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Anno 7 Numero 311

Direttore Responsabile Guido Donati

 

Battute musicali 

 

di Marina Pinto


I grandi musicisti del passato sono ricordati non solo per le opere immortali che ci hanno lasciato, ma spesso anche per alcuni loro tratti caratteriali del tutto particolari, e ci sono tanti episodi che lo confermano. 
Per esempio sappiamo che Bach aveva la musica al primo posto fra i suoi pensieri, e in proposito si racconta un aneddoto che lo conferma e che ancor più convalida il suo genio. La storia inizia quando un nobiluomo tedesco lo invitò a casa sua per una serata musicale; Bach accettò l’invito, ed arrivò proprio mentre il padrone di casa stava suonando il clavicembalo. Al suo entrare l’uomo si alzò subito, e con un gesto maldestro schiacciò i tasti dello strumento creando involontariamente un accordo assolutamente dissonante. Bach allora si diresse immediatamente verso di lui, e, senza salutarlo, risolse al volo l’accordo sbagliato concludendolo con una cadenza perfetta. Solo allora gli diede la buonasera. 

È risaputo che Handel aveva un carattere assai burbero, ed in più, quando occorreva, sapeva dare risposte taglienti e sarcastiche che potevano mandare su tutte le furie chiunque gli si trovasse davanti. Per esempio una volta, durante le prove di una sua opera, si mise al clavicembalo per accompagnare il tenore che cantava, ma questi, non riuscendo a tenere il tempo giusto, si arrabbiò parecchio, e in un impulso d’ira minacciò di saltare sopra allo strumento e farlo in mille pezzi. Handel allora rispose: “Beh, fallo pure se credi. Ma prima lasciami il tempo di avvertire il pubblico, che forse si farà più numeroso al pensiero di vederti saltare piuttosto che cantare!”.

La storia di Mozart è piena di episodi ed aneddoti assolutamente unici. Tutti sappiamo che il suo talento musicale si manifestò prestissimo, ma era soprattutto il suo orecchio che risultava straordinario, e ci sono innumerevoli storie che lo testimoniano. Quando aveva solo tre anni si recò con il padre in una fattoria, e lì udì un maialino grugnire. Ascoltato quel suono il piccolo si rivolse al padre e disse: “Sol diesis!”. Corse poi al pianoforte e suonò quella nota. Tutti i presenti rimasero assolutamente a bocca aperta constatando che era proprio la nota indicata.

Il compositore Haydn è rimasto nella storia della musica per il suo carattere assolutamente ottimista. Tale prerogativa lo salvava da situazioni imbarazzanti e lo teneva sempre di buon umore, come quando nel 1789 ricevette la visita di un editore inglese che cercava delle muove musiche da pubblicare. L’uomo arrivò mentre Haydn stava radendosi con un rasoio piuttosto scadente, e, dato che rischiava di tagliarsi ad ogni gesto, egli disse rivolto al suo ospite: “Adesso come adesso darei via il mio miglior quartetto per un rasoio decente”. Detto fatto, l’editore prese il suo rasoio nuovo di zecca e glielo portò. Il compositore, pur rimanendo stupito di tanta solerzia, ci rise sopra ed onorò la promessa. Ecco perché il “Quartetto op. 55 n. 2” è conosciuto con il nome di “Rasoio”.
Haydn fu davvero un uomo dotato di un gran senso dello spirito, ed il suo buon carattere è ricordato in molti modi. Fino all’ultimo egli rimase positivo e rassicurante con quanti gli erano intorno, tanto che le sue ultime parole prima di morire furono: ”Tranquilli figlioli, sto benissimo”.

Dopo Handel ci fu un altro musicista dal carattere non facile e dai modi di fare a volte criticabili: Johannes Brahms. Una volta che era in una serata no, fece commenti sgradevoli su tutti coloro gli stavano vicino, poi si alzò per andarsene, ma giunto sulla porta si fermò e disse: “Se è rimasto qui qualcuno che ho tralasciato di insultare... beh, che mi possa scusare!”. Il suo sarcasmo non si fermava di fronte a nulla, e l’etichetta non fu mai il suo forte. Quando si trovò ad ascoltare la mediocre esibizione di una cantante che interpretava – storpiandoli – alcuni dei suoi Lieder, commentò con l’interessata (che si era precipitata da lui aspettandosi un complimento): “Beh, che dire, cantare è difficile. Ma alle volte ascoltare è pure più difficile”.
Quando esagerava l’unica salvezza era la battuta pronta, e meno male che non gli mancava mai. Una volta si vide attorniato da uno stuolo di ciarliere e chiassose ammiratrici, che lui odiava a morte ma alle quali non riuscì a sfuggire. Allora si accese un sigaro, e le ragazze rimasero scandalizzate dal fatto che egli si permettesse di fumare dinanzi a loro, tanto che ce ne fu una che protestò ad alta voce. E Brahms, avvolto nel fumo del suo amato sigaro, rispose: “Care signore, dovreste saperlo: dove vi sono gli angeli, vi sono anche le nuvole!”. 

Gioacchino Rossini è forse il musicista più noto per la sua ironia, le sue opere ne sono la testimonianza più vera. Si racconta che una volta un gruppo di ammiratori, volendo onorarlo con una statua, si mise a fare una colletta per raggiungere la cifra necessaria per realizzare il monumento, il cui ammontare doveva essere all’incirca di 20.000 franchi. Quando Rossini lo seppe, disse: “Dannazione! Date a me i 20.000 franchi e ci starò io in persona in piedi sul piedistallo!”. 
Una volta gli chiesero cosa pensava della musica di Wagner e del suo “Lohengrin”. Lui rispose: “Non si può giudicare un'opera al primo ascolto. Ma di certo non ho intenzione di ascoltarla un'altra volta!”, e a proposito del suo collega aggiunse: ”Wagner? Regala bellissimi momenti. Ma anche terribili quarti d'ora”.
Rossini ammirò molto Wagner, ma non gli risparmiò certo critiche e battute canzonatorie. Una volta un amico vide che sul pianoforte di Rossini era aperto lo spartito del “Tannhauser” capovolto. Naturalmente gli chiese spiegazioni, e Rossini rispose: “Boh! Ho provato a suonarla da dritta ma non ci si poteva fare nulla; l'ho girata, e va parecchio meglio!”.
Ma la sua battuta più divertente fu quella che scrisse in calce alla sua Messa. Di solito i compositori terminavano le composizioni sacre con frasi classiche, tipo “Soli Deo gloria", "Amen" e simili. Ma la “Petite Messe” rossiniana termina dicendo: “Buon Dio, questa è la mia povera Messa. Tu sai, o Signore, come lo so io, che io sono nato per scrivere opere comiche e che il mio patrimonio consiste in un poco di cuore e di ancor meno scienza. Abbi perciò compassione e lasciami entrare in Paradiso!”

Roma, 26 marzo 2008

 

 

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