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Impegni per circa 20,5 milioni di dollari per la ricostruzione
post-tsunami
Ruolo chiave della FAO nel coordinare gli interventi nel settore
agricolo e della pesca
A quasi due mesi dallo tsunami la FAO, l’Organizzazione delle
Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ha annunciato
oggi di aver ricevuto dai paesi donatori impegni per circa 20,5
milioni di dollari per finanziare un primo intervento a favore dei
milioni di pescatori e contadini colpiti dal disastro.
Saranno tuttavia necessari ulteriori fondi per ricostruire i
devastati settori della pesca e dell’agricoltura, dai quali
dipendono la maggior parte delle comunità più duramente colpite.
Nella sola Indonesia, i danni e le perdite per l’agricoltura, la
pesca, le aziende agricole, l’irrigazione, i sistemi di controllo
delle inondazioni, e l’ambiente nel suo insieme, ammontano a circa
1,3 miliardi di dollari.
La sfida adesso sarà quella di far sì che i fondi provenienti da
questa risposta senza precedenti dei paesi donatori siano usati e
coordinati nel migliore dei modi.
Una stima iniziale dei costi per difetto
Sinora la FAO ha ricevuto oltre 11 milioni di dollari come risposta
all’appello iniziale di 29 milioni di dollari. I paesi donatori
hanno confermato stanziamenti per ulteriori 9,5 milioni, e l’agenzia
ha fornito dalle proprie risorse 1,5 milioni di dollari.
“L’appello iniziale della FAO era stato cauto, basato sulle
informazioni disponibili in quel momento”, dice Richard China,
coordinatore da Roma delle attività di ricostruzione della FAO.
“L’accento era stato posto sulla riparazione o, a seconda dei casi,
sul rimpiazzo dei mezzi di produzione danneggiati, poiché la ripresa
delle attività di sussistenza è di solito sotto finanziata nella
risposta d’emergenza che viene data ai disastri”.
Tra le priorità immediate considerate in questo primo appello vi
sono state il coordinamento e l’assistenza tecnica; la fornitura di
attrezzature per la pesca, la riparazione delle barche danneggiate o
la sostituzione di quelle andate perdute, la ricostruzione ed il
ripopolamento delle peschiere, un’iniziale riabilitazione dei porti,
degli ancoraggi, e delle strutture per l’immagazzinamento e la
lavorazione del pesce; ed ancora sementi, attrezzi ed altri fattori
di produzione agricoli; il ripristino delle infrastrutture per
l’irrigazione e di quelle fognarie, e il recupero della terra
coltivabile sommersa dall’acqua salata.
Fondamentale il coordinamento
Data l’eccezionale risposta da parte di donatori pubblici e privati
(le Nazioni Unite stimano che nell’insieme i fondi finora raccolti
ammontino a 5,5 miliardi di dollari, considerando sia quelli
destinati alle agenzie dell’ONU che ad organizzazioni non
governative), la portata della devastazione e la complessità delle
questioni da affrontare, il coordinamento e l’assistenza tecnica
sono diventati della massima importanza al fine di evitare una
sovrabbondanza di aiuti mal distribuiti e frammentari, ha affermato
Richard China.
In considerazione di questo, i governi dei paesi colpiti ed un certo
numero di paesi donatori hanno chiesto alla FAO di coordinare la
programmazione e l’organizzazione della ricostruzione del settore
agricolo e di quello della pesca – una richiesta espressa anche dal
Gruppo dei 77 e dal Commissario Europeo alla Pesca, che hanno
espressamente incaricato la FAO di dirigere gli interventi della
ricostruzione di questi settori.
Il cammino verso la ripresa
Sino ad ora la FAO ha messo a disposizione dei paesi colpiti dal
disastro un gruppo di 70 esperti, sia internazionali sia locali,
specialisti nel settore della pesca e dell’agricoltura. Gli esperti
della FAO sono al lavoro con i governi e con le altre parti in
causa, per fornire laddove possibile assistenza immediata e diretta,
ma anche per formulare un intervento di medio e lungo termine che
aiuti le comunità colpite a rimettersi in piedi.
L’impegno finanziario tempestivo e flessibile fornito dalla
Germania, dalla Norvegia e dal Regno Unito al Fondo Speciale per le
Attività d’emergenza e di ricostruzione della FAO di recente
costituzione, ha reso possibile alla FAO di mettere in campo esperti
per aiutare i paesi a valutare i danni e dedicarsi alla
pianificazione ed al coordinamento della ricostruzione immediata
senza dover prima preparare e negoziare proposte dettagliate per
possibili progetti.
Altri donatori hanno già versato, o confermato, contributi
finanziari per il lavoro di ricostruzione guidato dalla FAO, tra
questi l’Italia, il Giappone, il Belgio, la Cina, il Canada e Palau,
mentre continuano i negoziati con altri possibili donatori.
Sono in corso attività di acquisto e approvvigionamento in un certo
numero di paesi tra cui l’Indonesia, la Tailandia, le Maldive e lo
Sri Lanka, paesi dove la FAO ha appena effettuato la prima consegna
di attrezzature per riparare le barche e di pezzi di ricambio per i
motori, oltre ad apparecchiature per controllare la salinità del
suolo, attrezzi, spruzzatori a spalla, e pompe per l’irrigazione.
Sono state inoltre programmate le acquisizioni di sementi ed
attrezzi agricoli per la prossima stagione della semina di
marzo/aprile.
In Indonesia, dove maggiori sono state le perdite umane e la
devastazione, molti dei sopravvissuti sono ancora troppo
traumatizzati per pensare alla ricostruzione.
“Un complesso di questioni, unito al trauma, fa sì che molte
famiglie non saranno in grado o non saranno disposte a riprendere le
attività che avevano prima del disastro”, ha affermato China.
“L’inondazione d’acqua salata potrebbe rendere impossibile coltivare
la terra per una o più stagioni, e potrebbe costringere i contadini
ad adottare varietà e colture più resistenti alla salinità. È
minacciato il diritto di proprietà, specialmente per le vedove e gli
orfani. Dobbiamo per questo motivo pensare a mezzi di sussistenza
alternativi”.
China ha poi aggiunto che l’impegno per la ricostruzione potrebbe
offrire un’opportunità alle popolazioni di uscire dal disastro in
condizioni migliori di quanto non stessero prima. “Si è concordi nel
ritenere che il disastro potrebbe significare offrire ai
sopravvissuti nuovi modi di procurarsi da vivere, più diversificati
e sostenibili, e non ricostruire la povertà che esisteva
precedentemente”.
www.fao.org
Roma, 16 febbraio 2005
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