Da Napoli, capitale della contraffazione made in Italy, arriva un metodo innovativo per smascherare i marchi “taroccati”
I ricercatori dell’Istituto per i materiali compositi e biomedici (Imcb) del Cnr di Napoli hanno ideato un materiale innovativo a prova di contraffazione [1] .
Il materiale, di dimensioni microscopiche, unisce le caratteristiche dei metalli nanoscopici con quelli dei polimeri. Esposto a radiazione ultravioletta di una certa frequenza, emette una combinazione di colori che è quasi impossibile riprodurre.
Semplicemente variando la composizione delle nanoparticelle – fa sapere Gianfranco Carotenuto, uno degli ideatori della matrice salva-marchio – è possibile modificare la tonalità cromatica della luce. Il metallo, ad esempio una lega di oro e argento, diventa il tratto distintivo di un marchio e viene inserito nell’etichetta proprio come il codice di una cassaforte, ma invisibile ad occhio nudo.
Questa tecnologia consente di proteggere sia il consumatore che le aziende produttrici, la quali rischiano di perdere la propria identità di “brand” di fronte all’attività illegale dei falsari.
La fluorescenza, sottolineano i ricercatori di Napoli, è già ampiamente utilizzata per tutelare l’autenticità dei marchi e, come tale, è già stata presa di mira dai falsari, i quali spesso sono in grado di indovinare la combinazione di colori ”vincente”.
Per garantire un maggior grado di sicurezza, i ricercatori dell’Imcb hanno ideato un metodo esclusivo che sfrutta la composizione di colori del marchio e il tipo di lampada usata per produrre un certo tipo di emissione cromatica. E’ possibile, infatti, modificare sia la combinazione delle particelle metalliche che formano la matrice, sia la tonalità di colore emessa. Inoltre, l’emissione dipende dall’incidenza e dalla lunghezza d’onda con cui il materiale viene irradiato.
Il metodo è particolarmente interessante anche per la varietà di applicazioni: dalle celle fotovoltaiche, alle quali può essere applicato per migliorarne l’efficienza, alla realizzazione di LED e display a colori. Un altro possibile utilizzo è la coltivazione di piante in serra: questa tecnologia, infatti, è in grado di bloccare i raggi ultravioletti, che rallentano il metabolismo delle piante, e di trasformarli in luce rossa che invece ne favorisce la crescita.
Note:
[1] “Nanotecnologie a prova di contraffazioni”, comunicato stampa del CNR del 10/07/2008
http://www.cnr.it/cnr/news/CnrNews?IDn=1837
Veronica Rocco