Si
chiude a Rimini il XXI Congresso dell’Associazione nazionale per
la lotta all’Aids
Aids:
un’epidemia a due velocità
Mentre la ricerca consente di mettere in
campo terapie assolutamente innovative, secondo gli ultimi dati
presentati al Congresso Anlaids di Rimini in alcune zone del paese
si registra nuovamente un aumento delle infezioni da Hiv, segno
della mancanza di politiche di prevenzione efficaci. Le
associazioni di volontariato sono cruciali in questo, come stimolo
forte per le istituzioni
Mentre continuano a diminuire i casi di Aids, grazie ai sempre più
brillanti successi nel campo della terapia, le nuove infezioni da
Hiv sembrano registrare una ripresa in varie zone d’Italia.
L’epidemia di Hiv/Aids in Italia procede a due velocità, secondo
quanto è emerso in questi giorni al XXI Congresso nazionale dell’Anlaids
(Associazione nazionale per la lotta all’Aids), svolto a Rimini
dal 17 al 20 ottobre. Molti i problemi da affrontare, soprattutto
nel campo della prevenzione per fermare una nuova diffusione delle
infezioni, ma molti anche i passi in avanti compiuti dalla ricerca
che hanno permesso a più di uno studioso di parlare di “svolta
epocale” nella lotta all’Aids.
La
ripresa delle infezioni
“Secondo
i dati più recenti, nell’incidenza delle nuove infezioni da Hiv
c’è un’apparente tendenza in alcune aree del paese ad un lieve
incremento – ha sottolineato Giovanni Rezza, direttore
del reparto di Epidemiologia di Malattie infettive dell’Istituto
superiore di sanità (Iss). – Quindi, mentre per quanto
riguarda i casi di Aids e la mortalità possiamo dire che le cose
vanno bene (ma come sappiamo questo è in gran parte dovuto alle
terapie), nell’andamento delle infezioni, che è il riflesso
dell’efficacia degli interventi di prevenzione, le cose invece non
vanno benissimo: eravamo stabili da qualche anno, ma adesso in
alcune parti d’Italia sembra che addirittura ci sia
un’inversione di tendenza e un lieve incremento”.
“L’Aids
sta tornando – avverte Fernando
Aiuti, presidente di Anlaids nazionale e del XXI Congresso
dell’associazione – dobbiamo fermarla in tempo; ci sono poche
campagne di informazione e le risorse sono terminate”.
I
dati contenuti nel Rapporto del Centro operativo Aids (Coa) dell’Iss
consentono di avere un quadro aggiornato della situazione:
· - si stima che i
sieropositivi attualmente viventi nel nostro paese siano tra 110.000
e 130.000;
· -
i dati dei sistemi
locali di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv
rivelano che, dopo un massimo di infezioni verificatosi alla fine
degli anni ’80, vi è stata una progressiva diminuzione dei nuovi
casi di infezione fino alla fine degli anni ’90;
· -
successivamente il
numero di nuove infezioni si è stabilizzato ed è addirittura in
aumento in alcune zone; questo andamento – scrivono gli esperti
del Coa – potrebbe preludere ad una possibile riattivazione
dell’epidemia in varie aree del nostro Paese.
I
successi della ricerca
Importanti
novità giungono sul fronte della ricerca con l’arrivo di alcune
nuove classi di farmaci che agiscono sul virus con meccanismi
innovativi. Gli inibitori della integrasi e del recettore CCR5 hanno
superato la fase sperimentale e il loro arrivo sul mercato apre
molte possibilità: bloccando i meccanismi con cui il virus entra
nella cellula, questi farmaci impedirebbero la replicazione virale.
Questo
e altri successi della ricerca nel campo della terapia
dell’infezione da Hiv rendono meno lontano un obiettivo fino a
poco tempo fa considerato troppo ambizioso: l’eradicazione del
virus. Se ne è detto convinto anche Adriano Lazzarin, primario della Divisione di Malattie Infettive
Irccs San Raffaele di Milano, che al Congresso di Rimini ha
presentato una lettura magistrale sul futuro della terapia: “Io
credo che con i nuovi farmaci antiretrovirali, pensando nel lungo
periodo, potremo ricominciare a parlare di questa eventualità.
Naturalmente non siamo in condizioni di promettere nulla, ma credo
che fra qualche tempo potremo alzare il tiro rispetto agli attuali
obiettivi e puntare forse all’eradicazione. È impossibile fare
una previsione temporale, ma direi che eliminare tutto il pool di
cellule infette è una speranza che possiamo perseguire. Certo, una
speranza ma non una promessa”.
I
risultati raggiunti nelle terapie sono di tale livello da
consigliare cautela per il futuro. “Sarebbe illusorio credere che
nei prossimi cinque anni si realizzino nella lotta all’Aids passi
in avanti paragonabili a quelli che registriamo in questi mesi” ha
sottolineato infatti Mauro Moroni, direttore della III°
Divisione di Malattie Infettive e Tropicali dell'ospedale Luigi
Sacco di Milano e presidente di Anlaids Lombardia durante il
Congresso.
Terapie
efficaci, ma non per tutti
Tra
i problemi che caratterizzano l’universo della lotta all’Aids,
ci sono le enormi disparità e difficoltà che esistono
nell’accesso alle terapie. Una sfida che riguarda soprattutto –
ma non solo – il sud del mondo, come ha sottolineato Stefano
Vella, direttore del Dipartimento del farmaco dell’Iss:
“Fino ad oggi nord e sud del mondo sono andati avanti a due
velocità – ha detto Vella
– qui abbiamo avuto a disposizione una terapia
sofisticatissima, anche troppo in alcuni casi, mentre nel sud ci
siamo accontentati di portare quello che era disponibile. Adesso
invece, nella seconda fase, dobbiamo offrire agli altri paesi il
meglio di quello che abbiamo qui, cercando anche di evitare gli
errori che abbiamo fatto”.
Ma
le disparità nei trattamenti si registrano anche nel nostro paese.
“Attualmente sono disponibili delle formulazioni di due o
addirittura tre principi attivi combinati in una sola pasticca, che
rendono l’aderenza alle terapie molto più facile per le persone
sieropositive – ha ricordato Simone Marcotullio, vice
presidente di Nadir Onlus, durante la sessione del Congresso di
Rimini dedicata alle attività delle associazioni – eppure in
molte zone d’Italia queste formulazioni non sono disponibili, per
problemi di costi e di organizzazioni. Così in quelle zone i
pazienti hanno molte più difficoltà a seguire la terapia con
conseguente scadimento del loro stato sierologico”.
Grandi
difficoltà emergono anche in relazione a gruppi particolari di
popolazione, come gli immigrati, soprattutto clandestini, per i
quali esistono problemi culturali e di approccio che rendono
difficile offrire anche a loro le opzioni terapeutiche più
efficaci, o come la popolazione carceraria, oggetto di un’ampia
sessione di dibattito al XXI Congresso Anlaids.
I
giovani: l’Aids si prende dalle zanzare
Un’ampia
ricerca che ha coinvolto 800 studenti di terza media e degli ultimi
due anni delle superiori, presentata al XXI Congresso di Rimini e
condotta dalla Sapienza di Roma e da Anlaids in
collaborazione con l’Iss e altre strutture, ha rivelato anche la
profonda ignoranza dei giovanissimi sul tema dell’infezione da Hiv.
Ignoranza non colpevole, dal momento che il 74% dei ragazzi non
ricorda di aver mai visto sui mezzi di informazione una campagna di
informazione sull’Aids: solo lo 0,7% ricorda iniziative del
Ministero della salute su questo tema. Anche sulla modalità di
trasmissione persistono concezioni errate quali ad esempio il
ritenere veicolo di contagio la zanzare (inferiori vs superiori: 41%
vs 42%) e la saliva (30% vs 51.8%). Per quanto riguarda la
differenza tra italiani e non, emerge l’alta percentuale (30%) di
ragazzi stranieri delle superiori che indica nella spirale un metodo
valido per la prevenzione dell’infezione da Hiv.
Il
ruolo delle associazioni
Anche
se la situazione non è mai stata così positiva dal punto di vista
delle offerte terapeutiche che provengono dalla ricerca, non mancano
come si è visto problemi e motivi di allarme.
Proprio
per questo le associazioni devono ritrovare un loro ruolo per
affrontare e risolvere i nodi ancora sul tappeto. “Voglio
sintetizzare il nostro ruolo nella battaglia contro l’Hiv/Aids –
ha detto Fiore Crespi, vice presidente di Anlaids nazionale
che tra poche settimane subentrerà a Fernando Aiuti alla presidenza
dell’associazione – usando le parole dell’attivista birmana
Aung San Suu Kyi: ‘Non è sufficiente invocare libertà,
democrazia e diritti umani. Dobbiamo sopportare grandi sacrifici in
nome di verità imperiture. Solo così si può resistere alle
influenze corruttrici del desiderio, della malevolenza,
dell’ignoranza e della paura’”.
Fiore
Crespi ha condotto una sessione del Congresso alla quale hanno preso
parte molte delle sigle che fanno parte della Consulta delle
associazioni per lotta all’Aids, organismo consultivo del Comitato
per la lotta all’Aids del Ministero della Sanità: “Il clima che
si respira all’interno della Consulta è molto positivo – ha
sottolineato Massimo Oldrini, coordinatore della Consulta e
presidente della Lila Milano – Ormai è chiaro che né il
Ministero né le associazioni possono in modo isolato fare
interventi efficaci per ridurre l’incidenza delle infezioni da Hiv
in Italia. Nel campo della prevenzione, ad esempio, è chiaro che
c’è qualcosa che non va: speriamo che il clima nuovo che si
respira nella Consulta consenta di avviare un’azione di
prevenzione importante da parte del ministero, maggiormente incisiva
per contrastare la diffusione di questo virus che ad oggi continua a
diffondersi”.
www.anlaids.it
Rimini, 20 ottobre 2007
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