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Sfollati interni e rimpatri in Iraq: le ultime cifre
Gli iracheni costretti a fuggire dalle proprie case e che sono ora sfollati all'interno del paese, stando ai dati pubblicati la settimana scorsa dal Gruppo di lavoro sugli sfollati interni in Iraq, sono 2,77 milioni. Il Gruppo di lavoro è formato da rappresentanti dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), del Ministero iracheno per lo sfollamento e le migrazioni (MoDM), del Governo Regionale Curdo (KRG), del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC), dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM/OIM), di altre agenzie delle Nazioni Unite e di organizzazioni non governative.
La maggior parte degli sfollati interni (IDP, dall'inglese 'Internally Displaced Person') proviene dalle province di Baghdad e di Diyala. L'aumento nel numero di sfollati rispetto alle cifre pubblicate a dicembre 2007 (quando risultavano circa 300mila persone in meno) è da attribuirsi principalmente al miglioramento dei sistemi statistici del Ministero iracheno per lo sfollamento e le migrazioni.
La maggior parte degli sfollati fuggiti prima del 2006 lo ha fatto dai tre governatorati del nord (53%) e del sud (33%). Dal 2006 in poi, tuttavia, il 58% degli IDP è scappato dai sei governatorati centrali, il 27% dal sud ed il 15% dai tre governatorati settentrionali. Ad oggi più di 156mila sfollati si trovano nel governatorato di Baghdad.
Nel rapporto si nota come il numero di nuovi sfollati stia diminuendo rispetto agli ultimi due anni; meno dell'1% degli sfollati, infatti, è stato costretto a fuggire nel 2008. Ciò è dovuto, in parte, al fatto che la composizione etnica delle comunità, dei distretti e dei quartieri sia ormai relativamente omogenea. Tra gli altri fattori che possono concorrere a rallentare la fuga vi sono: campagne mediatiche sull'omogeneità etnica delle diverse zone; un calo nel numero di episodi di violenza; restrizioni sulla libertà di movimento in molti governatorati iracheni, che impediscono a molti non-residenti di stabilirvisi; l'esaurirsi dei risparmi di molte famiglie sfollate.
Giungono però notizie di movimenti secondari di popolazione a Baghdad. Molti degli iracheni che, spesso a causa dell'esaurirsi dei propri risparmi, avevano deciso di far ritorno in Iraq alla fine del 2007 non sono potuti tornare nelle proprie case, che sono state distrutte o occupate o hanno subìto razzie. Il 40% degli sfollati interpellati dal Gruppo di lavoro è scappato nuovamente dalle vecchie case a causa di minacce dirette o perché sgomberati con la forza, mentre il 10-17% lo ha fatto per sfuggire a condizioni generalizzate di violenza e paura.
Il rapporto afferma che al momento non è stato notato un numero significativo di rimpatri volontari in Iraq e che le cifre riguardanti sfollati interni e rifugiati tornati alle proprie case rimangono incerte. Stando agli ultimi dati resi pubblici dal Ministero iracheno per lo sfollamento e le migrazioni, ad oggi quasi 6mila famiglie sfollate, o il 2% degli sfollati scappati dopo il 2006, hanno fatto ritorno, mentre sono circa 45mila (il 3% del totale) i rifugiati iracheni che hanno lasciato la Siria per tornare nel proprio paese. Tra i motivi citati da chi torna sul perché ha scelto il rimpatrio volontario vi sono: il deteriorarsi delle condizioni nel luogo dove si è fuggiti; la mancanza di risorse adeguate o l'esaurirsi dei risparmi; la riconciliazione tra alcuni clan in lotta tra loro e le notizie giunte dalle zone d'origine su un miglioramento delle condizioni di sicurezza.
La maggior parte delle persone che scelgono di tornare lo fa dirigendosi nei quartieri, nei distretti o nei governatorati dove le proprie comunità sono in maggioranza e che spesso non sono il luogo da dove sono partite. Ad oggi solo un numero limitato di famiglie ha scelto di far ritorno in zone controllate da altre comunità. Non vi è notizia del rimpatrio di alcun membro di gruppi minoritari come i cristiani, i sabeo-mandei e gli yazidi.
Stando ai calcoli attuali, il numero di sfollati bisognosi di un alloggio adeguato e di cibo ha superato il milione. Un altro milione di sfollati non ha modo di procurarsi introiti regolari e costanti. Circa 300mila persone non hanno accesso all'acqua potabile e necessitano di assistenza legale per poter usufruire di altri servizi di base.
A gennaio l'UNHCR ha emesso un appello per la raccolta di 261 milioni di dollari per aiutare i rifugiati e gli sfollati iracheni. Ad oggi l'Agenzia ha ricevuto appena più di un terzo di questa cifra. Far arrivare gli aiuti a molti degli sfollati è ancora estremamente difficile a causa delle condizioni di sicurezza in gran parte del paese. La maggior parte degli sforzi dell'UNHCR in Iraq è attuata da operatori iracheni ed in coordinamento con agenzie umanitarie irachene. Per il 2008 l'UNHCR si è prefissa lo scopo di fornire assistenza a 400mila degli sfollati iracheni più vulnerabili. Tra i programmi che verranno messi in atto vi sono: l'assistenza legale attraverso una rete di Centri per la Protezione e l'Assistenza; assistenza psicologica; la fornitura di utensili e di materiale per costruire alloggi; il sostegno ai campi per sfollati; i progetti di ricostruzione delle infrastrutture per rafforzare la capacità di accoglienza delle comunità locali, sotto pressione a causa dei grandi numeri di sfollati interni.
www.unhcr.it
Roma, 2 aprile 2008
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