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Promuovere un fisco più “verde”

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Gli strumenti di mercato sono uno dei mezzi più efficaci per tutelare l'ambiente. E’ quanto sostiene il Parlamento chiedendo di internalizzare i costi ambientali nei prodotti e servizi, senza però danneggiare i meno abbienti. Occorre innalzare le tasse nel settore dei trasporti e differenziarle in funzione delle emissioni di CO2, rivedere l’Eurobollo, detassare il lavoro, consentire crediti fiscali o la riduzione dell'IVA per i prodotti ecologici e adottare norme per tassare i rifiuti. Va anche rivisto il sistema di scambio di emissioni. L'Aula ha non ha accolto l'idea di chiedere alla Commissione di presentare una proposta legislativa relativa ad una tassa comunitaria minima in materia di CO2.
Approvando con 479 voti favorevoli, 53 contrari e 5 astensioni la relazione di Anne FERREIRA (PSE, FR), il Parlamento sottolinea anzitutto che è necessaria «un'azione energica» volta a limitare gli effetti del cambiamento climatico e, in tale ambito, gli strumenti di mercato (MBI) utilizzati ai fini della politica ambientale sono uno dei mezzi «più efficaci» per raggiungere gli obiettivi ambientali ad un costo ragionevole, oltre ad essere importanti ai fini dell'applicazione del principio «chi inquina paga».

Per il Parlamento, il principio “chi inquina paga” è uno dei pilastri della politica ambientale UE, poiché consente di includere nel prezzo di un prodotto il costo dell'eliminazione dell'inquinamento e l'indennizzo dei danni causati col processo produttivo. Ma «la prevenzione è meno costosa di qualsiasi ripristino e indennizzo». D'altronde, l'internalizzazione totale dei costi ambientali «è un requisito indispensabile» per creare una concorrenza equa fra le varie imprese, aumentare gli incentivi economici alla produzione e al consumo più puliti e stimolare l'innovazione di tecnologie meno inquinanti. L'incapacità a procedere in tal senso, invece, «equivale a sovvenzionare attività dannose per l'ambiente». Gli strumenti di mercato, pertanto, sono un metodo «adeguato ed efficace per internalizzare gli effetti esterni» e dovrebbero «venire utilizzati con maggiore frequenza, senza tuttavia sostituirsi agli strumenti regolamentari, ma piuttosto integrandoli».  

Il Parlamento sollecita quindi la Commissione a mettere a punto una «chiara strategia» sull'uso degli strumenti di mercato «per determinare il prezzo dei danni ambientali e correggere le carenze di mercato riscontrate». Una strategia che includa la fiscalità, la revisione del sistema comunitario di scambio delle emissioni e la politica in materia di scambi commerciali e tecnologica. Gli strumenti di mercato, rammenta il Parlamento, comprendono ad esempio, i permessi negoziabili ideati per ridurre l'inquinamento, le imposte ambientali che incidono sui prezzi influenzando il comportamento di produttori e consumatori, le tasse destinate a coprire i costi dei servizi ambientali e le sovvenzioni intese a sostenere lo sviluppo di tecnologie più pulite.

Il Parlamento, tuttavia, ritiene che le conseguenze sociali dell'attuazione degli MBI «devono essere compensate da specifiche misure», quali prezzi soglia, riduzione dei tassi e sovvenzioni per le famiglie a basso reddito. Sostiene inoltre la necessità di adottare misure volte a penalizzare i consumi eccessivi. Con 300 voti contrari e 213 favorevoli, l'Aula ha però soppresso il paragrafo che chiedeva di reinvestire le entrate degli MBI in programmi a sostegno di obiettivi ambientali e volti a mitigare gli impatti sociali e sulla concorrenza.

Fiscalità ambientale dissuasiva e incitativa

Le tasse legate all'ambiente, secondo i deputati, dovrebbero essere considerate soprattutto come «uno strumento per prevenire l'inquinamento pregiudizievole e il degrado ambientale» e, così, accrescere il benessere della società a «costi ragionevoli». Tali tasse consentono inoltre di raggiungere gli obiettivi ambientali. D’altra parte, il Parlamento osserva che in materia di fiscalità ambientale, esistono forti disparità tra i diversi paesi dell'UE (che oscillano tra il 2 e 5% del PIL). Nel sottolineare che gli Stati membri dovrebbero decidere da soli cosa sia opportuno per i propri sistemi fiscali, li invita tuttavia a progredire in materia di fiscalità ambientale a livello europeo «per impedire qualsiasi dumping fiscale».

Per realizzare gli obiettivi ambientali è peraltro necessario «disporre di strumenti tanto incitativi quanto dissuasivi». L'imposizione di tasse su fattori negativi come l'inquinamento, secondo i deputati, dovrebbe quindi «essere compensata attraverso una riduzione di quelle sui fattori positivi come il lavoro» o da una diminuzione delle sovvenzioni alle energie fossili che danneggiano l’ambiente. Appoggiano pertanto la riduzione della fiscalità sul lavoro al livello nazionale, sottolineando però che essa «non è connessa alla sola riforma della fiscalità ambientale». L'Aula ha tuttavia respinto - 196 voti favorevoli, 333 contrari e 4 astensioni - l'invito rivolto alla Commissione a presentare entro la fine del 2008 una proposta legislativa relativa ad una tassa comunitaria minima in materia di CO2.

I deputati sostengono inoltre le proposte volte a consentire agli Stati membri di ridurre le aliquote IVA o di offrire crediti fiscali per prodotti ad efficienza energetica e materiali a risparmio energetico. Ma l'introduzione di un'aliquota IVA ridotta sui prodotti ecologici, a loro parere, deve essere «rigorosamente inquadrata» affinché ne possano realmente beneficiare i consumatori e deve essere accompagnata da dispositivi complementari come l'Ecolabel per creare un sistema di facile comparazione dei prodotti.

Il Parlamento ritiene che, con la riforma delle sovvenzioni dannose per l'ambiente, è necessaria un'azione «tempestiva e determinata» nel settore dei trasporti, in particolare quelli stradali. Nell'ambito della revisione della legislazione sulla tassazione dei prodotti energetici, il livello minimo di tasse nel settore dei trasporti per uso industriale o commerciale dovrebbe essere innalzato e occorre procedere alla differenziazione della tassazione sulla base del livello di emissione di CO2. E’ inoltre necessario rendere obbligatoria in tutti gli Stati membri la direttiva sull'Eurobollo per i mezzi di trasporto pesanti ed estenderla all'intera rete stradale. La direttiva dovrebbe inoltre essere modificata «per consentire l'internalizzazione dei costi esterni grazie alla tariffazione delle infrastrutture, in particolare del trasporto stradale».

Nel deplorare che la normativa comunitaria non abbia affrontato il problema del volume dei rifiuti nell'UE, il Parlamento invita la Commissione e gli Stati membri a riflettere su un quadro legislativo in materia di tassazione dei rifiuti al fine di prevenire e ridurre a medio termine la loro produzione.
 
D’altra parte, si compiace del fatto che, in aggiunta alla tassazione e ai sistemi di scambio delle emissioni, stiano emergendo anche altri strumenti finanziari tra cui la crescente disponibilità di investimenti verdi/etici, ad esempio le obbligazioni verdi, «che assicurano una maggiore consapevolezza e offrono una scelta di mercato agli investitori».  

Rivedere il sistema comunitario di scambio delle emissioni

Secondo i deputati esiste «l'urgente necessità» di rivedere il sistema di scambio di quote di emissione (ETS) dell'UE per colmare in modo efficace le lacune riscontrate nel periodo di prova. D’altra parte, ritengono che attualmente l'ETS abbia un campo di applicazione «troppo ristretto» rispetto alle molteplici fonti di gas a effetto serra (GHG) e dei settori implicati. Esortano quindi la Commissione a rafforzare il sistema fissando una soglia sempre più rigorosa ed estendendola ai maggiori emittenti.

Con la Strategia UE per lo sviluppo sostenibile, inoltre, l'ETS dell'UE deve concentrarsi soprattutto sulla messa all'asta delle licenze di emissione e su un tetto massimo di emissioni coerente con l'obiettivo UE di riduzione del 30% previsto per il 2020, includendo limiti quantitativi e criteri qualitativi per l'uso degli stanziamenti ai progetti del meccanismo per lo sviluppo pulito/attuazione comune. La tassazione dell'energia, peraltro, «dovrebbe rimanere uno strumento secondario e complementare ai fini della riduzione delle emissioni», da usare esclusivamente laddove il sistema comunitario di scambio delle quote non può incidere direttamente o indirettamente.

Il Parlamento sostiene infine il processo legislativo volto ad includere il settore dell'aviazione nel sistema ETS e chiede con insistenza alla Commissione di presentare, prima del 2009, un progetto legislativo per la riduzione dei GHG nel settore dei trasporti marittimi. Ricorda poi che i settori dei trasporti e dell'edilizia «rappresentano gran parte della domanda di energia e dell'emissione di CO2, non coperte dall'ETS dell'UE».

Link utili

Libro verde della Commissione - Strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale

Flash News

Le ONG ambientaliste a favore della messa al bando delle lampadine tradizionali ad incandescenza segnalano il rischio di alti costi ambientali per le alternative proposte

“Mettere al bando le lampadine tradizionali non è sufficiente per risolvere i problemi dell’efficienza energetica nell’illuminazione”. Lo ricordano Legambiente e le associazioni ambientaliste EEB, ECOS, INFORSE Europe e Zero Mercury Group (ENGOs) in occasione del voto dell’8 dicembre a Bruxelles per la messa al bando delle lampadine tradizionali ad incandescenza, come parte della Direttiva Ecodesign dei Prodotti che Consumano Energia (EuP).

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