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Anno 4 Numero 150

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Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

Ricostruzione post-tsunami
Da evitare lo sviluppo di una capacità di pesca eccessiva
L’opera di ripristino di barche e attrezzature deve rispettare le condizioni locali

 
Si deve evitare lo sviluppo dannoso di una capacità di pesca eccessiva nei paesi colpiti dallo tsunami, ha avvertito oggi la FAO.

In molte zone costiere del sud-est asiatico, prima del disastro la capacità eccessiva aveva rappresentato un problema serio con cui fare i conti – un problema che, avverte il Dipartimento della Pesca della FAO, la ricostruzione deve evitare di riprodurre.

“È ovvio che il settore della pesca nei paesi colpiti ha bisogno di una ricostruzione di vasta portata”, dice Ichiro Nomura, Vice Direttore Generale della FAO del Dipartimento della Pesca. “Ma quest’opera va fatta in modo responsabile e lungimirante, per garantire la sostenibilità del settore nel lungo periodo e contribuire alla sicurezza alimentare e all’attenuazione della povertà”.

Con il termine capacità di pesca in genere si fa riferimento all’abilità di una flotta peschereccia di prendere pesci. Il numero delle imbarcazioni, la loro grandezza, il tempo che spendono a pescare e la tecnologia che usano, tutto contribuisce a determinare la capacità di una flotta.

Una capacità soverchia in genere porta al supersfruttamento del mare, e questo a sua volta mette a rischio lo stock ittico, con il pericolo di provocare un crollo verticale della pesca.

Non ricreare problemi del passato

Secondo la FAO il ripristino della capacità di pesca nelle zone dello tsunami non deve superare i livelli precedenti al disastro, anzi in alcuni casi quella capacità dovrebbe essere ridotta.

Il giusto equilibrio tra sfruttamento della pesca ed il livello di prelievo che lo stock ittico può sostenere aiuterà a garantire la produttività continua della pesca nella regione, assicurando alle generazioni future di potervi contare come fonte di cibo e di reddito.

“Se le imbarcazioni e le attrezzature vengono portate dall’estero, al di fuori di una pianificazione attenta, c’è il rischio reale che si provochi una capacità di pesca in eccesso, e che si finisca con l’arrecare più inconvenienti che benefici”, ha affermato Nomura.

Allo stesso tempo imbarcazioni ed attrezzature inappropriate potrebbero danneggiare l’ecosistema, finendo con il deteriorare l’habitat marino, ha aggiunto Nomura.

La FAO raccomanda che le nuove imbarcazioni ed attrezzature fornite nell’ambito della ricostruzione si adattino alla capacità produttiva, alle abitudini e alle condizioni di pesca praticate localmente. In caso contrario i costi di gestioni per i pescatori potrebbero alla fine essere superiori al reddito che avrebbero dovuto creare, e potrebbero spingerli sul lastrico.

Le autorità addette alla ricostruzione potrebbero avvalersi di periodi di prova per introdurre gradualmente e con discernimento nuove imbarcazioni ed attrezzature, per evitare lo sviluppo di capacità produttiva in eccesso e avere tempo per valutare gli effetti di queste nuove attrezzature, mai usate prima in questi paesi.

L’Agenzia è consapevole che reintrodurre una capacità di pesca soltanto sino a un livello che sia sostenibile per lo stock ittico, potrebbe voler dire che alcuni pescatori dovranno smettere di pescare e trovare mezzi alternativi di sussistenza. In questo caso per attutirne gli effetti

si renderebbero necessari interventi di sostegno quali formazione professionale ed investimenti in nuove iniziative occupazionali.

Gli aiuti materiali possono imporre oneri

La FAO ha inoltre ammonito che donazioni ed aiuti esterni possono imporre ai paesi che li ricevono oneri di tipo logistico.

“Apprezziamo la generosità di coloro che vogliono aiutare”, ha detto Nomura. “Ma non tutti i tipi di barche ed attrezzature saranno nella pratica utilizzabili e molte di queste dotazioni finiranno per essere buttate via, mentre spedire le attrezzature, riceverle, valutarle e immagazzinarle consuma tempo, risorse ed energie”.

Ha infine raccomandato di fare affidamento per quanto possibile su costruttori navali e fornitori locali per quanto riguarda la fornitura di nuove imbarcazioni.

www.fao.org

Roma, 21 febbraio 2005
 
                               

 

 

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