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WWF: l'Italia immobile nella lotta ai cambiamenti climatici
Uno stallo nelle politiche energetiche la causa della bocciatura nel rapporto “2008 Climate Change Performance Index”, presentato oggi a Bali. L’Italia è al 41° posto sui 56 responsabili del 90% del Co2
I dati del rapporto, diffuso oggi a Bali ed elaborato dal Germanwatch e CAN Europe, sono inequivocabili. L’Italia ha pessimi voti nella lotta ai cambiamenti su tutti e tre gli indicatori: gli attuali livelli di emissione, i trend di emissione, e le politiche climatiche, e questo la colloca nei cattivi della classe. Paesi con livelli di emissione più elevati hanno superato il nostro paese nella classifica perché hanno dimostrato la capacità di metter in campo politiche in grado di modificare i trend di emissione mostrando una via percorribile per gli obiettivi di abbattimento delle emissioni.
Il nostro paese è rimasto immobile.
“Nessuno stupore e nuovamente solo rammarico nel valutare la brutta figura del nostro Paese di fronte alla comunità internazionale – commenta Michele Candotti, Segretario generale del WWF Italia - Tra i maggiori responsabili dell’inquinamento da gas serra nel Pianeta, l’Italia ha ripetutamente nascosto le proprie responsabilità ora scaricandole su altri paesi europei, accusando Germania e Gran Bretagna di essere i grandi inquinatori, ora sui paesi in via di sviluppo addossando responsabilità ad India e Cina”
A bocciare l’Italia è il triste connubio di trend di emissione crescente (abbiamo aumentato le nostre emissioni del 13% rispetto al 1990 anziché ridurle del 6,5%) e mancanza di politiche e strumenti incisivi, coerenti e continuativi per contenere le emissioni di CO2 provenienti dai settori energetici. La mancanza di una politica energetica nazionale ci impedisce di essere coerenti con le disposizioni del protocollo di Kyoto: lo chiede l’Europa, lo chiedono le Nazioni unite ed il WWF da anni sottolinea lo stallo del paese nell’incapacità di esprimere politiche coerenti e di lungo periodo per ridurre le emissioni :
à Nel settore industriale, più che sfruttare Kyoto come opportunità di innovazione ed investimento, l’Italia ha fatto di tutto per eludere la direttiva europea sull’emission trading, nascondendo le emissioni degli impianti CIP6 e promuovendo di fatto nuovi impianti a carbone di Enel, scaricando i relativi costi sui consumatori senza ridurre le emissioni climalteranti
à Nel settore dei trasporti l’Italia continua a risultare il paese con la maggiore concentrazione di automobili per abitante e persevera nella schiacciante preferenza per il trasporto su gomma. Non esiste alcuna politica per ridurre i consumi e le emissioni nel settore dei trasporti. Per anni l’Italia ha mascherato gli incentivi alla rottamazione delle auto come politiche per il clima. In realtà ha speso risorse pubbliche per aumentare le emissioni di CO2 anziché il contrario.
à Nel settore dei consumi civili, le buone ma timide incentivazioni concesse con la Finanziaria dello scorso anno, non sono state sufficienti a ribaltare abitudini e sprechi condizionati da distorsioni nella fiscalità, deregolamentazione e mancanza di controlli nell’edilizia, rifiuto di proteggere il consumatore ed il clima introducendo standard minimi di qualità ed efficienza sui prodotti energetici.
“Eppure le informazioni, i dati e le soluzioni tecnologiche non mancano, e non ci vuole molto per invertire le rotta. Quest’anno lo hanno dimostrato proprio Cina e India che stanno progressivamente inglobando le politiche per Kyoto come opportunità di crescita. – conclude Candotti - Attendiamo segnali positivi dal Governo e per l’anno prossimo vorremmo vedere una politica energetica decisa e lungimirante, in sintonia con i segnali di stress che il Pianeta e l’umanità ci inviano quotidianamente”.
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Roma, 7 dicembre 2007
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