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Vertice internazionale per dare nuovo stimolo al Trattato sulle Risorse Fitogenetiche

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Un innovativo fondo per la condivisione dei benefici faciliterà la tutela e l’utilizzo delle specie vegetali a rischio. Rappresentanti di alto livello di oltre 60 paesi, tra cui 22 ministri di gabinetto, si sono incontrati a Roma allo scopo di dare nuovo stimolo e rinvigorire il sostegno al Trattato Internazionale sulle Risorse Fitogenetiche ed al suo Fondo per la Distribuzione dei Benefici, ritenuto cruciale per la tutela e l'utilizzo a fini agricoli ed alimentari delle risorse fitogenetiche mondiali attualmente a rischio.

L'incontro è stato aperto dal suo organizzatore, il Ministro Italiano per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Giancarlo Galan, che ha sollecitato i governi ad usare il Trattato "per superare l'antico e deletereo conflitto tra agricolutra tradizionale e modernità".
Il Ministro ha spiegato che il Trattato facilita l'accesso al materiale genetico delle specie vegetali, sottolineando come, da quando l'accordo è entrato in vigore nel 2004, vi siano stati oltre 800 prelievi giornalieri di semi ed altro materiale fitogenetico da un campione di oltre 1.3 milioni di campioni.  

Il governo Italiano, insieme a Spagna, Norvegia e Australia, è uno dei maggiori finanziatori del Fondo per la Condivisione dei Benefici (BSF l'acronimo inglese), istituito dal Trattato per aiutare i contadini poveri nei paesi in via di sviluppo a preservare e adattare al cambiamento climatico le colture alimentari principali.

L'adattamento al cambiamento climatico

"Questo vertice di alto livello ha reso ancor più evidente come il Trattato sia in grado di affrontare contemporaneamente diverse sfide, tra cui la perdita di biodiversità, le crisi alimentari globali, l'adattamento al cambiamento climatico, la lotta alla povertà e lo sviluppo agricolo", ha detto Shakeel Bhatti, Segretario del Trattato Internazionale.

Il Fondo, operativo a partire dal 2008/2009, è stato accettato dalla Convenzione-Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico come uno strumento internazionale chiave per l'adattamento al cambiamento climatico, mentre il Trattato è stato risconosciuto dalla conferenza cha ha adottato il recente e innovativo Protocollo di Nagoya come uno dei quattro pilastri del nuovo regime internazionale per l'accesso e la condivisione dei benefici delle risorse fito-genetiche.

Attualmente, il Fondo (denominato "Leading the Field") sta finanziando 11 progetti ad alto impatto per i piccoli agricoltori in quattro regioni del mondo. Per esempio in Perù,  sei comunità indigene hanno risposto al cambiamento climatico re-introducendo le vecchie varietà di patate originarie del luogo, ed adattandole ai terreni di montagna a maggiori altitudini. Nei prossimi tre mesi altri 10 milioni di dollari verranno utilizzati per promuovere la sicurezza alimentare fornendo ai contadini supporto nell'adattamento al cambiamento climatico.

La Tavola Rotonda ha anche ribadito la necessità di impegnarsi nell'obiettivo di raccogliere stanziamenti per 116 milioni di dollari entro il 2014.

Affrontare la perdita di biodiversità agricola

Il Trattato è il primo meccanismo internazionale pienamente operativo per l'accesso e la condivisione dei benefici di ogni componente della diversità biologica vegetale e la sua ratifica da parte di 126 paesi oltre all'Unione Europea rappresenta il più rapido processo di adesione mai avutosi nella storia dei trattati e degli accordi negoziati sotto l'egida della FAO.

Il Trattato sulle Risorse Fito-genetiche è e stato concepito per facilitare la cooperazione internazionale e l'equo scambio di risorse genetiche.

La FAO stima che il 75% della bio-diversità agricola è andato perso tra il 1900 e il 2000. Un recente studio ha previsto che circa il 22% delle varietà selvatiche di importanti colture alimentari quali arachidi, patate e fagioli, potrebbe sparire netro il 2055 a causa del cambiamento climatico.

Dal lato positivo, la consapevolezza del problema è andata crescendo molto rapidamente. Attualmente esistono circa 1750 banche genetiche in tutto il mondo, che insieme raccolgono oltre sette milioni di campioni.

Flash News

La Rete di ricerca ecologica a lungo termine (Lter), coordinata per l’Italia dal Consiglio nazionale delle ricerche, ha raccolto e analizzato numerose serie di dati sul lungo periodo relativamente a ecosistemi montani e acquatici: aumentano le temperature di suoli e acque e, con esse, la copertura vegetale e la presenza di specie termofile. I risultati dell’indagine aiutano a comprendere i cambiamenti climatici in atto e il peso dell'impatto antropico

 

Negli ultimi due decenni la copertura vegetale nelle aree montane è aumentata e, con essa, la durata della stagione vegetativa e la presenza di specie ‘termofile’, cioè legate a climi più miti. Sono alcuni dei dati che emergono dalle ricerche di Lter Italia, la Rete di ricerca ecologica a lungo termine che svolge indagini multidisciplinari in materia ambientale su scale temporali pluridecennali. Presente in tutto il mondo, la Rete in Italia conta 25 siti e 80 stazioni di ricerca distribuite su tutto il territorio nazionale, ed è coordinata dal Consiglio nazionale delle ricerche attraverso il Dipartimento di scienze del sistema Terra e tecnologie per l’ambiente (Dta-Cnr).

La rivista internazionale Science of the Total Environment ha dedicato un volume speciale alle ricerche delle Reti Lter: due gli studi a firma italiana, nei quali sono coinvolti, in particolare, gli Istituti Cnr per lo studio degli ecosistemi (Ise), per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (Isafom) e di scienze marine (Ismar).

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