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di Marina Pinto
L’interesse dei grandi compositori della storia della musica per le maschere della commedia dell’arte è cosa conosciuta, tanto che ci sono stati diversi artisti che hanno scritto opere e balletti ispirandosi proprio ad esse ed alle loro vicende, facendo così rivivere nelle loro partiture le figure delle maschere più amate.
Per esempio nel XVIII secolo Antonio Salieri dedicò un suo intermezzo alle storie amorose di Arlecchino e Brighella che si contendono la bella Colombina giocando a mosca cieca, realizzando una piccola opera deliziosa che corre festosa e ridente dai campielli di Venezia ai sontuosi palazzi viennesi, ed in tempi più recenti Pietro Mascagni scelse lo stesso soggetto per la sua opera “Le Maschere”, così come Ferruccio Busoni, che nel 1912 scrisse l’”Arlecchino”.
E sull’esempio di Salieri, di Mascagni e di Busoni, ecco che nel 1919 il coreografo russo Diaghilev buttò uno sguardo ad alcune musiche del passato con l’idea di riorchestrarle per trarne un balletto. Tra le tante – molte inedite o poco note – furono scelti dei brani del giovane Giovan Battista Pergolesi, un artista di spicco della prima metà del ‘700.
Diaghilev, inviò a Strawinskij i brani di Pergolesi, ed il musicista se ne disse a dir poco entusiasta per la freschezza della musica e per il suo carattere delicato e popolare, e di seguito, con la collaborazione del pittore Pablo Picasso, che ne disegnò i costumi e che curò la scenografia e la messa in scena, nacque il “balletto con canto in un atto” intitolato “Pulcinella”, che ebbe la sua prima rappresentazione a Parigi nel 1920.
“Pulcinella” è la prima composizione della corrente neoclassica, un lavoro con il quale Strawinskij s’incamminò su di un terreno musicalmente nuovo, abbandonando per una volta la sua ispirazione russa e offrendo al mondo della musica delle importanti novità stilistiche, rinnovando e riproponendo materiali attinti direttamente dal passato.
Il lavoro presenta infatti un nuovo linguaggio, la freschezza della musica del Pergolesi viene del tutto rivista dalla modernità del genio di Strawinskij, e i lazzi tipici della commedia dell’arte settecentesca sono totalmente rivisitati e presentati con crescente intensità fin dai primi brani, con una nuova ricchezza timbrica ed incisività ritmica, e con le novità armoniche distintive della sensibilità strawinskiana.
Alla versione teatrale del lavoro, Strawinskij fece seguire una suite orchestrale divisa in otto diversi brani, in cui le parti cantate sono eseguite da strumenti.
La vicenda: Tutte le ragazze sono innamorate di Pulcinella, ma i loro fidanzati sono pazzi di gelosia e congiurano per ucciderlo Nel momento in cui pensano di esservi riusciti, si impossessano di costumi simili a quello di Pulcinella e si presentano così travestiti alle fidanzate. Pulcinella però, astuto, si è fatto sostituire da Furbo, il suo doppio, che finge di cadere sotto i colpi dei nemici di Pulcinella. A questo punto il vero Pulcinella si traveste da mago e fa resuscitare Furbo. Quando i ragazzi pensano di essere liberati del rivale, vengono a riprendersi le fidanzate, e Pulcinella appare a combinare le nozze. Alla fine Pulcinella sposerà Pimpinella, con la benedizione di Furbo, che a sua volta riprende le vesti del mago.
Roma, 30 gennaio 2008
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