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Risparmio energetico e fonti rinnovabili: ripristinare gli incentivi

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Oggi in piazza cittadini, associazioni e aziende per chiedere al governo di salvare le detrazioni del 55%

Simone, a Padova, ha investito 140mila euro per ristrutturare la propria casa con obiettivi bioclimatici. Daniela, a Genzano, per lo stesso intervento ne ha spesi 43mila, più 7mila in infissi certificati energeticamente. Luigi, a Castiglione Torinese, con 30mila euro ha realizzato un cappotto termico intorno alla casa per ridurre le dispersioni e i consumi per il riscaldamento. Paolo, a Mestre, ha installato un sistema di riscaldamento a pavimento, finestre con doppi vetri e rifatto l’impianto elettrico e termico per una spesa di 80mila euro.

Hanno scelto il risparmio energetico perché sapevano di poter contare sugli incentivi introdotti a questo scopo dalla legge finanziaria del 2007, ma ora rischiano di non vedere il rimborso promesso dallo Stato.

Come loro, tanti altri, in tutta Italia, temono di veder sfumare la possibilità di rientrare delle spese, perché l’articolo 29 del decreto legge 185/2008 limita la possibilità di usufruire dello sconto per gli interventi di riqualificazione energetica, rende più complicato e discrezionale l’iter per accedere agli sgravi. E in molti hanno risposto oggi all’appello di Legambiente e di Assolterm, invadendo piazza Montecitorio sotto una pioggia battente. Un’alleanza inedita di cittadini, associazioni e rappresentati di aziende, insieme a un gruppo di pinguini, simbolo dell’urgenza della lotta al mutamento climatico, ha chiesto a gran voce di fermare il provvedimento che taglia gli incentivi del 55%  per le fonti rinnovabili e il risparmio energetico. Che rappresentano per le famiglie una possibilità concreta di risparmio, per le imprese una prospettiva di innovazione e di lavoro, per l’Italia un opportunità di ridurre importazioni di combustibili fossili e emissioni.

“Togliere la retroattività per il 2008, come ha proposto Tremonti, non è sufficiente - dichiara Edoardo Zanchini, responsabile Energia di Legambiente -. Chi si è indebitato convinto di poter contare sugli incentivi e non ha ancora finito l’intervento, rischia di non poter contare sulle detrazioni per il 2009. Ed è sbagliato fissare una cifra massima complessiva per le detrazioni, superata la quale le domande sono escluse - continua Zanchini - perché porterà a fermare tutti gli investimenti nel risparmio energetico. Nessuna impresa, nessuna famiglia sceglierà le tecnologie migliori e gli interventi più costosi, che permettono realmente di ridurre i consumi. Il provvedimento spingerebbe le aziende delle rinnovabili verso l’estero e il settore edilizio a tornare al nero”.

Un contro senso vero e proprio, in un periodo di crisi qual è quello attuale. Negli ultimi due anni, infatti, gli incentivi sono stati utilizzati da 250mila cittadini, mettendo in moto un giro di affari di oltre 3miliardi di euro e consentendo l’emersione del nero e l’attivazione di una nuova economia. Per le famiglie che hanno realizzato alcuni degli interventi consentiti dagli incentivi - cambio degli infissi, caldaie a condensazione, pannelli solari termici, riscaldamento a pavimento, cappotto termico delle pareti e del tetto - il risparmio in bolletta è stato rilevante: fino a 1000 euro l’anno. Chi ha coibentato casa, ha dimezzato il costo del riscaldamento, chi ha installato una caldaia a condensazione taglia la bolletta di circa il 30%, chi ha installato un pannello solare termico può ridurre la bolletta energetica del 20-40%.

Oltre al risparmio dei privati, gli incentivi sono anche un importante volano per una nuova economia che genera lavoro e produce ricchezza. Nel 2008 il provvedimento ha mosso interventi pari a 1,8 miliardi di euro, generando immediatamente Iva, Ires e Irap. Non rappresenta, quindi, come dice Tremonti, solo un minor introito fiscale per lo Stato.

“Il rimborso degli interventi è inoltre spalmato su 3 anni - aggiunge Zanchini -, termine che si può estendere anche a 5, purché si ripristini la versione originale del provvedimento garantendo la certezza delle detrazioni, che è l’unica possibilità di non bloccare gli investimenti. Nel frattempo, bisogna puntare a elevare gli standard degli interventi edilizi anche attraverso la certificazione energetica in edilizia e l’integrazione delle fonti rinnovabili e ridurre gli spazi del sommerso, affinché questi interventi diventino in breve tempo la pratica normale e si possa allora fare a meno degli incentivi”.

Se le detrazioni verranno ridotte non ci sarà più certezza per chi realizza gli investimenti. E per una esperienza virtuosa come quella dei Gruppi di acquisto solare forse non vi sarà più futuro: quarantadue famiglie stanno installando impianti solari termici e fotovoltaici in Comuni del Veneto orientale (Ceggia, Portogruaro, Torre di Mosto, San Stino di Livenza e Marcon) grazie al lavoro dello sportello energia di Legambiente che, oltre a informare i cittadini, ha organizzato una gara di acquisto collettiva che ha ridotto il costo degli interventi del 15%. I vantaggi di questo modello di gruppo d’acquisto sono straordinari: si riduce la spesa dell’intervento, si installano impianti certificati e garantiti, le famiglie tagliano la bolletta energetica e si risparmiano 82 tonnellate l’anno di emissioni di CO2.

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