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Nuova tecnica laser per monitorare Vulcano

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L’Isola di Vulcano che conta circa 10.000 turisti d’estate è da tempo diventata oggetto di approfonditi e dettagliati studi da parte di scienziati di tutto il Mondo. Vulcano è la più meridionale dell’arcipelago eoliano. La pericolosità di questo vulcano attivo deriva principalmente dal carattere prevalentemente esplosivo e l’attività più recente è stata localizzata principalmente nel cono della “Fossa di Vulcano”, che è la struttura vulcanica più recente con i prodotti che sono più giovani di 6000 anni. L’ultima eruzione risale al 1898.
Da alcuni giorni un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) si sta cimentando in una campagna al fine di raccogliere dati attraverso un’indagine altamente precisa e dettagliata, a scansione laser, che consente di misurare diversi milioni di punti distribuiti su porzioni limitate della superficie terrestre. In questa maniera si possono creare modelli molto precisi di una determinata zona e di conseguenza confrontare i modelli e i dati acquisiti in diverse epoche, monitorando le possibili variazioni nel tempo.
La nuova tecnica a Laser a Scansione Terrestre (TLS) usata dagli studiosi è un salto di qualità, in quanto permette di rilevare una superficie e convertire direttamente il rilievo in coordinate.
Questa  tecnica laser operata da terra che vantaggi ha rispetto alla classica tecnica di telerilevamento dall’alto della superficie? Perché in altri termini non ci possiamo accontentare più del rilievo aereo?
Risponde il fisico Arianna Pesci:
“Il rilievo terrestre permette di osservare e rilevare le superfici con un angolo di incidenza ottimale e quindi permette di ottenere un buon risultato anche in presenza di grandi pendenze difficilmente misurabili da una vista aerea. Inoltre le distanze ravvicinate permettono di raggiungere precisioni centimetriche ”.
Che cosa si ottiene dalla comparazione tra il modello TSL e il modello aerofotogrammetrico?
“La comparazione, continua  la Dott.ssa Pesci, permette sia di osservare le variazioni occorse tra le epoche delle misure (per es. valutare la perdita di masse nelle zone più ripide con accumulo sottostante) e consente,  mediante integrazione di ottenere modelli digitali a scala variabile. Inoltre è un metodo più economico e veloce per intervenire in tempi rapidi anche in caso di allarme”.
In questi giorni avete posizionato diversi punti di osservazione TLS attorno alla corona del cratere e da ogni punto di stazione avete eseguito più scansioni ruotando lo strumento sul suo asse per acquisire l’intera area di interesse. Ma cosa si ottiene con questo metodo?
Il fisico Giuseppe Casula risponde:
“ Allineando tutte le scansioni con gli algoritmi specifici, si ottiene un modello 3D dell’area osservata, da confrontare con i modelli ottenuti precedentemente, al fine di valutare effetti deformativi del suolo, oppure fenomeni di dissesto e erosione tipiche dei crateri vulcanici”:
Nella scorsa campagna effettuata nel 2009 avete identificato nella zona della Forgia Vecchia,  un’ area in leggero abbassamento, identificando così un possibile precursore di eventuali frane. Questa tecnica si può anche applicare ai rischi non solo vulcanici?
“Sicuramente, osserva Casula, si può applicare allo studio di fenomeni franosi in generale, alla modellazione 3D in ambito ambientale e certamente nelle aree urbane e architettoniche. Di recente abbiamo pubblicato un rapporto tecnico che spiega le prestazioni di una versione migliorata di laser scanner per il rilievo su distanza fino almeno a 3 km con le stesse precisioni, dimostrando la possibilità di monitorare interi versanti abitati in cui il pericolo di dissesto è presente. I risultati in ambiente architettonico hanno anche in questo caso permesso di fare valutazioni interessanti sullo stato di salute di edifici storici”.

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Dal 16 novembre 2019 al 16 febbraio 2020 le tabernae della via Biberatica ospitano una suggestiva selezione di lavori in terracotta del grande scultore abruzzese

È dedicata a Giancarlo Sciannella, scultore in terracotta e fra le massime espressioni della scultura contemporanea italiana, in particolare legata alla materia di terra, la mostra GIANCARLO SCIANNELLA. Scultore di Archetipi, ospitata ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali dal 16 novembre 2019 al 16 febbraio 2020. L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il patrocinio del Comune della Città di Castelli e con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, è a cura di Simone Battiato.

L’ingresso è gratuito per i possessori della MIC. La mostra, articolata lungo la via Biberatica, documenta la produzione dell’artista dal 1980 al 2013 attraverso 12 opere scelte per aver più significativamente espresso il rapporto tra la scultura e lo spazio. Il progetto espositivo e le modalità di allestimento sono stati pensati proprio in funzione degli ambienti in cui le opere sono collocate e con i quali esse si misurano, creando un percorso di forte suggestione. Come scrive il curatore Battiato: “È un dialogo interrogativo interiore, intimo e personale, quello intrapreso da Sciannella con la materia primaria e arcaica, che il fuoco concretizza, investendola e trasformandola in scrittura, attraverso un racconto che conserva sacralmente gli echi della tradizione ceramica paesana” di Castelli d’Abruzzo, luogo d’origine dell’artista, famoso per le sue ceramiche. Sciannella rinnova questa tradizione attraverso il costante confronto con le varie tendenze dell’arte contemporanea rivolte alla materia terra, rappresentate in Italia da Martini, Fontana, Melotti e Leoncillo, e, in tempi più recenti, da Valentini, Spagnulo e Mainolfi.

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