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Anno 4 Numero 150

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Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

I re-sacerdoti sabini? Storia, non leggenda

A confermarlo è il ritrovamento in una tomba di Eretum di uno scettro e di un lituo, simbolo religioso adoperato anche per fondare le città interpretando il volo degli uccelli. Il rarissimo manufatto è stato scoperto dagli archeologi dell’Istituto di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo antico (Iscima) del Consiglio nazionale delle ricerche.

I re-sacerdoti sabini? Storia, non leggenda. A domostrarlo, un eccezionale ritrovamento archeologico avvenuto nella necropoli sabina di Eretum, presso Colle del Forno (Roma). Il team di archeologi dell’Istituto di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo antico (Iscima) del Cnr, da alcuni anni impegnato, sotto la direzione di Paola Santoro, nello scavo dell’importante area, ha rinvenuto un lituo, il bastone ricurvo simbolo del potere spirituale, utilizzato anche per trarre gli auspici dal volo degli uccelli. Un oggetto rarissimo, finora documentato in Italia da soli due esemplari (anche se effigiato in molte rappresentazioni funerarie) che era custodito in una tomba del V secolo a.C. appartenuta ad una dinastia regale. Il lituo veniva utilizzato nell’arte divinatoria che precedeva la nascita di un nucleo urbano e che determinò, come vuole la tradizione, la scelta del Palatino per la fondazione di Roma.
Il ritrovamento contribuisce a fare chiarezza sul ruolo svolto dalla civiltà sabina nella creazione delle istituzioni civili e religiose romane. “Il fatto sorprendente, messo in luce dallo scavo di Eretum” spiega Enrico Benelli dell’Iscima-Cnr “è che nel V secolo, mentre a Roma e nelle città della Magna Grecia dominava il modello repubblicano, i Sabini erano ancora governati da dinastie regali. Nella tomba rinvenuta, di dimensioni monumentali, a fianco di due corpi inumati, si conservavano infatti sia lo scettro che il lituo, manufatti che confermano ciò che si sapeva per congettura, ossia che il re fosse anche sacerdote”. Una figura istituzionale sabina, dunque, mutuata dai romani nei primi secoli della fondazione dell’Urbe, come confermano le fonti documentarie. Basti pensare al sabino Numa Pompilio, secondo sovrano della città, considerato il re-sacerdote per eccellenza.
“Delle città Sabine”continua Benelli “non abbiamo molte notizie. La storiografia romana se ne occupa solo in relazione alla conquista da parte di Roma della Sabina Tiberina, ma si tratta di un’epoca remota, risalente all’VIII secolo a.C.”. Ma come si utilizzava il lituo? “Orientandosi con il sole, con i punti cardinali e alcuni riferimenti all’orizzonte” continua Benelli “ il re-sacerdote delimitava con questo strumento una regione di spazio, in cielo e al suolo, entro cui osservare il volo degli uccelli, dopo aver invocato gli deì; attraversando il quadrante stabilito, questi avrebbero indicato, con la loro direzione di volo, la volontà divina per la fondazione della città”.
Interessante anche la vicenda della necropoli. Abbandonata dagli abitanti di Eretum, ormai attratti dall’espansione di Roma, l’area divenne nel III secolo a. C. terreno agricolo. “I lavori di aratura” conclude Benelli “dovettero provocare il crollo delle tombe a camera sotterranee, dagli stessi Sabini colmate con macerie e lasciate intatte per rispetto degli antenati. In seguito ai ripetuti crolli, che pregiudicavano l’utilizzo del terreno, gli agricoltori di Eretum decisero di praticare un rituale di desacralizzazione dell’area in questione, gettando in un’enorme buca animali, buoi, pecore, capre insieme con anfore trattate, piene di vino e vasetti con sostanze odorose, che abbiamo riportato alla luce”.

www.cnr.it

Roma, 16 febbraio 2005
 
                               

 

 

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