Il nostro organismo si difende dalle infezioni batteriche attraverso le cellule del sistema immunitario. Tutte le risposte contro i patogeni sono indotte e regolate da cellule conosciute col nome di cellule dendritiche. Poiché questi leucociti controllano tutti i principali processi di attivazione del sistema immunitario, la regolazione del loro ciclo vitale è di fondamentale importanza. Una morte precoce delle cellule dendritiche provoca, infatti, risposte insufficienti mentre una loro attivazione troppo prolungata porta a gravi scompensi nell'attività del sistema immunitario stesso. Sinora si ignorava il ruolo che un'importante molecola studiata da oltre vent'anni, la proteina CD14, avesse in questo delicato meccanismo.
Lo studio, realizzato interamente presso l'Università di Milano-Bicocca, al quale hanno partecipato il dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze e il Dipartimento di Fisica dell'Università di Milano-Bicocca, e finanziato dalla Comunità Europea con il progetto ENCITE, da AIRC e dallo stesso Ateneo con l'acquisto di importanti attrezzature per l' "imaging" cellulare, ha definito una nuova funzione per la molecola CD14, scoprendo come essa regoli il ciclo vitale delle cellule dendritiche. Della molecola CD14, prodotta naturalmente da ogni organismo, non si era, infatti, mai capita sino ad oggi la reale funzione. In sostanza, questa molecola regolando la sopravvivenza delle cellule dendritiche che attivano la risposta contro le infezioni, determina quanto lunga e quindi quanto efficace sarà la risposta immunitaria naturale dell'organismo. Il cuore della scoperta risiede nell'individuazione del compito regolatore della molecola CD14, la quale regolando la lunghezza della vita delle cellule dendritiche, impedisce che avvengano reazioni esagerate ed aberranti del sistema immunitario stesso contro il nostro organismo.
Dalla ricerca, di prossima pubblicazione sulla rivista Nature (Zanoni, Ostuni, Capuano, Collini, Caccia, Ronchi, Rocchetti, Mingozzi, Foti, Chirico, Costa, Zaza, Ricciardi-Castagnoli e Granucci), sono attesi benefici anche nella produzione di vaccini antitumorali. Questo tipo di vaccini non è risultato sempre pienamente efficace. E' possibile pertanto pensare di migliorare l'efficacia dei vaccini già esistenti o di futura generazione interferendo con l'attivazione della proteina CD14. Così facendo sarà possibile aumentare la sopravvivenza delle cellule dendritiche le quali, a loro volta, saranno potenzialmente in grado di attivare più efficacemente le risposte anti-tumorali del sistema immunitario.
«La nostra ricerca ci ha permesso di comprendere come alcune cellule del nostro organismo, tramite la proteina CD14, rispondano alle infezioni batteriche e diano inizio a tutta la risposta immunitaria - afferma Francesca Granucci, docente di patologia generale e coordinatrice della ricerca - Tale studio offre, quindi, nuove importanti possibilità di intervento per migliorare la risposta immunitaria stessa e per produrre vaccini, sia profilattici che terapeutici, più efficaci».
Inoltre, dato il coinvolgimento della molecola in molte malattie, comprese la sepsi e lo scompenso cardiaco, questo studio apre nuove strade per lo sviluppo di trattamenti innovativi che interferiscano specificamente con il funzionamento di questa molecola.
La scoperta dei ricercatori e il futuro dei vaccini
Grazie alla scoperta dei ricercatori dell'università di Milano-Bicocca, potrebbero essere identificati degli adiuvanti per generare dei vaccini più efficaci. Ogni vaccino contiene una componente adiuvante, sostanza che ha il ruolo di aiutare lo sviluppo di una risposta immune precoce, intensa e di lunga durata.
La scoperta che la morte delle cellule dendritiche è indotta attraverso la proteina CD14 permetterà in futuro di individuare sostanze in grado di interferire con questa funzione della molecola CD14 stessa. L'inibizione di tale funzione porterà ad un'aumentata sopravvivenza delle cellule dendritiche le quali saranno così in grado di sostenere più a lungo e con maggiore efficacia le risposte del sistema immunitario. L'aggiunta di tali sostanze a vaccini già esistenti o la creazione di nuovi vaccini che sfruttino la presenza di queste sostanze permetterà di avere un forte miglioramento dell'efficacia del vaccino stesso.