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In Italia un milione di giovani donne in lotta con il cibo
L’allarme lanciato in occasione dell’apertura del X Congresso nazionale ANSiSA (Ass. Naz. Specialisti Scienza Alimentazione) dal titolo “Cibo del futuro, futuro del cibo”. Ma i disturbi alimentari colpiscono anche sempre più uomini e bambini della Penisola nonostante la crescente attenzione di Istituzioni pubbliche e mondo sanitario su controllo del peso e comportamenti alimentari. Gli specialisti riuniti a Vicenza si interrogano sui reali motivi di questo diffuso
disagio
Vicenza, 5-7 giugno 2008 – L’Italia è alla deriva alimentare. Mai come oggi riscontrati problemi nel rapporto degli italiani con il cibo; nessuno sembra esserne immune: donne, bambini, maschi di tutte le età. Dal nord al sud, di ogni strato sociale. L’allarme che suona più forte - a detta degli specialisti di nutrizione che si riuniranno a Vicenza per il X Congresso Nazionale ANSiSA dal 5 al 7 giugno 2008 - riguarda le donne: oltre un milione, si calcola, quelle italiane alle prese con seri problemi di alimentazione, che hanno nomi precisi nella maggior parte di casi, quelli di bulimia e anoressia, e spaventosi considerando che, almeno per le donne colpite da quest’ultima, il tasso di mortalità è fino a 12 volte maggiore rispetto a donne sane di pari età e 1.5 volte superiore a confronto di soggetti con Depressione Maggiore.
“I dati epidemiologici ci dicono che in Italia, come negli altri paesi occidentali, Anoressia e Bulimia rappresentano un problema sociale e sanitario di grande rilevanza” afferma Roberto Ostuzzi, Presidente del Congresso, Presidente ANSiSA e Medico Responsabile Centro Disturbi Alimentari Casa di Cura Villa Margherita, Arcugnano (VI).
“Se è vero che le donne sono le più colpite e che il 20-30% di loro va incontro a una cronicizzazione, è preoccupante anche la crescita del numero di maschi che hanno un rapporto difficile con l’alimentazione. Il loro numero oggi è rilevante”.
“Cibo del futuro, futuro del cibo” è il titolo del X Congresso ANSiSA e sottolinea la volontà da parte degli specialisti della nutrizione di interrogarsi su come intervenire nei prossimi anni per arrestare un trend che sembra ormai consolidato. Ci hanno provate le Istituzioni e il mondo sanitario intero ponendo una crescente attenzione sull’importanza di una corretta alimentazione. Ma evidentemente il meccanismo che vede coinvolte le istituzioni stesse, le società scientifiche, ma anche i giornalisti che ne scrivono e le campagne pubblicitarie delle aziende alimentari esaspera l’attenzione per la nutrizione non risolvendo il problema. “L’Italia – riprende Ostuzzi - non è più il paese dagli ingredienti sani e dalla dieta che tutto il mondo ci invidiava conosciuta come Mediterranea. Oltre alle patologie citate siamo anche noi travolti dal fenomeno chiamato recentemente ‘globesità’ e comune a tutti i paesi occidentali. E’ necessaria un’inversione di rotta che tenga conto delle difficoltà delle persone alle prese con l’ago della bilancia e dei fattori socioculturali che intervengono nella genesi di queste problematiche”
La valorizzazione della magrezza quale mezzo di affermazione sociale, il mito del successo, le elevate richieste di performance, il timore del giudizio altrui, la necessità di sentirsi accettati sono solo alcuni di quei fattori che giocano un ruolo cardine nell’insorgenza di patologie legate all’alimentazione. I Disturbi Alimentari vengono anche valorizzati (in molti siti internet vengono mitizzati) come espressione della capacità di autocontrollo e disciplina. Tra i fattori che possono predisporre ricordiamo un modesto soprappeso, il perfezionismo, adeguarsi alle aspettative negando i propri bisogni, la difficoltà di autonomia e autostima, i problemi di identità, la distorsione e insoddisfazione del proprio corpo. Tra i fattori familiari va sottolineato la sempre maggiore frequenza con cui si incontrano ragazze che hanno una madre con Districo Alimentare, e questo solitamente complica molto le cure. “Nell'ultimo anno abbiamo registrato che su 100 nuovi casi ben il 20% ha queste caratteristiche. D’altra parte i nostri studi ci dicono che nelle ragazze di 16 anni ben il 70% è scontento del proprio corpo e vorrebbe dimagrire” spiega Ostuzzi.
E a proposito degli effetti dei corpi scultorei proposti dalle riviste patinate, così difficili da eguagliare perché lontani anni luce dalla realtà non ci sono dubbi sulle responsabilità; diversi studi dimostrano che le ragazze lettrici abituali di riviste di moda sono più soggette a comportamenti alimentari disturbati. Segno che anche il giro di vite, sul ‘giro di vita’ delle modelle anoressiche non ha sortito gli effetti sperati.
Gli strumenti della terapia sono la riabilitazione psiconutrizionale, la psicoterapia, il recupero di abilità relazionali sociali e familiari, la psicofarmacologia. Ma per arginare la deriva alimentare italiana è necessario uno sforzo congiunto. Un tavolo di discussione che coinvolga istituzioni e comunità scientifiche in primis, ma anche aziende e media e un ruolo di primo piano agli spazi più importanti per la crescita dei ragazzi come la famiglia e la scuola. “Spesso nella scuola conta il voto più che la voglia di sapere, il voto non deve generare pressione alla performance, il ‘voto’ deve esprimere solo una valutazione su quanto si è studiato. La scuola, come la famiglia, può educare ad imparare dai propri errori, l’errore non deve generare rimprovero, ma momento di riflessione che aiuti ad apprendere. È importante attuare nella scuola interventi di promozione della salute, dell’autostima, dell’immagine corporea, dell’attività fisica. Su questi punti è importante concentrare gli interventi educativi e non sulla “dieta corretta”conclude Ostuzzi.
Valentina Alfieri | Ufficio stampa
OSC Healthcare
4 giugno 2008
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