TxtStyles: la “trama” dell’identità nella moda tradizionale africana
"L’invisibile tessitore che compone le trame delle nostre vite ha decisamente tanti fili al suo telaio”
Kossi Komla-Ebri, La sposa degli dei. Nell’Africa degli antichi riti
Lo Smithsonian Institute di Boston mette in mostra settanta abiti tradizionali provenienti dall'Africa. La mostra, inaugurata a giugno al National Museum of African Art, resterà aperta al pubblico fino all'8 dicembre.
In "TxtStyles/Fashioning Identity", le parole e i segni della moda diventano fili per cucire la trama di un’identità storica, sociale, culturale e sessuale. Sin dal titolo, il testo (“text”) e gli stili (“styles”) si intrecciano per formare il tessuto (“textile”) di un Continente complesso e variegato. Eternamente sconosciuto.
Gli abiti che indossiamo parlano di noi, del nostro modo di essere nel mondo, del nostro desiderio di inviare messaggi a chi ci circonda. A volte i loro significati non sono così immediati, ma, come accade per gli abiti esposti a Boston, si perdono e “si rapprendono” nella materia e nell’ordito delle stoffe. Vestiti fabbricati con i materiali più vari, cuoio, ossa, conchiglie, corde, metallo, fibre vegetali, raccontano i cicli della vita, i riti di passaggio, il matrimonio, l’identità culturale e i legami spirituali con la propria terra e la propria comunità.
Come sottolinea una delle curatrici della mostra, Christine Mullen Kreamer, la scelta espositiva è stata dettata non tanto dal desiderio di mostrare il fasto o il valore di antichi abiti tribali, quanto dal desiderio di “svelare” la capacità dei tessuti e degli abiti di raccontare storie individuali e collettive al tempo stesso, partecipando alla vita di un’intera comunità.
E' il caso, per esempio, di una stoffa color indaco, nel cui ordito si nascondono lettere apparentemente incomprensibili. Christine Mullen, dopo un’attenta osservazione, si è accorta che quelle lettere, cucite da mani esperte, non sono affatto casuali, ma compongono il testo di un antico proverbio Yoruba di una tribù nigeriana, che tradotto significa "Dio respingerà le astuzie dei tuoi nemici e li farà cadere vittime dei loro stessi inganni".
Anche le tuniche militari esposte allo Smithsonian acquistano un significato più profondo se analizzate da vicino. Le divise furono confezionate per i soldati dell'esercito Mahdi del Sudan, che alla fine dell'800 lanciò una guerra santa per purificare l'islam in Egitto. Utilizzando stoffe saccheggiate agli allora "protettori" dell'Egitto, i britannici, e rattoppandole con vecchie pezze, i sudanesi vollero esaltare la povertà santa e mandare così un preciso messaggio all'avversario.
Un'esposizione di abiti può rischiare di apparire statica al pubblico, ma, come osserva la curatrice, questo non è possibile nel caso degli abiti africani, che sono per loro natura "cinetici", tridimensionali, continuamente mutevoli. Per esaltare questi caratteri, si è scelto di proiettare su grandi schermi dei filmati che mostrano gli abiti nel loro uso quotidiano.
TxtStyles, dunque, non è semplicemente un'esposizione di abiti etnici, ma la rappresentazione dei significati che si nascondono dietro (e dentro) il linguaggio della moda.
Per approfondimenti:
http://africa.si.edu/exhibits/styles/introduction.html
Veronica Rocco