“Quando creo un capo ho sempre di fronte a me l’immagine di una donna moderna, impegnata, che ha il suo posto nel mondo ma che non rinuncia mai alla sua femminilità” – parola di Patrizia Fiandrini.
Moderna, impegnata, femminile. Quanto costa l’emancipazione? E quanto mantenere salda una tradizione? E se questo si appoggia a un pilastro come il Made in Italy – una volta voleva dire qualcosa! - l’equazione dà come risultato un astro nascente dell’Alta Moda con trent’anni di rodaggio e gestazione.
In effetti la stilista umbra ha confezionato, nel suo lungo corso professionale, façon per grandi marchi come Gucci, Prada, Ferragamo, Galliano, Armani, Zegna e molti altri ancora, approdando al suo proprio brand con quel piglio sicuro, sorretto da un’esperienza così longeva.
Forme, tessuti, colori, tutti impastati per affreschi dai chiaroscuri vincenti che trasformano una passione in un lavoro e in una professione d’altissima artigianalità.
Patrizia, la sartoria l’ha respirata subito in casa, da sua nonna. È dei primi anni ottanta, infatti, un piccolo laboratorio di confezioni in pelle 100% Made in Italy avviato con sua sorella.
Nel marzo scorso, invece, fa il suo ingresso nel mondo golfistico con un’esclusiva, quanto ricercata, campagna redazionale sul prestigioso trimestrale Golf People Golf magazine, grazie al quale s’incrementa il suo allure molto ricercato.
Tre mesi dopo ancora, grazie all’iter sapiente che il selettivo Studio Del Vecchio le cura in esclusiva e sponsorizza, la stilista debutta con la sua prima sfilata: un défilé per solleticare e sedurre i palati più raffinati del difficile gusto salottiero italiano in generale, e della capitale in particolare, sfoderando l’asso nella manica dell’originalità.
Ricercata come la sua mente creativa - con la messa al bando di una passerella ufficiale, dove gli abiti si susseguono troppo freneticamente - la stilista ha scelto per l’occasione una location raccolta, in cui l’attenzione ha potuto concentrarsi sul dettaglio, di fronte a un parterre di ospiti altamente selezionato.
Giocando a rimpallo con stile ed eleganza, tra profili, segmenti, sfumature e tessuti preziosi aperti verso quei colori, quelle immagini e quei profumi antichissimi che solo la musica sa rievocare, l’evento si è arricchito di un’overture musicale messa in opera dai maestri Carlo Gizzi (chitarra classica) e Andrea Ceccomori (flauto traverso), abilissimi nel riprodurre suoni tanto carezzevoli per gli animi artisticamente più sensibili.
Giacche avvitate dal carattere grintoso, in suede o nappe morbidissime come seta, semi-trasparenze romantiche, pizzi e pailletés color cipria per abiti-sirena che confondono ad arte il vestito col corpo, carezzandolo nella luce del lusso, per il sogno di una silhouette moderna e suadente, preparata proprio da quelle note tanto evocatrici.
Sono molti i testimonial del brand, come Gabriella Carlucci che indossa solo Fiandrini negli impegni ufficiali.
Con la stilista si apre un capitolo a debita distanza dal business di marchi stantii, che confondono sempre più la domanda con la proposta-guru, con cui dovrebbero sapersi imporre invece, all’insegna di una personalità spiccata e di cui i fashion victims risultano sempre più orfani, oltretutto.
Coniugare passione, alta sartoria, dettagli preziosi, rifiniture d’altri tempi, idee che seguono diversi step prima di prendere forma concreta, partendo proprio dall’irrinunciabile bozzetto, è frutto di un impegno esclusivo e di un lavoro instancabile. È qualcosa di profondamente emozionante ed è prerogativa esclusiva soltanto di menti creative particolarmente raffinate ma soprattutto rappresenta una sanatoria verso quel segmento lacunoso, perché è in grado di fare la differenza in termini di riconoscibilità.
La cura del cliente, inoltre, il più delle volte incontrato e ospitato direttamente in maison, e le selezionatissime uscite del brand, solo in favore di pochi ambienti salottieri, contribuiscono in modo considerevole alla sua personalità, all’originalità e all’identità di un suo preciso life style.
Sinora lontana dai fashion week internazionali, nell’ottobre scorso, Fiandrini è approdata da protagonista, a Catania, in occasione della finalissima mondiale “The look of the year”, sposando il gusto antico di Trinacria che la sofisticata location siciliana offre naturalmente.
Le sue linee di Haute Couture e Daily rispondono con sapienza al gusto e alle esigenze di ogni ora. E senza dover tornare indietro di oltre mezzo secolo alla Lauren Bacall del film di Vincent Minnelli La donna del destino - in cui l’attrice, nei panni di una strapagata costumista del teatro newyorkese, era solita cambiarsi d’abito ben nove volte al giorno - si può certamente credere che le creazioni di Fiandrini siano perfettamente easy per il giorno e sofisticate al punto giusto per la sera; né tralasciano l’identità italica, grazie anche al richiamo ellenico molto chic, suggerito dal nome di una sua collezione particolarmente iconica, come Helena.