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“I cancelli del cielo” di Michael Cimino. Premio Persol – Venezia 2012

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Premiato a Venezia con trentatré anni di ritardo, il film passato alla storia come il grande flop, Heaven’s gate, di Michael Cimino, è un ritratto ricco e appassionato, lucido e coinvolgente del “sogno americano”. Nella sezione Classici Restaurati, al Lido è stata proiettata la versione di 219 minuti, a cui ha assistito lo stesso cineasta, insignito del Premio Persol, per l’occasione.

“E’ un tardivo ma doveroso risarcimento alla grandezza di un cineasta visionario, una delle voci più intense e originali del cinema americano degli ultimi quarant’anni, progressivamente ridotto al silenzio dopo l’insuccesso commerciale di un capolavoro, al quale contribuirono gli stessi produttori con tagli insensati” – sono state le parole pronunciate dal Prof Barbera, direttore della Mostra, in occasione della consegna del premio.

 

Harvard, 1870. Due amici della classe dirigente, James e Billy, concludono gli studi universitari e la loro giovinezza per prepararsi alla vita adulta. Vent’anni dopo, ci spostiamo nella contea di Johnson,Wyoming. James Averill-Kris Kristofferson,abbandonati i privilegi della sua classe sociale, è uno sceriffo che sostiene i diritti degli immigrati slavi e lotta al loro fianco. Billy Irvine- John Hurt, invece, è un avvocato che aiuta gli allevatori in lotta con gli immigrati. Lo scontro tra I due amici-nemici raggiunge l’apice quando gli allevatori assoldano dei sicari per uccidere 125 immigrati inseriti in una lista nera da loro compilata. A questo scontro, si unisce la rivalità sentimentale tra James e Nat- Christopher Walken – uno dei killer assoldati dai potenti allevatori di bestiame appoggiati dal governo, la cui coscienza sarà ridestata dall’amore per una donna. I due, infatti, si contendono la prostituta Ella- Isabelle Huppert, a sua volta divisa nel profondo, non sapendo scegliere tra emozione e avventura o sicurezza e stabilità.

Mentre Il Cacciatore partiva da un dramma storico e corale, Heaven’s gate fa un percorso inverso. Il primo parte dalla guerra in Vietnam per stringe sui destini privati. Scava nel dramma storico, per coglierne gli effetti, ricaduti sulla patologica alterazione psichica da esso provocata nelle singole persone. Heaven’s gate, di contro, parte dall’individuo, giovane, pieno di speranze e ambizioni incarnate nel mito del successo e dell’espansione americana, per allargarsi alla lotta di classe, alla conquista delle terre, ai conflitti razziali.

Con un cast di livello – oltre ai citati, anche Jeff Bridges e un affascinate Micky Rourke alla sua prima apparizione – il regista usa molti primi piani, utilizza sguardo e corpo come se stesse girando un muto, per meglio entrare nella complicata psicologia dei personaggi del film e per un risultato emotivo più coinvolgente. Con la citazione di un classico come L’assalto al treno di Porter e il suo primo sparo in macchina, che terrorizzò gli spettatori dei primi del ‘900, siamo di fronte ad un uso preciso dello straight shooting, utilizzato anche da Ford. Lo sparo in macchina non è fine a se stesso - non lo era neppure in Ford - annuncia un cambiamento e fa emergere la luce intrinseca che è dentro le cose e che nasce dopo una lunga gestazione di sofferenza ed ingiustizia, il cui prezzo pagato è davvero troppo alto rispetto al risultato ottenuto.

È un film amaro e apocalittico questo di Cimino ma mantiene comunque uno sguardo rivolto al futuro, sia pur disincantato e derubato nel profondo dell’animo. Frantuma il mito della frontiera e del sogno americano ma non getta i suoi cocci, raccogliendo quelli utili e necessari per una ricostruzione. Dopotutto, domani è un altro giorno anche per i superstiti della contea.

 

 

Margherita Lamesta

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