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L’insostenibile impronta ecologica dell'UE
“Se tutti i cittadini del mondo vivessero come gli europei,
avremmo bisogno di 2,6 Pianeti”
Oggi a Bruxelles nuovo rapporto del WWF
Europa 2007 – Prodotto Interno Lordo e Impronta Ecologica
Negli ultimi 30 anni le economie con tassi sempre in crescita dell'Unione Europea hanno raddoppiato la propria pressione sugli ecosistemi. Secondo il rapporto del WWF, Europa 2007 – Prodotto Interno Lordo e Impronta Ecologica, diffuso oggi a Bruxelles, la pressione sull'ambiente, nonostante gli avanzamenti tecnologici in questo campo, cresce ad un tasso superiore rispetto alla crescita della popolazione, creando così un deficit di risorse naturali per il resto del mondo e per le future generazioni.
“Solo una generazione fa, la maggior parte dell'Europa rappresentava un “creditore” ecologico perchè utilizzava meno risorse di quante la natura ne rigenerasse” commenta Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia, “Oggi invece l'Europa vive al di sopra dei propri limiti. Se tutti i cittadini del mondo vivessero come un europeo, avremmo bisogno di 2,6 pianeti per avere sufficienti risorse per tutti e poter smaltire i rifiuti prodotti.”
Nel rapporto, il WWF ha confrontato la performance dei paesi dell'UE dal 1971 in poi in tre diverse aree:
• Crescita economica misurata tramite il Prodotto interno lordo (PIL)
• Pressione sull'ambiente misurata tramite l'Impronta Ecologica
• Sviluppo umano misurato tramite l'Indice di Sviluppo Umano dell'ONU
“Quello che oggi consideriamo sviluppo è cosa ben diversa da quello che il mondo e l’Europa si sono prefissati di perseguire, vale a dire uno sviluppo sostenibile. Questo perchè le decisioni economiche di routine non tengono in alcun conto la spesa in capitale-natura” sostiene Emeka Anyaoku, presidente del WWF Internazionale: “Gli indicatori economici sono fondamentali, ma senza una contabilità ecologica non consentono di misurare il deficit ecologico prodotto dalla nostra crescita economica. E' come se spendessimo i nostri soldi senza capire che in realtà stiamo liquidando il capitale naturale del pianeta.”
Nell'Unione Europea solo Finlandia, Svezia e Lettonia si trovano ancora in uno stato di credito ecologico, avendo ancora a disposizione grandi riserve ecologiche che sono però sottoposte ad una crescente pressione. In Finlandia, per esempio, la pressione umana sull'ambiente è cresciuta del 70% dal 1975 e oggi è più forte che in ogni altro paese membro. Nonostante Germania, Bulgaria e Lettonia abbiano cercato di ridurre la propria impronta ecologica negli ultimi 30 anni, questa continua ad essere 2 volte e mezzo superiore a quello che consentono le sue risorse naturali: un cittadino tedesco, per esempio, ha un'impronta ecologica doppia rispetto alla media mondiale.
Grecia e Spagna stanno attraversando una fase di crescita economica e dei consumi. La Grecia ha il più alto tasso di crescita di impronta ecologica accompagnato da un modesto incremento dell'indice di sviluppo umano.
La Francia segue il trend europeo: grazie alle migliori tecnologie riesce ad aumentare la propria disponibilità di risorse naturali anche se crescono i consumi, la cui maggiore componente è quella energetica.
Tra i paesi dell'Europa orientale, l'impronta ecologica dell'Ungheria – come per tutte le altre economie europee che sono state basate per lungo tempo sulla pianificazione centralizzata – è andata riducendosi sin dal 1991, come risultato dei cambiamenti avvenuti in seguito al crollo del regime sovietico ed al susseguente sconvolgimento delle economie di quei paesi. Nel 1995 i cittadini sloveni praticavano una forma di sviluppo sostenibile, ma nel 2003 la loro impronta ecologica pro-capite è più che raddoppiata mentre lo sviluppo è cresciuto di meno del 5%. La Romania ha l'impronta ecologica minore di quella degli altri 27 stati membri, anche se rimane comunque una debitrice ecologica. E’ evidente che l’impronta ecologica registra i dati di utilizzo delle risorse e non fornisce giudizi sulle forme di struttura economico-sociale che i diversi paesi si danno ma è altrettanto chiaro che percorsi moderni e concreti di sviluppo sostenibile, fatti di innovazione tecnologica mirati a ridurre gli impatti dei processi e dei prodotti, di politiche di efficienza, risparmio ed intelligente riduzione dei flussi di materia ed energia dei nostri metabolismi sociali conducono alla riduzione della nostra pressione sull’ambiente ed alla riduzione delle nostra impronta ecologica ed è questa la strada che si dovrebbe intraprendere al più presto.
“In tutti i paesi del mondo cresce la consapevolezza di quanto sia importante il capitale ecologico, anche per mantenere viva la capacità competitiva delle economie di ciascuno di essi, per la sicurezza nazionale e la giustizia sociale” conclude Bologna. “Il concetto di sviluppo deve essere ridefinito. Il miglioramento della qualità della vita di centinaia di milioni di persone è chiaramente separato dalla crescita economica strettamente materiale e consumistica che distrugge le basi stesse della nostra esistenza.”
Il rapporto è stato elaborato come contributo alla conferenza “Oltre il PIL”, organizzata a Bruxelles il 19 e 20 novembre 2007 da Parlamento Europeo, Commissione Europea, OCSE, WWF e Club di Roma. Il WWF partecipa alla conferenza con lo scopo di voler indirizzare una riforma delle procedure di misurazione delle prestazioni economiche, che devono includere le risorse naturali nei loro bilanci di crescita e sviluppo.
Note:
- L'Impronta Ecologica misura la domanda di risorse dell'umanità in termini di area biologicamente produttiva necessaria per fornire le risorse necessarie ed assorbire i rifiuti. L'Impronta Ecologica di un paese include campi coltivati, pascoli, foreste e prodotti di pesca richiesti per produrre il cibo, le fibre e il legname consumato e l'assorbimento dell’anidride carbonica prodotta. La Capacità Biologica è il totale delle risorse che una data area produttiva può fornire. La differenza tra Impronta Ecologica e Capacità Biologica mostra se una paese è ecologicamente debitore o creditore.
- L'Unione Europea ospita il 7,7% della popolazione mondiale e il 9,5% della Capacità Biologica del pianeta. E’ responsabile del 16% dell'impronta ecologica globale. Dal 1971 incide sempre meno sull'Impronta Ecologica mondiale soprattutto a causa dell'incremento della popolazione nel resto del mondo.
www.wwf.it
Roma, 19 novembre 2007
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