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Gravissime le affermazioni del Papa sul preservativo, al di fuori di ogni verità scientifica di prevenzione, ma anche in Italia le politiche governative non sono migliori
La Lila – dichiara la presidente nazionale Alessandra Cerioli – non può che definire le affermazioni del papa gravissime perché rivelano un senso di irresponsabilità in un momento in cui tutti premono per aumentare gli sforzi nel campo della prevenzione. Se è vero che, come è emerso nell’ultima conferenza mondiale di Città del Messico, nel 2008 nei paesi a risorse limitate finalmente si registrano due milioni di persone in trattamento, è chiaro che non è possibile pensare di avere trattamenti a costi affrontabili per tutti, e dal momento che i dati ci dicono anche che per ogni persona che inizia il trattamento altre due se ne infettano, è evidente che serve impegnarsi nel campo della prevenzione.
Ricordiamoci che soprattutto le donne hanno difficoltà enormi a difendersi dall’infezione in Africa: i maschi sono molto meno propensi ad adottare il preservativo e per questo un grosso aiuto può venire da una più larga distribuzione del preservativo femminile, già presente in molti paesi africani grazie a specifici programmi di prevenzione. Teniamo presente che il primo fattore di rischio per l’infezione da Hiv per una donna africana è essere sposata: non si tratta quindi di proteggersi nei rapporti occasionali ma proprio all’interno del rapporto matrimoniale che si realizza in un ambiente in cui addirittura la maggioranza della popolazione può essere sieropositiva.
Voglio inoltre evidenziare che non c’è solo la Chiesa cattolica arroccata su queste posizioni, ma che al contrario della Commissione UE e dei governi di singoli paesi come la Francia, la Germania e il Lussemburgo che hanno dichiarato irrinunciabile l'uso del preservativo nelle politiche di prevenzione alla pandemia, in Italia il Governo si è espresso solo attraverso vari esponenti con dichiarazioni perlomeno “curiose”: da Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che “nel giorno di San Giuseppe” solidarizza col Papa “rispetto ai velenosi e astiosi attacchi di cui è stato vittima da parte di vari circoli europei e anche da vari governi”, al ministro Bossi che afferma che l'Aids “per fortuna non è un nostro problema” al capodipartimento Politiche contro la droga Serpelloni che pur ammettendo l'utilità del condom in Europa, ha dei dubbi per le popolazioni africane, all'incredibile silenzio del ministro per la Salute Sacconi e alle frasi sibilline del presidente Berlusconi.
www.lila.it
Torino, 20 marzo 2009
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