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Anno 7 Numero 305

Direttore Responsabile Guido Donati

 

Riccardo Zandonai “Giulietta e Romeo” 

 

di Marina Pinto

San Valentino: festa degli innamorati e giornata dell’amore. E, fra pensieri, cuori e cioccolatini che in questi giorni imperversano nelle vetrine di tutti i negozi, qual è la storia più romantica che in quest’occasione si può raccontare? Ma è chiaro: quella di Giulietta e Romeo, gli innamorati più innamorati che esistano. 
Secondo voi, la musica poteva ignorarli? No, certo che no, ed infatti le opere musicali ispirate alla tragedia shakespeariana sono molte, e tutte bellissime. Oggi vogliamo ricordare quella composta da Riccardo Zandonai, un musicista italiano del XX secolo che ci ha lasciato notevoli capolavori.

Riccardo Zandonai (1883-1944) nacque a Rovereto, nella provincia di Trento, da una famiglia di umili origini. Fin dall’infanzia manifestò un notevole talento musicale, che fu sempre incoraggiato dal padre, il quale era un dilettante suonatore di flicorno nella banda del suo paese. Tuttavia il giovane Riccardo non intraprese studi regolari nel campo musicale, bensì familiarizzò con gli strumenti che aveva a disposizione, vale a dire quelli della banda dove suonava il padre, ed anche la chitarra dello zio ed un vecchio organo di chiesa che nessuno più usava.
Ma presto dovette dedicarsi alla musica in maniera più seria, e nel corso dei suoi studi fu allievo di Mascagni al Conservatorio di Pesaro, del quale divenne direttore nel 1939. Negli anni della sua maturità – dal 1908 al 1933 – Zandonai scrisse una decina di opere, fra le quali rimangono in repertorio la “Francesca da Rimini” e “Giulietta e Romeo” (i restanti lavori sono oggi eseguiti raramente), ed anche diversa musica sinfonica e da camera, tra i quali ricordiamo in particolare un trio ed un concerto per violino e orchestra.

L’opera “Giulietta e Romeo” prende vita negli anni venti, e fu tratta dall’omonima tragedia di Shakespeare alla quale molti altri compositori si sono allo stesso modo ispirati. La prima rappresentazione avvenne al Teatro Costanzi di Roma nel giorno di San Valentino del 1922 (quale giorno più adatto per raccontare la vicenda d’amore fra le più romantiche della storia?).

La classica situazione degli innamorati infelici è trattata da Zandonai con una valida sapienza orchestrale e con una capacità lirica tendente a sottolineare gli snodi più celati della vicenda – quelli che annunciano la tragedia e preparano gli eventi, mettendosi quasi in attesa di ciò che il fato ha predestinato – piuttosto che i punti di rappresentazione vera e propria; la capacità di indagare nelle pieghe e negli anfratti più riposti della psicologia della passione diventa un momento musicale avvolgente, insinuante, anche patetico, ma assolutamente romantico e pieno di sentimento. 
La melodia si snoda lirica con il sostegno della voce degli archi, e poi si irrobustisce di ingressi improvvisi e squillanti, atti a sottolineature la forza ineluttabile del destino incombente: il bilanciamento delle voci, il colore dell’impasto d’insieme, la partecipazione delle voci all’affresco sinfonico e la dimensione concertante, sono qui perfetti, e vanno a creare un tutt’uno vocale e strumentale di grande effetto e modernità. 

La vicenda: A Verona le famiglie dei Montecchi e dei Capuleti sono in lotta fra loro. Un giovane mascherato fa da mediatore per la pace, ma Tebaldo, sostenitore dei Capuleti, gli si oppone. Il banditore avvisa dell’arrivo di una ronda di sorveglianza; mentre tutti scompaiono il giovane mascherato resta nei paraggi, ma ben nascosto: costui si scopre essere Romeo Montecchi, quando, affacciatasi Giulietta Capuleti da una finestra, egli le dichiara il suo amore. I due non possono amarsi, benché innamorati, a causa dell’acceso contendere fra le rispettive famiglie; tuttavia Giulietta, tramite una scala, fa salire Romeo nei suoi appartamenti, e Romeo resta con lei fino all’alba. 

Mentre si svolge una festa nella case dei Capuleti, arriva Tebaldo: egli sa di Giulietta e Romeo e biasima l’accaduto, anche perché Giulietta, per volere del padre, deve andare in sposa al conte di Lodrone, cosa ch’ella non vuole. Colpito a sangue, arriva Gregorio: egli è stato partecipe del nuovo scontro fra i sostenitori dei due casati, al quale ha visto partecipare anche Romeo. Ma Romeo in realtà non avrebbe mai potuto esserci, perché in quel momento egli sta lì, nel giardino della casa di Giulietta, ancora una volta nascosto: Romeo sfida Tebaldo a duello, e lo ferisce a morte. Giulietta fa fuggire Romeo, la cui spada insanguinata resta però sul luogo del delitto. 

In un’osteria di Mantova, Romeo attende notizie da Verona. Un cantatore canta di tristi avvenimenti, ed intona una canzone di lutto per la scomparsa di Giulietta. Romeo gli si getta addosso, perché smentisca la notizia e dica che non è vero quel che canta; ma il servo da cui attendeva notizie dalla città arriva e conferma tutto, e aggiunge anche che Giulietta è morta proprio poco prima di sposarsi col conte Lodrone, designatole dal padre. Romeo torna a Verona e, davanti a Giulietta morta, si avvelena. Ma Giulietta non è morta: morente Romeo, ella si ridesta dagli effetti di una droga presa a bella posta per non sposare il conte Lodrone. Chi avrebbe dovuto avvertire Romeo ha fatalmente tardato; mentre Romeo spira, il dolore stronca anche Giulietta. 

Auguri a tutti gli innamorati!

Roma, 13 febbraio 2008

 

 

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