Per la Commissione europea c'è un solo colpevole per la crisi dei rifugiati: i rifugiati stessi.
Il Consiglio Italiano per i Rifugiati è allarmato dalla Comunicazione della Commissione Europea relativa alla riforma del sistema d'asilo. L'arrivo di quasi 1.5 milioni di richiedenti asilo in Europa nel 2015 ha fatto crollare tutto il Sistema Comune Europeo di Asilo, approvato solennemente meno di 3 anni fa. Di fronte all'incapacità di questo sistema di fornire strumenti efficaci per gestire la più grande crisi di rifugiati in Europa dalla II Guerra Mondiale e a seguito della disperata ricerca da parte dei leader europei di trovare soluzioni ad hoc, la Commissione annuncia oggi un enorme pacchetto di riforme che vuole ridisegnare tutto il sistema asilo. Proposte che vanno ben oltre il Regolamento Dublino e che vanno a ledere i diritti fondamentali di richiedenti asilo e rifugiati, senza affrontare le ragioni della crisi umanitaria che sta coinvolgendo milioni di persone costrette alla fuga.
"L'insieme delle proposte tradisce una posizione della Commissione secondo la quale i colpevoli della crisi sono i rifugiati" commenta Christopher Hein portavoce del CIR " E partendo da questo pressuposto li si vuole punire, istituendo, più di quanto già non sia previsto, strumenti obbligatori per tutti gli Stati membri per facilitare il veloce respingimento alla frontiera, per confinare vita natural durante il rifugiato in uno solo Stato europeo, per limitare i diritti sociali dei richiedenti asilo e dei beneficiari della protezione sussidiaria".
Sul punto cruciale, la riforma del "Sistema Dublino", il testo rimane invece vago e indica genericamente due opzioni. Nella prima, il sistema rimane in sostanza invariato, con l'aggiunta di una limitatissima redistribuzione dei richiedenti asilo in paesi diversi da quelli di primo arrivo in Europa, ovvero Grecia e Italia, nel caso in cui si verifichi uno straordinario afflusso di richiedenti asilo. Nella seconda, i richiedenti asilo dovrebbero da subito essere redistribuiti, secondo delle quote stabilite per ogni Stato membro, in tutto il territorio europeo con un meccanismo di smistamento, analogo a quello postale. Il vero nodo di "Dublino", che fallisce perché non viene preso in considerazione il legame della persona con un determinato paese, rimane invariato in entrambe le opzioni . Ancora una volta conta solo il supposto interesse degli Stati, non quello delle persone. È una visione miope: perché è nell'interesse degli Stati facilitare l'integrazione anche grazie all'aiuto di parenti, amici, di comunità già presenti in un paese.
"Se queste proposte veranno trasformate in leggi comunitarie, per l'Italia e il suo sistema d'asilo sarà un disastro" continua Hein. "Per fortuna, nella legislazione italiana fin qui non esistono concetti quali "paesi sicuri di origine", "paese terzo sicuro", "procedure accellerate" , concetti che la Commissione adesso vuole rendere obbligatori per tutti gli Stati membri e che restringono enormemente lo spazio di protezione e i diritti dei rifugiati. Inoltre, in Italia, giustamente, i "rifugiati" e i "beneficiari della protezione sussidiaria", che sono in sostanza i rifugiati di guerra e le vittime di tortura, godono oggi degli stessi diritti. La Commissione intende invece differenziare tra questi due status e creare rifugiati di serie B, riducendo la durata del loro permesso di soggiorno, lasciando le persone nell'incertezza sul proprio futuro attraverso una costante verifica della loro situazione e, quindi, rendendo l'integrazione ancora più difficile con la conseguenza di pesare ulteriormente sui sistemi di acoglienza e sulle procedure d'asilo".
L'altro vero nodo che costituisce in buona misura il motivo della crisi, ovvero il fatto che quasi tutti i rifugiati sono costretti a viaggi illegali per arrivare in Europa, a pagare i trafficanti, a rischiare la loro vita in mare, non viene affrontato in modo innovativo. Aprire vie legali di accesso rimarrà nella totale discrezionalità dei singoli Stati.
"è davvero deprimente constatare che in questo documento si propongano regole comuni e obbligatorie solo quando si tratta di imporre misure restrittive, mentre c'è una totale assenza di regole ferree quando si tratta di interventi positivi, in grado di offrire reali soluzioni. Molte delle proposte, inoltre, contraddicono gli orientamenti espressi, anche recentemente, dal Parlamento europeo. La nostra speranza è che il Parlamento costringa la Commissione a rivedere radicalmente le proposte oggi presentate, altrimenti rischiamo seriamente di costruire un sistema che calpesterà i diritti fondamentali dei rifugiati " conclude Hein.