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Anno 6 Numero 288

Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

Si chiude a Rimini il XXI Congresso dell’Associazione nazionale per la lotta all’Aids

Aids: un’epidemia a due velocità

Mentre la ricerca consente di mettere in campo terapie assolutamente innovative, secondo gli ultimi dati presentati al Congresso Anlaids di Rimini in alcune zone del paese si registra nuovamente un aumento delle infezioni da Hiv, segno della mancanza di politiche di prevenzione efficaci. Le associazioni di volontariato sono cruciali in questo, come stimolo forte per le istituzioni

 

Mentre continuano a diminuire i casi di Aids, grazie ai sempre più brillanti successi nel campo della terapia, le nuove infezioni da Hiv sembrano registrare una ripresa in varie zone d’Italia. L’epidemia di Hiv/Aids in Italia procede a due velocità, secondo quanto è emerso in questi giorni al XXI Congresso nazionale dell’Anlaids (Associazione nazionale per la lotta all’Aids), svolto a Rimini dal 17 al 20 ottobre. Molti i problemi da affrontare, soprattutto nel campo della prevenzione per fermare una nuova diffusione delle infezioni, ma molti anche i passi in avanti compiuti dalla ricerca che hanno permesso a più di uno studioso di parlare di “svolta epocale” nella lotta all’Aids.  

La ripresa delle infezioni

“Secondo i dati più recenti, nell’incidenza delle nuove infezioni da Hiv c’è un’apparente tendenza in alcune aree del paese ad un lieve incremento – ha sottolineato Giovanni Rezza, direttore del reparto di Epidemiologia di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss). – Quindi, mentre per quanto riguarda i casi di Aids e la mortalità possiamo dire che le cose vanno bene (ma come sappiamo questo è in gran parte dovuto alle terapie), nell’andamento delle infezioni, che è il riflesso dell’efficacia degli interventi di prevenzione, le cose invece non vanno benissimo: eravamo stabili da qualche anno, ma adesso in alcune parti d’Italia sembra che addirittura ci sia un’inversione di tendenza e un lieve incremento”.

“L’Aids sta tornando – avverte Fernando Aiuti, presidente di Anlaids nazionale e del XXI Congresso dell’associazione – dobbiamo fermarla in tempo; ci sono poche campagne di informazione e le risorse sono terminate”.

I dati contenuti nel Rapporto del Centro operativo Aids (Coa) dell’Iss consentono di avere un quadro aggiornato della situazione:

·    -    si stima che i sieropositivi attualmente viventi nel nostro paese siano tra 110.000 e 130.000;

·    -    i dati dei sistemi locali di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv rivelano che, dopo un massimo di infezioni verificatosi alla fine degli anni ’80, vi è stata una progressiva diminuzione dei nuovi casi di infezione fino alla fine degli anni ’90;

·    -    successivamente il numero di nuove infezioni si è stabilizzato ed è addirittura in aumento in alcune zone; questo andamento – scrivono gli esperti del Coa – potrebbe preludere ad una possibile riattivazione dell’epidemia in varie aree del nostro Paese.   

I successi della ricerca

Importanti novità giungono sul fronte della ricerca con l’arrivo di alcune nuove classi di farmaci che agiscono sul virus con meccanismi innovativi. Gli inibitori della integrasi e del recettore CCR5 hanno superato la fase sperimentale e il loro arrivo sul mercato apre molte possibilità: bloccando i meccanismi con cui il virus entra nella cellula, questi farmaci impedirebbero la replicazione virale.

Questo e altri successi della ricerca nel campo della terapia dell’infezione da Hiv rendono meno lontano un obiettivo fino a poco tempo fa considerato troppo ambizioso: l’eradicazione del virus. Se ne è detto convinto anche Adriano Lazzarin, primario della Divisione di Malattie Infettive Irccs San Raffaele di Milano, che al Congresso di Rimini ha presentato una lettura magistrale sul futuro della terapia: “Io credo che con i nuovi farmaci antiretrovirali, pensando nel lungo periodo, potremo ricominciare a parlare di questa eventualità. Naturalmente non siamo in condizioni di promettere nulla, ma credo che fra qualche tempo potremo alzare il tiro rispetto agli attuali obiettivi e puntare forse all’eradicazione. È impossibile fare una previsione temporale, ma direi che eliminare tutto il pool di cellule infette è una speranza che possiamo perseguire. Certo, una speranza ma non una promessa”.

I risultati raggiunti nelle terapie sono di tale livello da consigliare cautela per il futuro. “Sarebbe illusorio credere che nei prossimi cinque anni si realizzino nella lotta all’Aids passi in avanti paragonabili a quelli che registriamo in questi mesi” ha sottolineato infatti Mauro Moroni, direttore della III° Divisione di Malattie Infettive e Tropicali dell'ospedale Luigi Sacco di Milano e presidente di Anlaids Lombardia durante il Congresso.

Terapie efficaci, ma non per tutti

Tra i problemi che caratterizzano l’universo della lotta all’Aids, ci sono le enormi disparità e difficoltà che esistono nell’accesso alle terapie. Una sfida che riguarda soprattutto – ma non solo – il sud del mondo, come ha sottolineato Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco dell’Iss: “Fino ad oggi nord e sud del mondo sono andati avanti a due velocità – ha detto Vella – qui abbiamo avuto a disposizione una terapia sofisticatissima, anche troppo in alcuni casi, mentre nel sud ci siamo accontentati di portare quello che era disponibile. Adesso invece, nella seconda fase, dobbiamo offrire agli altri paesi il meglio di quello che abbiamo qui, cercando anche di evitare gli errori che abbiamo fatto”.

Ma le disparità nei trattamenti si registrano anche nel nostro paese. “Attualmente sono disponibili delle formulazioni di due o addirittura tre principi attivi combinati in una sola pasticca, che rendono l’aderenza alle terapie molto più facile per le persone sieropositive – ha ricordato Simone Marcotullio, vice presidente di Nadir Onlus, durante la sessione del Congresso di Rimini dedicata alle attività delle associazioni – eppure in molte zone d’Italia queste formulazioni non sono disponibili, per problemi di costi e di organizzazioni. Così in quelle zone i pazienti hanno molte più difficoltà a seguire la terapia con conseguente scadimento del loro stato sierologico”.

Grandi difficoltà emergono anche in relazione a gruppi particolari di popolazione, come gli immigrati, soprattutto clandestini, per i quali esistono problemi culturali e di approccio che rendono difficile offrire anche a loro le opzioni terapeutiche più efficaci, o come la popolazione carceraria, oggetto di un’ampia sessione di dibattito al XXI Congresso Anlaids.  

I giovani: l’Aids si prende dalle zanzare

Un’ampia ricerca che ha coinvolto 800 studenti di terza media e degli ultimi due anni delle superiori, presentata al XXI Congresso di Rimini e condotta dalla Sapienza di Roma e da Anlaids in collaborazione con l’Iss e altre strutture, ha rivelato anche la profonda ignoranza dei giovanissimi sul tema dell’infezione da Hiv. Ignoranza non colpevole, dal momento che il 74% dei ragazzi non ricorda di aver mai visto sui mezzi di informazione una campagna di informazione sull’Aids: solo lo 0,7% ricorda iniziative del Ministero della salute su questo tema. Anche sulla modalità di trasmissione persistono concezioni errate quali ad esempio il ritenere veicolo di contagio la zanzare (inferiori vs superiori: 41% vs 42%) e la saliva (30% vs 51.8%). Per quanto riguarda la differenza tra italiani e non, emerge l’alta percentuale (30%) di ragazzi stranieri delle superiori che indica nella spirale un metodo valido per la prevenzione dell’infezione da Hiv.  

Il ruolo delle associazioni

Anche se la situazione non è mai stata così positiva dal punto di vista delle offerte terapeutiche che provengono dalla ricerca, non mancano come si è visto problemi e motivi di allarme.

Proprio per questo le associazioni devono ritrovare un loro ruolo per affrontare e risolvere i nodi ancora sul tappeto. “Voglio sintetizzare il nostro ruolo nella battaglia contro l’Hiv/Aids – ha detto Fiore Crespi, vice presidente di Anlaids nazionale che tra poche settimane subentrerà a Fernando Aiuti alla presidenza dell’associazione – usando le parole dell’attivista birmana Aung San Suu Kyi: ‘Non è sufficiente invocare libertà, democrazia e diritti umani. Dobbiamo sopportare grandi sacrifici in nome di verità imperiture. Solo così si può resistere alle influenze corruttrici del desiderio, della malevolenza, dell’ignoranza e della paura’”.

Fiore Crespi ha condotto una sessione del Congresso alla quale hanno preso parte molte delle sigle che fanno parte della Consulta delle associazioni per lotta all’Aids, organismo consultivo del Comitato per la lotta all’Aids del Ministero della Sanità: “Il clima che si respira all’interno della Consulta è molto positivo – ha sottolineato Massimo Oldrini, coordinatore della Consulta e presidente della Lila Milano – Ormai è chiaro che né il Ministero né le associazioni possono in modo isolato fare interventi efficaci per ridurre l’incidenza delle infezioni da Hiv in Italia. Nel campo della prevenzione, ad esempio, è chiaro che c’è qualcosa che non va: speriamo che il clima nuovo che si respira nella Consulta consenta di avviare un’azione di prevenzione importante da parte del ministero, maggiormente incisiva per contrastare la diffusione di questo virus che ad oggi continua a diffondersi”.  

www.anlaids.it

Rimini, 20 ottobre 2007

             

 

 

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