Scritto da CNR
Creato Venerdì, 08 Aprile 2011 10:20
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Livelli record di perdita di ozono stratosferico del 50% nell'Artico nei mesi di febbraio e marzo 2011 sono stati evidenziati dai dati ricavati dal gruppo di Remote Sensing della Stratosfera dell'ISAC-CNR in collaborazione con il Dipartimento di Chimica Fisica e Industriale dell'Università di Bologna nel corso delle analisi di routine effettuate con un algoritmo innovativo delle misure dello strumento MIPAS sul satellite ENVISAT dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Livelli record di perdita di ozono stratosferico del 50% nell'Artico sono stati registrati dallo strumento MIPAS sul satellite ENVISAT dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) nei mesi di febbraio e marzo 2011, con regioni di minimo di ozono estese fino all'Europa del Nord. I dati, ricavati dal gruppo di Remote Sensing della Stratosfera (RSS) dell'ISAC-CNR guidato dalla Dott.ssa Bianca.M. Dinelli in collaborazione con il gruppo del Prof. Massimo Carlotti del Dipartimento di Chimica Fisica e Industriale (DCFI) dell'Università di Bologna nel corso delle analisi di routine effettuate con un algoritmo innovativo che permette di risolvere i gradienti orizzontali in atmosfera, mostrano per marzo 2011 un calo del 50% della concentrazione di ozono tra i 18 e 30 km rispetto agli anni precedenti. Insieme alla perdita di ozono, MIPAS ha misurato temperature inferiori a -78° nella bassa stratosfera (20 gradi inferiori alle temperature medie), rilevato la formazione di nubi polari stratosferiche e variazioni di specie chimiche associate a processi noti per il loro impatto sull'ozono. I risultati sono confermati dai dati ricavati dallo stesso strumento usando il sistema di analisi dell'ESA il cui prototipo e' stato sviluppato dal gruppo di ricerca sull'atmosfera di IFAC-CNR in collaborazione con DCFI dell'università di Bologna e dai dati misurati da altri satelliti e stazioni a terra.Le condizioni osservate sono caratteristiche della formazione del cosiddetto buco dell'ozono che dai primi anni '80 avviene ogni settembre in Antartide. Nell'inverno australe, venti circumpolari causano la formazione e isolamento di un vortice polare con temperature che scendono fino a -90°. Queste basse temperature causano la formazione di nubi stratosferiche polari sulla cui superficie avvengono reazioni chimiche che sfruttano il cloro proveniente dai CFC ancora presenti in stratosfera, riducendo l'ozono al ritorno della radiazione UV solare al termine della notte polare. L'ozono si riforma nei mesi successivi, ma masse d'aria polari con basso contenuto di ozono vengono trasportate verso le medie latitudini. Il vortice polare Artico è tipicamente alterato da forti perturbazioni dovute alla presenza dei continenti sottostanti, mantenendo le temperature più alte e una bassa riduzione dell'ozono. A differenza degli anni precedenti, i primi mesi del 2011 hanno visto un vortice boreale estremamente isolato, con temperature medie giornaliere a 20 km al di sotto dei -78° tra il 6 febbraio e il 16 marzo 2011 e che sono risalite verso la media soltanto nei primi giorni di aprile. La persistenza di queste basse temperature ha portato alla formazione delle nubi stratosferiche polari e condizioni molto vicine alla formazione di un buco nell'ozono osservato in Antartide.L'osservazione di questa perdita record di ozono insieme a una parziale riduzione nel 2005 (e un precedente nel 1997) conferma la possibilità che il raffreddamento della stratosfera legato al riscaldamento del clima possa portare a inverni boreali rigidi e isolati con conseguenti perdite consistenti di ozono, una complessa interazione clima-ozono stratosferico che attualmente rende più incerti i tempi predetti per la chiusura del buco nell'ozono antartico. Insieme agli strumenti SCIAMACHY e GOMOS, MIPAS continuerà a misurare l'atmosfera terrestre dal satellite ENVISAT fino al 2014. Queste osservazioni saranno determinanti per monitorare nei prossimi anni la possibile formazione di un buco nell'ozono Artico e le conseguenze sullo strato di ozono a medie latitudini e sulla sua capacità di proteggere gli organismi viventi terrestri dai raggi ultravioletti.I gruppi RSS del CNR-ISAC e DCFI dell'Università di Bologna fanno parte del Quality Working Group di ESA, consorzio internazionale che gestisce la parte scientifica e controlla la qualità dei dati dello strumento MIPAS/ENVISAT.