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Anno 7 Numero 312

Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

Oggi presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena si è tenuto il convegno: “La rete oncologica regionale tra innovazione e sostenibilità”



È stata presentato questa mattina, alla presenza del Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, in un convegno che si è svolto presso l’IFO – Istituti Fisioterapici Ospitalieri il progetto della Rete Oncologica Regionale. 
Obiettivo dal quale si è partiti per la definizione di questo progetto di una nuova Rete Oncologica Regionale è quello di assicurare alla persona malata e alla sua famiglia una migliore qualità di vita durante tutte le fasi delle cure e dell’assistenza, valorizzando gli interventi territoriali alla pari di quelli ospedalieri.
Il coordinamento della Rete Oncologica, gli indirizzi strategici e le verifiche periodiche sul grado di raggiungimento degli obiettivi prefissati è stato affidato dalla Regione Lazio a Laziosanità - Agenzia di Sanità Pubblica con il supporto dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, Polo Oncologico Regionale per la realizzazione di sinergie clinico-assistenziali, di formazione e di ricerca.

Al convegno hanno preso parte, tra gli altri, il Senatore Ignazio Marino, Presidente della Commissione Sanità del Senato, il Senatore Cesare Cursi, Vice Presidente della Commissione Sanità del Senato, il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Enrico Garaci, il Capo Dipartimento dell’Innovazione, Direttore Generale della Ricerca Scientifica e Tecnologica del Ministero della Salute Giovanni Zotta, l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio Augusto Battaglia, il Presidente di Laziosanità-ASP Lucio D’Ubaldo, il Presidente dgli’IFO Giuseppe Petrella, il Direttore Generale di Laziosanità-ASP Claudio Clini.

Ogni anno nel Lazio vengono diagnosticati circa 35.000 nuovi casi di tumore maligno, 8 ogni 1.000 maschi (soprattutto cute, prostata, polmone, vescica e colon) e 6 ogni 1.000 femmine (soprattutto mammella, cute, colon, polmone e stomaco). La patologia oncologica ha causato nel 2004 14.600 decessi, 3,3 per 1.000 abitanti tra i maschi (dove la sopravvivenza a 5 anni è in media del 38%) e 2,4 ogni 1.000 abitanti tra le femmine (dove la sopravvivenza media a 5 anni è del 53%).
Le persone viventi con una diagnosi di tumore maligno posta negli ultimi 5 anni (senza considerare quelle affette solo da tumori cutanei non melanomatosi) sono circa 95.000, poco meno del 2% della popolazione sia tra i maschi che tra le femmine. Nel 2004 i 2/3 di queste persone hanno avuto almeno un ricovero ospedaliero ordinario in cui il tumore è stato indicato come diagnosi principale, per un totale di circa 80.000 episodi di ricovero a cui si devono aggiungere altri 40.000 ricoveri per chemio o radioterapia. Il ricorso al ricovero è più frequente tra le donne che tra gli uomini.
L’assistenza ospedaliera ai malati oncologici nella nostra regione è molto dispersa con circa 60 istituti con più di 200 ricoveri anno. Fa eccezione l’assistenza ai pazienti in età pediatrica dove 3 soli istituti coprono più del 95% dei ricoveri e i tumori del sangue dove 8 istituti romani accentrano quasi il 65% dei casi.
Al 31/12/2005 i posti letto dedicati a vario titolo espressamente all’oncologia, all’ematologia, alla radioterapia o alla medicina nucleare nel Lazio sono 798 ordinari e 419 in day hospital. Solo il 13% dei posti letto ordinari è fuori dalla città di Roma. Dall’esiguità dei posti letto espressamente dedicati all’oncologia a vario titolo nella nostra regione rispetto al volume di ricoveri, risulta chiaro che gran parte dei ricoveri dei pazienti oncologici non avviene nei reparti espressamente oncologici, ma principalmente nei reparti di chirurgia e in minor misura di medicina generale e geriatria.

La Rete Oncologica Regionale si propone di realizzare il miglioramento dell’organizzazione dell’offerta di servizi attraverso l’organizzazione in Dipartimenti Oncologici, suddivisi territorialmente, in base a bacini di utenza mediamente di 500.000–1 milione di abitanti, salvo aggregati minori per considerazioni di prossimità in bacini con popolazione dispersa sul territorio. 
Si parte dalla necessità di prendere in carico e indirizzare il paziente oncologico, individuando il percorso di assistenza. La struttura di accesso al Dipartimento Oncologico è preferibilmente collocata nel territorio ma è costituita da tutte le strutture (Presidi ospedalieri, Aziende Ospedaliere, Aziende Universitarie, IRCCS, Assistenza domiciliare, Hospice) dell’area geografica di pertinenza coinvolte nel processo di cura, assistenza e riabilitazione, nonché dai servizi di prevenzione primaria e secondaria e con il collegamento con i MMG. L’istituzione del Case Manager, nuova figura professionale di coordinamento e indirizzo per il paziente, ha proprio la finalità di accompagnare e indirizzare il cittadino in tutte le fasi del percorso di cura.

Il Dipartimento Oncologico è dunque una struttura funzionale interaziendale e transmurale che integra tutte le attività ospedaliere e territoriali che assistono il paziente oncologico. Individua e garantisce l’implementazione dei percorsi diagnostico-terapeutici per ogni paziente in accordo con le linee guida regionali.

La Rete Oncologica Regionale si basa su un modello di organizzazione hub e spoke in cui i dipartimenti svolgono tendenzialmente entrambe le funzioni attraverso strutture di primo livello e centri specializzati e garantiscono la prossimità delle cure, e, ove necessario, assicurano funzioni diagnostiche e terapeutiche di alto livello. 
In particolare le strutture spoke eseguono una serie di prestazioni diagnostiche e terapeutiche assicurando la totalità e l’integrazione del percorso diagnostico-terapeutico nei casi per i quali è possibile fornire le prestazioni richieste e inviando i pazienti al Centro hub nei casi in cui siano necessari interventi richiedenti la concentrazione di professionalità e tecnologie adeguate. Il centro hub cura i casi in cui l’inquadramento diagnostico e il piano assistenziale siano complessi e/o richiedano maggiore esperienza ed effettua le prestazioni di alta specializzazione. 
I Dipartimenti Oncologici, definiti in base al bacino di utenza, si dividono in due livelli di complessità: I e II livello a seconda delle potenzialità assistenziali che esprimono. 
I Dipartimenti Oncologici di II livello, costituiti all’interno di singole aziende sanitarie o attraverso le risorse messe a disposizione da più aziende, possiedono al loro interno tutte le professionalità, le strutture e le apparecchiature necessarie ad affrontare le necessità dei pazienti oncologici nelle varie fasi della malattia.
Alcune funzioni specialistiche potranno essere individuate in centri sovra dipartimentali o anche in un unico centro regionale (Polo Oncologico o altri centri a elevata specializzazione che potranno assumere funzioni di hub anche solo per una specifica attività diagnostica o terapeutica).
I Dipartimenti Oncologici di primo livello, invece, si avvarranno dei Dipartimenti Oncologici di secondo livello per gli interventi diagnostico-terapeutici che non riescono a garantire direttamente. 

La Rete Oncologica Regionale dovrà avvalersi di un Sistema Informativo in grado di mettere in rete i dati relativi ai percorsi clinici-assistenziali dei singoli pazienti. 
Dovrà essere creata una rete delle strutture di Anatomia Patologica che dovrà avere due funzioni principali: quella di stimare l’incidenza delle neoplasie e quindi essere il supporto del registro tumori regionale - questa funzione è fondamentale e ormai irrinunciabile per l’esigenza di conoscere l’incidenza delle patologie tumorali -, quella di collegare le anatomie patologiche regionali agevolando i recuperi di informazione sulla natura di un tumore o su precedenti diagnosi.
Obiettivo centrale sarà lo sviluppo del sistema informativo oncologico ospedaliero e territoriale e la sperimentazione della cartella oncologica informatizzata.
Per quanto riguarda poi il potenziamento della rete di ricerca clinica obiettivo della Rete Oncologica Regionale sarà l’ottimizzazione delle risorse presenti, per offrire un’attraente prospettiva all’industria farmaceutica per la sua attività di ricerca preclinica e clinica.

Il Lazio parte infatti da un contesto economico di primaria importanza in questo settore. Il 90% delle 340 imprese farmaceutiche che lavorano in Italia è concentrato in cinque regioni: Lombardia (46%), Lazio (24%), Veneto (12%), Toscana (11%), Emilia Romagna (6%). L’11% è diffuso in altre regioni. Il Lazio è la seconda regione farmaceutica italiana per produzione, numero di addetti e investimenti in ricerca e sviluppo. Il settore rappresenta, in ambito industriale regionale, il primo esportatore col 27% del totale di tutte le industrie.
In Italia si sono svolti, tra il 2000 e il 2006, 4300 studi clinici (52,3% in fase III). Gli studi di fase I e II sono passati dal 28,7% nel 2000, al 41,8% nel 2006 (fonte AIFA 2007).
Tuttavia per quanto riguarda la numerosità di studi clinici il primo posto è occupato dalla Lombardia (58,6%), seguita da Emilia Romagna (40,1%), Lazio (36,6%), Toscana (32,6%), Veneto (27,4%).

Sul versante della formazione sono invece totalmente assenti percorsi destinati a formare specifiche figure sanitarie in grado di farsi carico del paziente e condurlo negli spazi della rete oncologica garantendo tempestività e appropriatezza unitamente ad un’assistenza di qualità e una particolare attenzione all’ottimizzazione delle risorse e degli interventi.
Attualmente la rete formativa nella Regione Lazio si articola in 5 Facoltà di Medicina e Chirurgia con relativi Corsi di Laurea in Medicina e Professioni Sanitarie. Esistono 6 Scuole di Specializzazione in Oncologia medica, per un totale di 24 iscritti per anno, 5 Scuole di Specializzazione in Radioterapia con 19 iscritti per anno e 10 Scuole di Specializzazione in Chirurgia generale con 42 iscritti per anno, la maggior parte di queste ultime hanno un orientamento oncologico.
Verrà riordinata la rete formativa in maniera coerente con la Rete Oncologica, cercando di far coincidere territorialmente la rete formativa con i Dipartimenti Oncologici di II livello di riferimento.
Ci si propone quindi la creazione di uno specifico intervento formativo (un vero e proprio master), da realizzare attraverso sinergie tra i soggetti istituzionali che operano nella rete oncologica regionale, teso a creare un operatore (case manager) che partendo dalla valutazione dei bisogni del paziente dovrà: coordinare e avviare le attività, organizzare piani operativi, avviare e migliorare i percorsi assistenziali, svolgere funzioni di collegamento e di monitoraggio, farsi carico di mettere in contatto il paziente con il servizio infermieristico domiciliare, programmare e gestire l’ingresso e le dimissioni dal P.T.P. 

INDIVIDUAZIONE DEI DIPARTIMENTI ONCOLOGICI E DELLE STRUTTURE AFFERENTI

Denominazione

Livello

Area territoriale di competenza e popolazione

Strutture

coinvolte

Centro Hub

D.O. Rieti

1

ASL Rieti

154.949

ASL RI

Policlinico Gemelli

D.O. Viterbo

1

ASL Viterbo

305.091

ASL VT

Policlinico Gemelli

D.O. Roma Nord

2

ASL RME

520.347

ASL RME,

AO S.Filippo,

Policlinico Gemelli,

IDI, INRCA

Policlinico Gemelli

D.O. Roma Provincia Nord

2

ASL RMF, RMG

738.247

ASL RMF,

ASL RMG,

AO S.Andrea

AO S.Andrea

D.O. Roma Centro-Est

2

ASL RMA, RMB

1.157.288

ASL RMA,

ASL RMB,

AO S.Giovanni,

Policlinico

Umberto I

Policlinico Umberto I

D.O. Roma Provincia Sud

2

ASL RMH

508.062

ASL RMH,

Policlinico Tor Vergata

Policlinico Tor Vergata

D.O. Roma Sud

2

ASL RMC, RMD

1.089.113

ASL RMC,

ASL RMD,

IFO,

AO S. Camillo,

Campus Biomedico

IFO

 

D.O. Frosinone

1

ASL FR

491.548

ASL FR

IFO

D.O. Latina

1

ASL LT

528.663

ASL LT,

Sapienza-Polo Pontino

IFO

 


Ufficio Stampa:
Marco Martino
Lorella Salce
www.ifo.it 
Roma, 3 aprile 2008
      

 

 

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