesso alle scuole dove erano presenti risorse umane giovani, ricche di entusiasmo e volontà di differenziare l’attività di docenza, di proporre valide sperimentazioni che vanno dalla didattica che esce dagli schemi tradizionali adottando nuove ed innovative metodologie, alla realizzazione di progetti che prendendo spunto dalle caratteristiche territoriali, avvicinano l’utenza alla realtà locale; qualche esempio:
?
Realizzazione di statistiche sull’occupazione territoriale elaborata con l’impiego di alunni in qualità di intervistatori, con creazione di un data base sulle caratteristiche della richiesta e dell’offerta in termini di competenza e livello scolastico, progetti realizzati in collaborazione con enti quali Regione e Provincia;
?
Realizzazione di reti interscolastiche e con altri soggetti pubblici e privati (enti locali, consorzi, associazioni, ecc.) con il comune obiettivo di abbinare alla conoscenza scolastica, la competenza professionale di settore, in particolare per quanto riguarda il turismo, anche mediante la gestione sia realizzata in loco che in manifestazioni internazionali, di stand mirati alla promozione turistica del territorio;
?
Realizzazione di commissioni in grado di sviluppare e/o predisporre i lavori per divulgare o proporre iniziative culturali o di supporto ad iniziative di interesse per la comunità locale come per esempio l’apertura notturna della scuola anche solo come struttura, per la presentazione di osservazioni astronomiche (il 2009 è l’anno dell’astronomia).
Sono questi solo alcuni esempi di come l’autonomia scolastica consenta di offrire per ciascun istituto, un programma annuale di attività che vanno ben oltre la tradizionale didattica formativa,
In questo contesto si inserisce il discorso della prevenzione.
I giovani rappresentano un libro le cui pagine vanno scritte con il tempo, di queste pagine la scuola è responsabile per una buona parte, infatti uno dei successi di questo o quell’istituto (oggi rappresentati dalla percentuale di iscritti e di abbandono in itinere) non può prescindere dalla trattazione sistematica della prevenzione sanitaria.
Ogni Istituto si attiva per mettere in campo le proprie risorse, non va dimenticato che oggi il docente non è più soltanto il laureato con più o meno 110 che si mette a disposizione del discente per trasmettergli le proprie conoscenze, ma un soggetto consapevole che dal proprio aggiornamento, deriva il successo, in termini di preparazione della classe, sulla materia insegnata.
E’ necessario aprire una parentesi sull’aggiornamento, l’Autonomia, è questa è una grossa opportunità se sfruttata a dovere, prevede che l’aggiornamento non sia “calato dall’alto”, cioè proposto dal ministro o chi per lui, ma nasca dal fabbisogno e dalle necessità individuate da ciascuna realtà scolastica. Come dire che se il bacino di utenza di una scuola gravita in una zona dove è altissima la percentuale di extracomunitari analfabeti o non scolarizzati anche per quanto riguarda la lingua italiana, quell’Istituto potrà e dovrà attivarsi oltre che per proporre corsi di sostegno agli alunni iscritti, predisporre corsi di aggiornamento per i docenti coinvolti nell’attività rivolta a tali studenti, potrebbe, anche, predisporre attività integrative per i parenti degli alunni.
Sembra un bella favola, non lo è ma è realtà che purtroppo alcune volte diventa irrealizzabile perché si scontra con l’emergenza economica, tutte queste attività, definite aggiuntive, hanno bisogno di finanziamenti. L’autonomia scolastica prevede un budget a copertura proprio delle attività caratterizzanti la scuola, ma tale risorsa è limitata e quasi sempre si esaurisce nella realizzazione di una parte delle proposte messe in campo.
Nei limiti definiti da quanto detto, ciascuna scuola interviene nelle attività di prevenzione che meglio raggiungono e vanno incontro al fabbisogno dell’utenza, comprensiva di quella insistente sul territorio.
Si giunge, quindi ad un altro elemento introdotto dall’autonomia cioè quello che consente di usufruire, a seconda della capacità propositiva di ciascuna scuola, di risorse economiche esterne, come dire che se si presenta un progetto di indiscutibile validità, è possibile che soggetti esterni, indifferentemente dal fatto che siano pubblici o privati, contribuiscano finanziariamente alla realizzazione del progetto.
Accade così che Enti quali l’Università ics o il Consorzio ipsilon, intervengano nella realizzazione di iniziative considerate interessanti, mettendo gratuitamente a disposizione il proprio personale o addirittura sponsorizzando l’evento con una quota.
In quel caso parlare di prevenzione nei confronti dell’AIDS o dei vari tipi di tumori, diventa molto più incisivo.
Senza voler entrare nello specifico dell’argomento già ampiamente trattato dagli esperti, il carcinoma della cervice uterina sembra continuare a rappresentare un importante problema sanitario visto che a livello mondiale è il secondo tumore maligno della donna, ritengo non solo utile ma indispensabile, proporre alle scuole un programma continuo di prevenzione.
Secondo il mio punto di vista, la prevenzione potrebbe essere sviluppata in due settori: un semplice modulo didattico da inserire nel programma della materia “Scienze della terra”, materia insegnata in quasi tutti gli indirizzi superiori, agli alunni del biennio (età intorno ai 15 anni), anche in accordo con i docenti che potrebbero essere formati con un corso ad ampio raggio (per esempio provinciale). Secondo settore di intervento, rappresentato dall’attivazione, mediante strutture sanitarie come la Facoltà di Medicina dell’Università o consorzi e associazioni di settore, di seminari e/o corsi pomeridiani mirati.
Si raggiungerebbe così il duplice obiettivo di informare la popolazione studentesca, nella totalità degli elementi, durante l’attività didattica e sviluppare l’argomento solo con la componente femminile (quella interessata) in orario pomeridiano.
Prof. Mauro Trombetti