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Anno 7 Numero 332

Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

Un nuovo mammifero in Italia: il Vespertilio di Alcathoe al Parco Nazionale della Majella



I pipistrelli rappresentano un gruppo di mammiferi particolarmente affascinanti dal punto di vista del loro contributo alla biodiversità. Molte specie, dette criptiche o gemelle, sono così simili tra loro che la distinzione basata sul piano anatomico risulta di estrema difficoltà se non impossibile. Tuttavia, con le potenti tecniche molecolari attualmente a disposizione della scienza, è possibile svelare che quanto si riteneva fosse un’unica specie è in realtà un insieme di due o più specie. È questo il caso del Vespertilio di Alcathoe, la cui esistenza è stata svelata solo nel 2001, in Grecia, da ricercatori tedeschi. A partire da quella data, le segnalazioni sono andate lentamente ad aumentare nei diversi Paesi europei proprio grazie all’affermarsi delle indagini sul DNA. Le analisi sono condotte su un minuscolo frammento di cute dell’animale, dunque sono assolutamente innocue per quest’ultimo. Grazie ad una collaborazione tra l’Accademia Polacca delle Scienze di Varsavia (gruppo diretto dal Prof. Wieslaw Bogdanowicz) e il Laboratorio di Ecologia Applicata della Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli Federico II (Dr. Danilo Russo) ed al Parco Nazionale della Majella, che ha finanziato la ricerca, questa nuova specie è stata ora trovata per la prima volta anche in Italia, in una faggeta del Parco Nazionale della Majella.
Il Vespertilio di Alcathoe è un piccolo pipistrello delle famiglia dei Vespertilionidi, molto simile al Vespertilio mustacchino, specie presente in Italia e localmente frequente, particolarmente nei boschi di faggio. Si distingue da quest’ultimo (non senza difficoltà!) grazie ad una taglia relativamente più piccola, alla cute che copre la faccia – che ha colorazione più chiara come più chiaro è il pelo – e ad altri piccoli dettagli morfologici. Queste specie vivono entrambe sul territorio abruzzese e sono solite cacciare in foresta e presso le zone umide. Tale rinvenimento dimostra ancora una volta quanto il nostro Paese sia ricco in biodiversità e di nuove specie da scoprire e quanto l’operato di aree protette come il Parco Nazionale della Majella risulti fondamentale perché questa possa essere preservata per le future generazioni. 

20 agosto 2008
 
                               

 

 

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