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"The end of the line" promosso in Italia dal WWF il film sulla crisi della biodiversità dei mari

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Dopo essere stato presentato al Sundance Film Festival lo scorso gennaio, arriva per la prima voltain Italia “The End of the Line”, che tradotto vuol dire “il capolinea”, ma per un intelligente gioco diparole, anche “la fine della lenza”. Il film sarà proiettato il 17 e 18 ottobre, presso Villa Medicinell’ambito del Focus dedicato all’Ambiente all’interno del Festival Internazionale del Film diRoma.

 

The End of the line è un film indipendente, prodotto con il supporto tecnico, e in parte finanziario,del WWF, che lancia l’allarme sulla crisi degli oceani dovuta alla pesca eccessiva. Oltre ad essereun’opera cinematografica il film ha l’intento di informare il grande pubblico sugli aspetti piùsconosciuti del consumo insostenibile delle risorse naturali. Il WWF ha voluto promuoverequest’opera nel mondo, e nei prossimi giorni anche all’interno di una delle più prestigiose rassegnecinematografiche, poiché la forza delle immagini e delle storie raccontate sono in grado diindirizzare le scelte dei cittadini/consumatori verso scelte più consapevoli delle risorse del mare.Infatti, in occasione delle due serate romane di proiezione, il WWF organizzerà dei punti informativiper il pubblico distribuendo speciali guide “Sai che pesci pigliare” utili ad un consumo sostenibile

dei prodotti della pesca.

 The End of the Line - già selezionato per partecipare al World Cinema Documentary competition,recentemente mostrato al Parlamento Europeo – indica i network di aree marine protetteefficacemente gestite, la gestione ecosistemica della pesca, e il consumo di pesce sostenibile come lesoluzioni al problema dell’eccessivo sfruttamento degli oceani da parte della pesca. Il film è trattodal libro The End of the Line, di Charles Clover, Environment Editor del quotidiano inglese The

Daily Telegraph. Il regista Rupert Murray.

 “Il lancio di The End of the Line ci da l’opportunità di far conoscere il problema della pescaeccessiva, dell’overfishing, al vasto pubblico. Oltre a raccontare cosa sta realmente accadendo inmare, ci permette di promuovere soluzioni. Non fare nulla è, a questo punto, un vero danno”.”afferma Marco Costantini, responsabile Programma Mare del WWF Italia - “Dato che nessunoconosce lo stato di sfruttamento dei nostri mari, ci auguriamo che questo film faccia breccia in Italia

e spinga sempre più verso un consumo sostenibile del pesce”.

 Il WWF ha fornito o suggerito esperti nella fase di realizzazione e ha anche indicato aree del mondoin cui lo sfruttamento della pesca ha raggiunto livelli intollerabili per l’uomo e per la natura, come adesempio, la ‘nuova frontiera’ del Senegal dove opera anche il WWF Italia con un progettofocalizzato su aree marine protette e pesca, oppure in Giappone, principale responsabile del collassocommerciale del tonno rosso, per mostrare il mercato sconsiderato legato al commercio di questa

specie nel Mediterraneo.

 “La pesca eccessiva è tra le minacce principali per gli oceani, e il film mostra più e più esempi disfruttamento totalmente indiscriminato delle risorse ittiche, dal caso del tonno rosso, al collasso delmerluzzo atlantico, fino alle catture accessorie di specie eduli, ma che vengono gettate in massa inmare perché con scarso valore commerciale, la tragedia del bycatch.”aggiunge Costantini “ma nonsolo: nel film si scoprono quelle relazioni causa/effetto tra il più globale problema dei cambiamenticlimatici, che caratterizza fra l’altro il tema del Focus del Festival di quest’anno, e lo sfruttamentodelle risorse ittiche. Sappiamo, infatti, che l’impatto di tali cambiamenti avrà un maggiore effettosulle risorse marine in una condizione di squilibrio e sovrasfruttamento degli oceani”.Il film racconta poi quanto sia importante operare in maniera congiunta nel settore della pesca e delconsumo dei prodotti ittici. A livello globale, il settore della pesca mostra casi eclatanti di volontà disoluzione dei problemi e di responsabilizzazione. Il consumo sostenibile di pesce è il primo grandepasso da fare per promuovere una sostenibilità nell’uso delle risorse ittiche non solo nei marilimitrofi al consumatore, ma anche per operare secondo un approccio globale, dato che globale è

ormai la circolazione, il mercato, del pesce.

 

WWF

Flash News

 

Una rilettura ideale della cultura artistica di Roma in circa 180 opere lungo il Novecento fra Modernità e Tradizione
Galleria d’Arte Moderna
Via Francesco Crispi 24 – Roma
29 marzo 2018 – 28 ottobre 2018


Un tributo alla Capitale d’Italia attraverso gli artisti che l’hanno vissuta e gli stili con cui si sono espressi: ROMA CITTÀ MODERNA. Da Nathan al Sessantotto è una rassegna unica che ripercorre le correnti artistiche protagoniste del ‘900 con in primo piano la città di Roma, da sempre polo d’attrazione di culture e linguaggi diversi. La mostra, a cura di Claudio Crescentini, Federica Pirani, Gloria Raimondi e Daniela Vasta, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

Organizzazione Zètema Progetto Cultura. Presentate oltre 180 opere, tra dipinti, sculture, grafica e fotografia, di cui alcune mai esposte prima e/o non esposte da lungo tempo, provenienti dalle collezioni d’arte contemporanea capitoline, in una rilettura ideale della cultura artistica di Roma, una città ipercentrica, seppur multiculturale, nella quale, nei decenni, si sono andate sedimentando diversità e univocità non sempre o non solo in conflitto fra di loro. Proprio come nella specificità cronologica individuata che, lungo il Novecento, si svolge fra Modernità e Tradizione, da Ernesto Nathan, Sindaco di Roma (1907-1913) di dichiarata ispirazione mazziniana negli anni di complessa gestione della capitale, fino al decennio dei grandi movimenti di massa e della rivoluzione artistica e culturale ormai universalmente identificata col nome dell'anno in cui si manifestò in maniera più preponderante: il Sessantotto.

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