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Maltempo: WWF, subito una sessione parlamentare su caos climatico

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Il WWF chiede al Parlamento una sessione urgente e straordinaria sulle azioni messe in campo sull’adattamento ai cambiamenti climatici e sulla decarbonizzazione: è ormai evidente che il rapporto tra territorio, cambiamenti climatici ed economia senza carbonio non può non essere centrale nell’agenda delle istituzioni. Nubifragi, frane, smottamenti; e prima siccità in Italia, ma anche in molte altre parti del globo; uragani più intensi e sempre più numerosi nel Pacifico e nell’Atlantico; temperature record anno dopo anno: il clima sta cambiando, noi no. Ma come se non bastasse sembra che si sia rimosso il senso del pericolo a cui l’inazione rispetto alle evoluzioni dei cambiamenti climatici espone le nostre città.
La tragedia di Livorno che ci costringe a piangere altri morti è un caso paradigmatico: tutti sapevano che c’era un torrente “tombato” e che le case erano state costruite nella sua zona di espansione. Eppure si è andati avanti “sperando” che non succedesse nulla. Di situazioni simili, in Italia, ce ne sono a migliaia, aggravate dal mostro dell’abusivismo. A Soverato, esattamente 17 anni fa (il 10 settembre) la situazione era per certi versi analoga (camping sul letto di un fiume), per scavare nella memoria.

L’emergenza climatica ci impone di agire subito, superando i rimpalli tra istituzioni locali, quelle regionali e quelle nazionali: è indispensabile un cambiamento di mentalità e una gigantesca opera di risanamento, riparazione, messa in sicurezza, riprogettazione. Occorre adeguare tutti gli insediamenti e le attività umane alla nuova realtà, soprattutto occorre una gigantesca opera di prevenzione, con un radicale cambio di mentalità e assumendo l’importanza della funzionalità dei sistemi naturali e una accorta ed equa gestione delle risorse naturali (a cominciare dall’acqua) per garantirci la sicurezza e la vitalità del territorio e la disponibilità (equa) delle risorse.
Attualmente sono in corso due importanti consultazioni: una sul piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico, l’altra sulla Strategia Energetica Nazionale. La redazione finale dei due documenti deve diventare una occasione di cambio di passo e di coinvolgimento in uno sforzo comune per decarbonizzare l’energia (e l’economia) e per essere resilienti al clima che sta già cambiando, più velocemente di quanto avessero previsto gli scienziati e sicuramente molto, ma molto più velocemente di noi.

Impreparati ai cambiamenti climatici. L’Italia continua ad essere impreparata a qualsiasi allerta maltempo. Nonostante le piogge torrenziali e le “bombe d’acqua” fossero largamente previste dopo l’eccezionale siccità estiva, anche quest’anno abbiamo iniziato a pagare il tragico tributo di vittime. Purtroppo le cause sono sempre le stesse e sono state denunciate già tantissime volte.
Impreparazione. Al di là delle polemiche politica, i responsabili istituzionali tutti devono cambiare mentalità rispetto allerta meteo: mentre gli esperti possono dirci che ci sono le condizioni per fenomeni intensi e/o estremi, non possono dirci se e dove effettivamente l’evento si manifesterà. È quindi necessario non prendere sotto gamba gli allarmi, perché il cambiamento climatico moltiplica il pericolo. Ancor più necessario è prepararsi non solo a gestire l’emergenza, ma a evitarla.
Canalizzazione dei corsi d’acqua e consumo del suolo. Per quanto le precipitazioni che si sono abbattute nel livornese siano state eccezionali (circa 250 mm), le responsabilità umane riguardano la gestione del territorio e dei fiumi, oltre che i cambiamenti climatici: il rio Ardenza è un canalone che nell’ultimo tratto corre al mare tra due stretti argini attraversando il centro abitato e con case, capannoni e manufatti di ogni tipo a ridosso del fiume. Le foto della protezione civile mettono impietosamente in evidenza questo disastro urbanistico. Consumiamo suolo al ritmo di 35 ettari al giorno e tra 2012 e il 2015 * in Toscana, entro la fascia di 150 metri dagli alvei fluviali, ne è stato consumato un ulteriore 7,2%; proprio in quelle aree a maggior rischio idrogeologico. Si è irresponsabilmente continuato a costruire in aree pericolose, così In Italia la percentuale di suolo consumato all’interno delle aree a pericolosità idraulica elevata è del 7,3%, mentre è del 10,5 % nelle aree a pericolosità media, lasciando così oltre 7,7 milioni di italiani a rischio. (ISPRA, 2016).
Direttive europee inapplicate e scoordinamento tra le istituzioni. Scontiamo, tra l’altro, il notevole ritardo nell’applicazione delle importanti direttive europee “Acque” (2000/60/CE) e“Alluvioni” (2007/60/CE), la notevole confusione istituzionale con troppi soggetti nazionali e non che si occupano a più livelli di difesa del suolo senza una chiara regia a livello di bacino idrografico come, peraltro, previsto dalle normative europee. Inoltre, mancano i soldi per prevenzione e pianificazione: ne spendiamo tanti solo a fronte di emergenze che, come quella di questi giorni, sono sempre più frequenti. Per far fronte al dissesto idrogeologico è stato stimato un fabbisogno di 44 miliardi di euro, molti ma nemmeno poi così tanti se confrontati ai circa 175 di miliardi di euro spesi negli ultimi 50 anni soprattutto in emergenze, con una media di 3,5 miliardi di spesa all’anno.
Purtroppo non abbiamo più molto tempo per ulteriori improvvisazioni, dobbiamo far tesoro delle esperienze positive, che ora esistono anche nel nostro Paese, e moltiplicarle; è indispensabile raccogliere la sfida della Conferenza sul Clima (Parigi, 2015) e promuovere un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (oggi alla consultazione del pubblico), che fornisca anche focus per i diversi bacini/distretti idrografici, tenendo conto dei fenomeni di dissesto idrogologico e dell’individuazione delle aree a rischio, e attuare un vasto programma di riqualificazione ambientale per il recupero dei servizi ecosistemici, attraverso la rimozione di opere di difesa obsolete, il ripristino di aree di esondazione naturale, il recupero della capacità di ritenzione del territorio, garantendo cura e manutenzione costanti del territorio. fondamentali per una corretta azione di prevenzione ambientale.

Flash News

Il Festival internazionale del cioccolato a Perugia dal 13 al 22 ottobre
La 24esima edizione è pronta per iniziare, gli eventi in programma

Eurochocolate 2017 accorda i suoi strumenti per proporre ai golosi Tutta un’altra musica. Il Festival internazionale del cioccolato, a Perugia dal 13 al 22 ottobre, è pronta ad abbracciar le sette note per i dieci giorni più golosi dell’anno.

Patrocinata da Regione dell’UmbriaProvincia di PerugiaComune di PerugiaCamera di Commercio di Perugia,  anche nell’edizione 2017 del Festival internazionale del Cioccolato, si conferma il principale appuntamento internazionale per la promozione del cioccolato di qualità. Tutta un’altra musica è il claim scelto per la 24esima edizione dell’evento che ha il volto di Artemisia, la giovanissima testimonial della kermesse. Tanti appuntamenti saranno dedicati alla musica durante i dieci giorni più golosi dell’anno a partire dall’inedita istallazione in Piazza IV Novembre del Maxi Choco Piano, un maestoso pianoforte di 4 metri, ricoperto di oltre 1500 tavolette al cioccolato fondente e al cioccolato bianco firmate Nestlé Perugina. E perché non provare a cimentarsi con le sette note? Magari divertendosi a suonare il Big Piano, una tastiera così grande da dover utilizzare i piedi. Per chi condividerà sui social selfie davanti al Choco Piano o filmati delle sue esibizioni live, usando l’hashtag #eurochocolate, subito un goloso omaggio. E alla musica è dedicata la nuova linea di prodotti di Costruttori di Dolcezze by Eurochocolate che quest’anno propone il gadget ufficiale ChocoMusic, una fragrante tavoletta di cioccolato e un paio di cuffiette audio con un divertente packaging vintage, per un dolce sentire.

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