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Circa 2.000 eventi estremi in Italia dall’inizio dell’anno

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Il WWF invita a non abituarsi ai disastri climatici, ma a implementare politiche che possano prevenirli.

1.899 eventi estremi di cui 212 tornado (52 nella prima metà di settembre, il 71% sulle coste tirreniche), 1.023 nubifragi (157 nella prima metà di settembre, il 91% sulle regioni del Centro-Nord), 664 grandinate con chicchi di grandi dimensioni (37 nella prima metà di settembre, record in Versilia con chicchi di diametro fra 7 e 9 cm): questi i dati raccolti dall’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, in Italia tra gennaio e metà settembre di quest’anno. Particolarmente colpita l’Emilia-Romagna che in un anno e mezzo ha registrato 3 alluvioni disastrose. Secondo il WWF, l’informazione in Italia non affronta seriamente il problema della crisi climatica, non unisce i puntini, non dà il senso delle conseguenze già in atto e del ritardo dell’azione per cercare di non far progredire il caos climatico di cui hanno interamente responsabilità le attività umane, a partire dall’uso dei combustibili fossili, e per affrontare l’enorme danno ormai provocato attraverso l’adattamento.

Il WWF rilancia l’attenzione sull’urgenza di perseguire seriamente la transizione verso un’energia e un’economia decarbonizzate, nonché di attuare il Piano nazionale di Adattamento per adeguare il territorio e le attività economiche alla nuova realtà e all’enorme aumento dei rischi.

“È un fatto assodato che le emissioni di gas serra indotte dall’uomo hanno portato a un aumento della frequenza e/o dell’intensità di alcuni fenomeni meteorologici e climatici estremi rispetto all’epoca preindustriale”, dice il Sesto Rapporto di Valutazione del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), pubblicato nel 2021. L’evidenza dei cambiamenti osservati negli estremi e la loro attribuzione all’influenza umana si è rafforzata rispetto al Rapporto precedente, in particolare per quanto riguarda le precipitazioni estreme, la siccità, i cicloni tropicali e gli estremi composti (compresi gli eventi secchi/caldi e gli incendi).

L’incremento è globale. Messi insieme, i fenomeni climatici estremi hanno causato tra il 1970 e il 2021 più di 2 milioni di morti e perdite economiche che sfiorano i 4mila miliardi di euro. La scorsa settimana, prima che la Romagna affrontasse l’ennesima alluvione e dopo che l’Europa centrale era stata funestata da precipitazioni estreme e alluvioni, la valle di Kathmandu, in Nepal, è stata teatro di inondazioni devastanti a causa di piogge eccezionalmente intense, che hanno comportato più di 200 morti. L’uragano Helene che dal 25 settembre ha devastato ampie aree della zona sudest degli Stati Uniti ha continuato a causare vittime (al momento si calcola più di 200) e dispersi. A metà settembre è stata la volta dell’Europa con il ciclone Boris che ha creato enormi problemi alle capitali del centro Europa e del nord Italia, causando più di 20 vittime.

L’IPCC prevede che con l’incremento della temperatura media globale, c’è il rischio di un aumento esponenziale degli eventi estremi una volta rari. “Con l’aumento del riscaldamento globale, alcuni eventi poco probabili nei climi passati e attuali diventeranno più frequenti e vi è una maggiore possibilità che si verifichino eventi e imprevedibili storicamente senza precedenti”.

“Il Piano Nazionale Integrato Clima ed Energia (PNIEC) non persegue seriamente né l’abbattimento delle emissioni climalteranti, né la transizione fuori dai combustibili fossili e gli obiettivi di triplicare le fonti energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica, decisi dalla COP28 a Dubai lo scorso anno, Il Piano nazionale di Adattamento al Cambiamento Climatico (PNACC) è stato approvato finalmente alla fine dello scorso anno, ma poi è stato messo in un cassetto, non se ne sente più nemmeno parlare. Il documento di bilancio dovrebbe essere un’occasione per programmare gli investimenti nella transizione verso una nuova economia e per ridisegnare il territorio e le attività economiche alla luce dei nuovi rischi del cambiamento climatico, e invece Governo e Confindustria parlano di tutt’altro e addirittura si permettono di sprecare soldi per opere inutili e false soluzioni, per esempio il Ponte sullo Stretto e il nucleare. Le persone in tutto il mondo sono sempre più preoccupate, non solo per la crisi climatica, ma anche per la subordinazione della politica per l’incapacità di governare la transizione e l’adattamento. Bisogna investire nella prosperità, bisogna lavorare duro e cooperare per riuscire ad assicurarla a noi e ai nostri figli”, afferma Mariagrazia Midulla, Responsabile clima e energia del WWF Italia.

Flash News


Tout a commencé avec le bar rayé. Pendant deux ans, les scientifiques ont étudié environ 50 poissons, perforant et mettant en pièces des centaines d’écailles avant de les analyser au microscope afin de mieux comprendre leurs propriétés et leur mécanique. «?Les poissonniers devaient se demander ce que nous fabriquions avec tous ces bars», affirme François Barthelat en esquissant un léger sourire. Le Pr Barthelat, qui enseigne au Département de génie mécanique de l’Université McGill, n’est pas le seul à se tourner vers la nature pour trouver des solutions aux problèmes techniques auxquels les scientifiques sont confrontés. Depuis plusieurs années, il cherche à reproduire avec son équipe le type de protection et la flexibilité offerts par les écailles de certains animaux. Leur objectif : concevoir des gants de protection résistants aux perforations tout en étant assez souples pour être utilisés par les travailleurs industriels. Après cinq ans de labeur, ils pensent avoir touché au but.

En fait, c’est une analyse plus approfondie des écailles de l’alligator gar qui a permis aux chercheurs de trouver la solution.

Dans les petits pots, les meilleurs onguents
Les chercheurs ont été en mesure d’élucider d’importants mécanismes grâce auxquels les écailles de poisson peuvent se déformer, interagir entre elles et se briser. Ils ont mis au point une technique permettant de couvrir de grandes surfaces au avec des tuiles de céramique disposées se chevauchant. À l’aide de modèles informatiques, les scientifiques ont pu déterminer la taille et la forme idéales des pièces de céramique ainsi que la disposition et le type de chevauchement optimaux de ces dernières pour la conception de gants de protection beaucoup plus résistants aux perforations que les gants actuels.

«?Les écailles de poisson nous ont étonnés?», révèle Roberto Martini, boursier postdoctoral et auteur principal d’un article sur les résultats de ces travaux publié récemment par l’équipe de chercheurs. «?Cela peut sembler paradoxal, mais nous avons découvert que les plus petites écailles sont plus difficiles à perforer, phénomène que des études techniques nous ont permis d’élucider. Nous avons également découvert que les écailles de poisson constituent les structures à base de collagène les plus résistantes que nous connaissons.?»

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