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Anno 7 Numero 311

Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

Allarme del PAM: la Somalia rischia di sprofondare in un abisso di sofferenze


Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (PAM) ha lanciato oggi l’allarme: la Somalia sta sprofondando in un abisso di sofferenze con centinaia di migliaia di donne e bambini in fuga a causa dei combattimenti mentre la mancanza di sicurezza impedisce agli aiuti
umanitari di raggiungere determinate aree.

“La comunità internazionale deve mettere la Somalia al centro della
propria agenda e premere affinchè ci siano cambiamenti prima che sia
troppo tardi”, ha detto Peter Goossens, direttore del PAM in Somalia.
"Ci appelliamo a tutte le forze in campo in Somalia affichè ci sia consentito di raggiungere quanti hanno bisogno del nostro aiuto e chiediamo ai paesi donatori di non abbandonare questo paese”.

“Si deve compiere urgentemente ogni sforzo politico e per garantire la
sicurezza”, ha detto Goossens. Aggiungendo che il processo politico
inclusivo che portò alla riconociliazione nazionale fu essenziale per porre fine al conflitto del 1991.

“Senza una reale e immediata azione per porre fine all’insicurezza, il
mondo rischia di vedere crescere un’intera generazione di bambini che
hanno conosciuto solo la guerra”, ha detto Goossens.

Il PAM ha avvisato che a Mogadiscio la difficoltà di raggiungere chi ha
più bisogno sta diventando intollerabile. Attualmente, la capitale somala è stretta nella morsa dell’aumento dei prezzi dei generi
alimentari e del carburante che colpisce in particolare le famiglie più
povere già in lotta per la sopravvivenza e con poche opportunità di
lavoro.

In questa prima parte dell’anno, i combattimenti tra le forze governative e antigovernative, hanno costretto circa 20.000 persone al mese a fuggire dalle proprie case a Mogadiscio. Nel 2007 complessive 70.000 persone – in maggioranza donne e bambini – sono scappate da Mogadiscio.

I combattimenti nella capitale hanno causato sofferenze e fame. Non è
stato possibile fare una verifica delle condizioni nutrizionali a Mogadiscio. Nonostante questa situazione il PAM è riuscito a consegnare pasti caldi a circa 52.00 persone a Mogadisco ogni giorno; i beneficiari sono donne e bambini, per il 90 per cento. E’ il primo programma di questo genere attivato dai tempi dalla carestia del 1992-1993.
L’assistenza alimentare raggiunge anche la maggioranza della popolazione in condizioni di bisogno nei dintorni della capitale.

La Somalia è considerato uno dei luoghi dove è più difficile intervenire
per le agenzie umanitarie. Lo staff del PAM e i beneficiari rischiano
ogni giorno la vita. Oltre a Mogadiscio, i combattimenti hanno obbligato
il PAM ad abbandonare altre zone decisive.

Al fine di garantire la fornitura di cibo a circa 1,5 milioni di persone
nel paese, il PAM ha bisogno urgente di 10 milioni di dollari,
particolarmente in contanti, da adesso a luglio. Senza questi nuovi e
urgenti contributi, il PAM terminerà le scorte di legumi ad aprile, di
cereali e olio vegetale a maggio, di frumento e soia a giugno.

Recentemente il PAM ha innalzato a 2,1 milioni, il numero di persone
che prevede di assistere in Somalia.

I dieci principali donatori del programma del PAM Protracted Relief and
Recovery Operation in Somalia, che termina a luglio sono: Stati Uniti
(US$75.6 milioni), Canada (US$10.3 milioni), Giappone ($8,9 miloni),
Paesi Bassi (US$8,9 milioni), Dipartimento Brtitannico per lo Sviluppo
Internazionale (US$6 milioni), fondi multilaterali (US$4,4 milioni –
inclusi US$1,9 milioni dalla Svezia), Arabia Saudita (US$3,3 milioni),
Irlanda (US$3,2 milioni) Germania (US$3 milioni), Fondo Centrale per la
Risposta alle Emergenze delle Nazioni Unite (US$2.5 milioni – vedi
http://ochaonline.un.org ).

BACKGROUND:

Il 26 febbraio, pesanti combattimenti tra forze anti-governative e il
Governo Federale di Transizione a Dinsor, nel Sud della Somalia, hanno
costretto il PAM a sospendere la distribuzione di cibo a oltre 10.000
persone e a ritirare parte del suo staff dalla città.

Come misura precauzionale, dopo alcuni incidenti nel sud della Somalia,
il PAM è stato obbligato a spostare temporaneamente dalla città del Sud, Buale, dove stavano costruendo un nuovo ufficio del PAM, in altra
località tre dipendenti norvegesi e un dipendente somalo.

Un aereo del Humanitarian Air Service dell’ONU, gestito dal PAM, ha
prelevato i quattro operatori oltre a tre funzionari internazionali di
World Vision, di stanza a Buale.

Nelle scorse settimane, numerosi operatori umanitari, nazionali e
internazionali, sono stati uccisi o presi in ostaggio incluso il capo di
un convoglio di camion affittati dal PAM e ucciso a febbraio a un finto
check point. Anche tre operatori di MSF sono rimasti uccisi in
un’esplosione a Kismayo, in gennaio.

Una verifica compiuta dall’Unità della FAO per la Security Analysis
(FSAU) ha rilevato come oltre quattro quinti di quanti sono fuggiti da
Mogadisco hanno trovato rifugio in aree che soffrono già di scarsità
alimentare (nel basso e medio Shabelle e nella regione di Hiran). Tra il
70 e il 90 per cento di sfollati sono disoccupati e l’80 per cento non
riceve alcun aiuto da amici o parenti. Ciò significa che sono totalmente
dipendenti dall’assistenza alimentare o dalle famiglie che li ospitano.

Il crollo dei raccolti e l’iper-inflazione hanno comportato un aumento
esponenziale dei prezzi dei generi alimentari A febbraio, FSAU ha detto
che nella Somalia centrale il prezzo del riso era cresciuto del 171 per
cento rispetto alla media degli ultimi cinque anni.


Il PAM è la più grande agenzia umanitaria del mondo. Lo scorso anno ha portato cibo a 88 milioni di persone – gran parte dei quali donne e
bambini – in 78 paesi tra i più poveri al mondo.

www.wfp.it 

Nairobi, 27 marzo 2008 
 
                               

 

 

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