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Anno 7 Numero 339

Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

Continuano gli scontri nel nord del Kivu, un convoglio umanitario di Medici Senza Frontiere sta raggiungendo la zona controllata dai ribelli



La situazione nel Nord Kivu sta precipitando. Un conflitto decennale è in corso in questa regione della Repubblica Democratica del Congo, ma dalla fine di agosto, quello che era rimasto un conflitto a bassa intensità, si è trasformato in una vera e propria guerra con l’utilizzo di armi pesanti. Medici Senza Frontiere (MSF) denuncia le difficoltà nel portare assistenza alla popolazione civile. 

La popolazione del Nord Kivu vive da anni una condizione disastrosa dal punto di vista umanitario. Dalla fine di agosto, con la ripresa degli scontri, questa situazione è degenerata. Centinaia di migliaia di persone sono state costrette a fuggire dai loro villaggi nel giro di poche settimane, e molte di loro sono letteralmente scomparse. 

Le persone fuggono in tutte le direzioni perché i loro villaggi vengono attaccati. Alcuni si radunano in raggruppamenti spontanei, altri si nascondono nella foresta perché terrorizzati dai combattimenti e dalle violenze. 

Nella giornata di ieri sono ripresi violenti combattimenti con armi pesanti in diverse zone del Nord Kivu. Alcuni ospedali di MSF si trovano nel mezzo delle zone dove si sta combattendo. In uno di questi ospedali, a Rutshuru, da giorni completamente isolato, e dove lavora la dottoressa italiana Claudia Lodesani, sono giunti nella mattinata di oggi oltre 40 feriti da arma da fuoco. 

Medici Senza Frontiere continua a lavorare negli ospedali e nei centri di salute, ma anche con un sistema di cliniche mobili che permette alle equipe di continuare a muoversi cercando di raggiungere la popolazione in fuga. Nei pressi del villaggio di Nyanzale MSF assisteva oltre 100mila persone fino a poche settimane fa, poi a seguito dei combattimenti tutte queste persone sono scomparse. 25mila di queste, si sono riversate in un’altra località della zona, dove MSF ha immediatamente avviato un programma di assistenza medica d’emergenza, ma nessuno sa dove siano finiti gli altri. 

“Oggi un convoglio di aiuti si sta dirigendo verso Kitchanga, la zona controllata dai ribelli. I camion sono stati ripetutane fermati dalle autorità locali in vari posti di blocco” dichiara Andrea Pontiroli operatore di MSF al seguito del convoglio, “siamo stati anche bloccati da delinquenti comuni” - continua Pontiroli- “ che hanno sequestrato tre sacchi di cibo destinati alla popolazione civile. Dopo abbiamo ripreso regolarmente la marcia verso Kitchanga dove dovremmo arrivare nel tardo pomeriggio”. 

MSF aveva denunciato, attraverso un comunicato stampa nei giorni scorsi, l’assenza della comunità internazionale anche se uno dei più grandi dispiegamenti al mondo di peacekeeping si trova attualmente nella RDC. 

Dagli inizi di settembre MSF ha lavorato per fornire assistenza nelle zone di conflitto nel nord Kivu. MSF ha dovuto trasferire le proprie equipe da Nyanzale e Kabizo, e ha evacuato in parte i tema da Rutshuru. Un’equipe di emergenza sta fornendo cure mediche agli sfollati a Kanayabayonga. MSF continua a fornire assistenza nell’ ospedale di Mweso, anche se un gran numero di pazienti sono stati trasferiti a causa dei combattimenti. 
In Nord Kivu MSF fornisce gratuitamente assistenza sanitaria primaria e secondaria attraverso il sostegno agli ospedali e alle cliniche mobili nei pressi di Rutshuru, Nyanzale, Kabizo, Kitchanga, Mweso, e Masisi. MSF continua inoltre a distribuire acqua e a fornire servizi igienico - sanitari, ad assistere le vittime di stupro, di malnutrizione, e a vaccinare la popolazione. 

www.msf.org 

Goma/Roma, 9 ottobre 2008
 
                               

 

 

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