Si sono chiuse pacificamente le operazione di voto per il Referendum sull'indipendenza del Sud Sudan dal Nord del paese, raggiunto il quorum del 60% per la validita' della consultazione.
‘Nonostante il clima di gioia e di festa che ha segnato il voto nella capitale Juba e in buona parte del paese, rimangono ancora molti nodi da sciogliere per il futuro del Sud Sudan e per garantire la sicurezza della popolazione’ afferma Ludovico Gammarelli, Coordinatore INTERSOS in Sud Sudan, ‘in questi giorni si sono registrati scontri e violenze nella regione petrolifera di confine di Abyei, contesa tra Nord e Sud, con oltre 30 vittime. Nella regione di Yambio, nello Stato dell'Equatoria occidentale, dove ci occupiamo di due campi profughi e sfollati e' in corso un escalation di attacchi e imboscate verso i civili da parte della milizia ribelle LRA, l’Esercito di Liberazione del Signore di Joseph Kony’.La grande partecipazione al voto democratico dei cittadini del Sud, con la maggioranza delle forze politiche schierate per la secessione dal Nord, sta creando grandi aspettative per la nascita del nuovo Stato. L’esito del voto avra' un forte impatto sul gia' precario equilibrio politico ed etnico del paese, martoriato dalla piu' lunga guerra civile del Continente Africano.‘Una delle questioni umanitarie piu' urgenti da affrontare e' quella della doppia cittadinanza dei sudanesi del sud’ continua l’operatore umanitario di INTERSOS. Infatti, i cittadini del Sud sfollati al Nord durante la lunga guerra civile, si troveranno senza cittadinanza e rischieranno di perdere i diritti finora che gli erano riconosciuti, come l’assistenza sanitaria e scolastica, proprio per questo da mesi e' iniziato un flusso massiccio di ritorno’. INTERSOS, sta assistendo dal 2006 i rifugiati che dopo oltre vent'anni di guerra civile rientrano nel loro paese per il voto. Si prevede, secondo stime ONU, che all'inizio di febbraio circa 250 mila sfollati interni dal Nord saranno rientrati verso i villaggi di origine del Sud Sudan, favoriti anche da azioni di rimpatrio organizzate dallo stesso governo del Sud. ‘Ogni giorno ci sono nuovi arrivi, a Bor nel Jonglei State e a Yambio nell’Equatoria Occidentale stiamo lavorando per avviare subito l’integrazione con le comunità locali, e soprattutto per far si' che siano assicurati i diritti fondamentali di chi torna a casa: dalla proprieta' della terra, all'accesso alle risorse, all'educazione per l’infanzia’ spiega Gammarelli. Un progetto di protezione e assistenza ai piu' deboli, le donne sole e i bambini, sta monitorando la popolazione in rientro nel Sud Sudan per individuare i casi piu' urgenti che necessitano di aiuto. ‘Ci sono casi di donne che hanno subito violenze sessuali che richiedono supporto psicologico e sociale post trauma, bambini che devono essere seguiti nell’impatto con la nuova realta', e bisogna creare delle attivita'di base per dare lavoro al gran numero di persone tornate senza nulla’ racconta Ludovico. In quanto leader della taskforce umanitaria “Education in Emergency” nel Jonglei State, INTERSOS coordinera' l’impegno nel settore dell’educazione. Tra i bisogni piu' urgenti ci sono i materiali scolastici per insegnanti e per bambini, e la messa in opera di classi temporanee. Dal punto di vista didattico, l’attenzione sara'sull’insegnamento rapido dell’inglese, in modo da permettere ai bambini che fino ad ora seguivano il programma arabo in vigore a Khartoum, di riuscire facilmente il prossimo anno a frequentare il programma in inglese, in vigore in Sud Sudan. Finora il pericolo di nuove e estese violenze sembra limitato, resta la speranza che il percorso avviato verso l’indipendenza rafforzi la pace.