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di Marina Pinto
Arcangelo Corelli fu il più importante violinista e compositore italiano del XVII secolo. Nacque a Fusignano nel 1653, e, superati i primi studi musicali nelle scuole di Faenza e di Lugo, si trasferì a soli tredici anni a Bologna, dove si distinse per la sua grande abilità di violinista, tanto che nel 1670 fu accolto nella severa Accademia filarmonica della città. A partire da quell’anno si perdono, per qualche tempo, le sue tracce. Probabilmente si trasferì a Roma già dal 1671, spostandosi di tanti in tanto nelle varie corti europee di Prussia, Baviera, Brandeburgo e Parigi, poi, a partire dal 1675, rimase stabilmente a Roma.
L'intenso fervore artistico che nella città papalina si respirava, indusse Corelli a prendere parte alle diverse manifestazioni musicali che vi si organizzavano: infatti, fra il 1675 e il ‘76 egli operò nell’orchestra di San Luigi dei Francesi, nel 1679 fu assunto come primo violino al teatro Capranica (che, inaugurato proprio in quell’anno, divenne il ritrovo musicale più alla moda), poi nel 1687, divenuto direttore di un complesso di 150 elementi ad arco, si produsse a Londra all’Accademia di corte di Giacomo II. Sempre in quell'anno, tornato a Roma, egli fu maestro di musica del cardinale Benedetto Pamphili, e poi alle dipendenze del cardinale Pietro Ottoboni.
Immerso e bene inserito nell'ambiente disteso e solenne delle grandi famiglie patrizie romane, Corelli si dedicò intensamente ed accuratamente alla creazione di opere musicali sacre e profane, riunendole in 5 libri di sonate e uno di concerti. Al riparo da ogni bisogno materiale, egli non ebbe necessità di prodursi nei generi musicali di successo; difatti ignorò completamente l'opera e la musica vocale in genere, e si interessò alla sola musica strumentale, che sempre preferì, e proprio grazie a questo amore ed a questa dedizione le forme della sonata e del concerto furono da lui avviate verso un'accurata perfezione. Con Corelli il linguaggio melodico ed armonico, ormai lontano dalla concezione polifonica cinquecentesca, si fa raffinato ed elegante, con un’aura di serenità e calma che esclude la concitazione scomposta del dramma. Nemmeno la tentazione strumentale del virtuosismo riuscì ad allontanarlo da questa sua nobile calma; il suo violinismo punta sui valori lirici del canto strumentale anziché sull’agilità precipitosa.
Tra i suoi lavori ricordiamo una sonata per violino e liuto dedicata nel 1679 ad un gentiluomo della corte di Toscana, cui seguono nel 1681 dodici suonate da chiesa - raccolte nell’opera prima - e nel 1685 dodici sonate da camera, costituenti l’opera seconda; nel 1689 nasce l’opera terza con altre sonate da chiesa; nel 1694, l’opera quarta con dodici sonate da camera, nel 1700 l’opera quinta che è tra i capolavori della musica strumentale del Seicento, comprendente anch’essa dodici sonate per violino e basso tra le quali spicca, per ardite e intense variazioni, l’ultima, detta “La Follia” (delle variazioni su un tema di danza portoghese).
Verso gli ultimi anni di vita Corelli compose l’opera sesta, non ultimata e comprendente dodici concerti "grossi", di cui i primi otto da chiesa e gli altri quattro da camera. Tra i primi figura il meraviglioso “Concerto per la notte di Natale”.
Corelli Morì a Roma nel 1713.
Roma, 12 settembre 2008
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