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Anno 7 Numero 350-351

Direttore Responsabile Guido Donati

 

Johann Strauss (padre): “Radetzkymarsch” op. 228
(Marcia di Radetzky)
 

 

di Marina Pinto

Questo celebre brano di Johann Strauss padre è universalmente conosciuto, la vena incalzante della melodia ed il ritmo serrato che lo caratterizzano ne hanno fatto uno dei motivi più classici del Capodanno, ma forse non tutti conoscono la sua vera storia.

Tutto iniziò nel 1848, quando il generale austriaco Radetzky entrò a Milano alla fine delle cinque giornate della città meneghina della terza guerra d’Indipendenza, dopo aver conseguito la vittoria a Custoza contro le truppe di Carlo Alberto e mantenuto il Lombardo-Veneto sotto gli Asburgo. Una pagina triste per l’Italia, quindi, una storia rievocante la barbara repressione della gloriosa rivoluzione patriottica che molto sangue fece versare ai nostri compatrioti. 
In effetti il brano, composto esattamente per quell’occasione (evidentemente Strauss aveva delle idee politiche ben chiare), ha un carattere marziale ed energico, così come doveva essere quello dei passi pesanti dell’invasore straniero in terra d’Italia, anche se oggi il suo tratto distintivo appare del tutto diverso, diremo festoso, tanto che è consuetudine accompagnare la sua esecuzione con un gioioso battito di mani.
Così qualcuno potrebbe pensare che i “clap-clap” degli applausi che accompagnano questa marcia – eseguita tradizionalmente come pezzo conclusivo del concerto di Capodanno - hanno oggi sostituito i “bum-bum” dei fucili nemici, e forse non è un caso che il concerto che si tiene a Venezia in quasi contemporaneità con quello di Vienna termina con un brano assai diverso, ossia il coro “Va’ pensiero” di Giuseppe Verdi, che sappiamo essere stato il primo inno degli italiani desiderosi di libertà.

Ma il tempo che passa porta via certe brutture, o perlomeno ci aiuta ad accettare certi eventi della storia per quello che sono stati (e poi la musica non ha colore né conosce confini), e così, nonostante le polemiche che sovente hanno riecheggiato di invettive e critiche contro questa musica (invero bellissima), la “Marcia di Radetzky” continua a risuonare nella Sala degli Amici della Musica di Vienna celebrando il primo giorno dell’anno di ogni nuovo anno.
Quando Strauss la compose non aveva a disposizione un’orchestra come quella che vediamo oggi, ma un piccolo ensamble con un solo oboe, due corni, un trombone ed una tuba, e la sua prima esecuzione ebbe luogo il 31 agosto 1848 al Wasserglacis di Vienna alla presenza delle maestà imperiali, che sempre amarono la musica del loro illustre connazionale per la festosità e l’eleganza tutta viennese che essa mostrava in ogni sua nota.

Ma oggi possiamo mettere da parte la politica, la storia e le guerre, perché la musica di Strauss ci invita solo a godere della sua bellezza e a festeggiare il Capodanno, perciò, in alto i calici, e... CIN CIN!

Roma, 29 dicembre 2008

 

 

 

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