La conservazione della natura nelle pratiche agricole, restituendo spazio agli habitat naturali all’interno degli agroecosistemi ha un ruolo sempre più strategico. Lo ricorda il WWF nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione indetta dalla FAO. Si tratta di un obiettivo richiamato anche nel documento finale del G7 Agricoltura che si è concluso ieri a Bergamo, dove al punto 16 della dichiarazione dei Ministri dell’Agricoltura i Paesi più sviluppati si sono impegnati a “sostenere il ripristino degli ecosistemi, la conservazione e la protezione della biodiversità e l'uso sostenibile delle risorse genetiche e naturali, in particolare del suolo e dell'acqua, come strumenti importanti per lo sviluppo di una agricoltura più produttiva, competitiva, resiliente, sostenibile e di alta qualità e come componenti necessari per la gestione dei rischi per l’agricoltura”.
La prossima riforma della Politica Agricola Europea (PAC) dovrà, con coerenza, sostenere questo impegno dei Ministri dell’Agricoltura dei Paesi del G7 garantendo adeguate risorse per la conservazione della biodiversità e il ripristino degli ecosistemi, premiando i modelli di agricoltura che mantengono i servizi degli ecosistemi come l’agricoltura biologica e biodinamica.
Secondo la FAO oggi 815 milioni di persone, l'11% della popolazione globale - in particolare bambini - si trovano in situazioni di insicurezza alimentare e l’obiettivo degli SDGs per uno sviluppo sostenibile globale relativo alla riduzione della fame è messo a rischio dalla continua perdita di biodiversità e dai cambiamenti climatici. La popolazione mondiale dovrebbe aumentare a circa 10 miliardi di persone entro il 2050: in tale scenario diventa indispensabile un aumento sostenibile della produzione agricola senza compromettere i processi e cicli biologici.
È indispensabile promuovere una transizione verso l’agroecologia, che sostituisca il modello di agricoltura nato con la rivoluzione verde del secolo scorso, dipendente sempre più da imput chimici di sintesi esterni agli agroecosistemi, non più in grado di assicurare un reddito adeguato agli agricoltori e causa della pericolosa perdita di biodiversità naturale, perdita della fertilità del suolo e degrado delle risorse idriche. La Francia, dal 2014, ha avviato un programma specifico per l’agroecologia, con la presentazione di due rapporti sulle buone pratiche realizzate per una transizione verso un modello di agricoltura più sostenibile. Sarebbe opportuno che anche l’Italia, seguendo l’esempio francese, avviasse prima possibile un programma nazionale per l’agroecologia, in coerenza con gli obiettivi della “Carta di Milano” presentata in occasione di EXPO Milano 2015 e in linea con le conclusioni del G7 Agricoltura di Bergamo.