Scritto da WWF
Creato Lunedì, 11 Aprile 2011 23:57
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Le isole Tremiti? Solo l’inizio di una caccia al tesoro ai danni della biodiversità marina Le recenti autorizzazioni per le trivellazioni petrolifere al largo delle Isole Tremiti ricordano ancorauna volta il rischio ambientale che corre il Mediterraneo.E' dello scorso febbraio infatti l'allarme lanciato dal WWF circa le scoperte di giacimenti colossali digas e altri idrocarburi sui fondali profondi del Mediterraneo, al largo di Israele e al largo del delta delNilo, che hanno aperto una caccia al tesoro che rischia di danneggiare inevitabilmente ambienti uniciper la biodiversità marina, protetti in base a convenzioni internazionali."Si è dimostrata per l'ennesima volta l'incapacità di raccogliere gli insegnamenti che derivano daidisastri, come quello recente della BP nel Golfo del Messico, per arrivare a fare scelte compatibilicon l'ambiente. L'indisponibilità del Governo ad accogliere la lezione dai precedenti ecodisastri èancora più grave nel caso delle Tremiti se si considera che le trivellazioni verranno condotte aiconfini virtuali della riserva marina, quindi con un forte impatto ambientale”, ha dichiarato Antoniode Feo, presidente di WWF Puglia.Il WWF ricorda come diversi accordi obbligano i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo a passareattraverso il sistema VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) prima di esplorare e trivellare allaricerca di gas e petrolio in acque “offshore”: il più recente protocollo è quello per la protezione delMar Mediterraneo dall'inquinamento derivante dall'esplorazione e dallo sfruttamento dellapiattaforma continentale, del fondo marino e del suo sottosuolo, entrato in vigore nel dicembre 2010.Questo stabilisce che qualsiasi potenziale attività di sfruttamento di acque profonde, tra cui anche leprospezioni, debbano essere soggette ad autorizzazione sulla base di un’approfondita VIA."I fondali marini nel Mediterraneo brulicano di vita, specie uniche, endemiche del nostro mare. Nonpossiamo permettere che prospezioni ‘alla cieca’ provochino danni irreversibili alla biodiversitàdelle acque profonde", dichiara Marco Costantini, responsabile del Programma Mare del WWFItalia. "Questi ecosistemi marini esistono solo nel nostro mare, sono fragili e vulnerabili ad ogniinterferenza con le attività umane, si sono evoluti in una condizione stabile dove la scarsadisponibilità energetica ha condotto alla nascita di ecosistemi particolarmente rari”.