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équipe internazionale pubblica i risultati di una ricerca sull’inquinamento del Fiume Azzurro

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Il 2 Novembre scorso sono stati presentati a Berna i risultati di una ricerca internazionale sulla qualità dell'acqua del fiume Yangtze, il più lungo corso d'acqua della Cina e il terzo nel mondo. Per la prima volta nel 2006 un'équipe internazionale di ricercatori cinesi e svizzeri ha ottenuto l'autorizzazione dal governo di Pechino per analizzare l'acqua del Fiume Azzurro e controllare il livello di inquinamento. Da allora sono stati raccolti centinaia di campioni di sedimenti lungo 1.500 Km.

Secondo i ricercatori, i livelli di inquinamento del fiume Yangtze non sono superiori a quelli di altri grandi fiumi. La concentrazione di metalli pesanti, ad esempio, è da due a otto volte più bassa di quella del Reno 30 anni fa, quando il fiume europeo raggiunse il picco massimo d'inquinamento.
Mentre, però, in Europa i livelli di contaminazione sono diminuiti sensibilmente negli ultimi decenni, in Cina si assiste ad un progressivo aumento degli agenti inquinanti. Negli ultimi venti anni, ad esempio, la concentrazione di nitrogeno è raddoppiata, soprattutto in corrispondenza delle aree agricole, dove viene fatto massiccio uso di fertilizzanti chimici. Gli scienziati hanno analizzato 236 tipi di sostanze chimiche organiche, ma solo alcune raggiungono livelli elevati. Questi risultati, avvertono i ricercatori, non devono trarre in inganno. La quantità di sostanze inquinanti nelle acque dello Yangtze sembra più bassa in confronto ad altri grandi fiumi perché è "diluita": lo Yangtze, infatti, ha una portata d'acqua molto elevata, con una media annuale alla foce di 39.000 metri cubi al secondo, contro i 1.050 metri cubi del Reno all'altezza di Basilea. Gli effetti dell'inquinamento, invece, si fanno sentire soprattutto nell'estuario e lungo la costa, dove ogni giorno si riversano 1.50 tonnellate di nitrogeno, una sostanza che provoca la crescita incontrollata di alcune specie di alghe, oltre a ingenti quantità di metalli tossici come l'arsenico e altri composti organici che portano ad uno squilibrio della catena alimentare.
Lo studio conferma l'estinzione del delfino Baiji, considerato da tutti il simbolo stesso del fiume Azzurro. Non ci sono, però, prove scientifiche che colleghino la scomparsa di questo mammifero con la presenza di inquinanti chimici. Oltre al delfino Banji, stanno scomparendo anche molte altre specie endemiche come lo storione e la focena senza pinne. L'inquinamento idrico  probabilmente è una delle cause della progressiva perdita di biodiversità del fiume, ma non certamente l'unica. Tra gli altri fattori bisogna considerare la distruzione degli habitat, la massiccia canalizzazione, la costruzione di dighe che chiudono i tributari, dove di solito si concentrano molte specie di pesci, il prosciugamento di laghi e paludi per trasformarli in terreni agricoli, metodi di pesca che distruggono la biodiversità, il traffico di navi lungo il corso del fiume.
Lo Yangtze rappresenta la più lunga e popolosa arteria della Cina, dove si concentra la maggior parte delle attività industriali e agricole del paese. L'aumento costante di nitrogeno, metalli e composti organici minaccia l'ecosistema di questo grande fiume, con effetti gravi anche sulle falde acquifere e sulle riserve d'acqua.


Link consigliati
Eawag, “First-ever precise data on Yangtze water quality”
http://www.eawag.ch/media/20071102/index_EN
Veronica Rocco, “La diga delle Tre Gole”, Scienzeonline  20 luglio 2007
http://www.scienzeonline.com/index.php?option=com_content&task=view&id=37&Itemid=40

 

Veronica Rocco

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