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Vertice di Bali sul clima
WWF: “Dal dialogo della prima settimana ora si passi all'azione”
Per il WWF si respira a Bali un’atmosfera costruttiva. Tutti gli argomenti sostanziali in agenda sono in discussione, dalla mitigazione all’adattamento, dalla deforestazione all’uso di tecnologie e si registra una posizione di apertura di molti paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo, nell’approccio ai vari argomenti.
Molti paesi sviluppati, riuniti sotto il cappello del G77 più la Cina, sono arrivati a Bali carichi di ambizioni e stanno mostrando una certa flessibilità – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, la responsabile Programma clima che presidia per conto del WWF Italia il vertice di Bali – Alcuni tra i principali paesi emergenti, tra cui Cina, Sud Africa Brasile, in questa prima settimana di negoziati hanno mostrato di avere una visione chiara e avanzato proposte per favorire il trasferimento della tecnologia attraverso una piattaforma di cooperazione per partnership tra pubblico e privato”.
Non tutti i paesi del G77 sembrano comunque voler assumere impegni concreti; l’Arabia Saudita e la Malesia ad esempio si sottraggono mantenendo un atteggiamento poco costruttivo e superato.
I paesi ricchi hanno in generale contribuito ad un’atmosfera positiva. Come ci si aspettava, l’Unione Europea ha offerto di fare la sua parte tagliando del 30% le emissioni entro il 2020. Sono stati tenuti sotto controllo gli interventi degli Stati Uniti ma hanno aggiunto poco al dibattito.
Il governo canadese in particolare ha rifiutato di riconoscere gli obblighi dei paesi industrializzati, sostenendo inspiegabilmente che i paesi in via di sviluppo hanno la medesima responsabilità di quelli ‘ricchi’. Il Giappone è stato spinto a chiarire meglio la propria posizione circa l’impegno verso ulteriori tagli dell’inquinamento da Co2 nella seconda fase del protocollo di Kyoto.
In questa seconda settimana di lavori occorre mettere a frutto la fiducia costruita in questi giorni fra paesi industrializzati e i paesi in via di sviluppo più disponibili. Deve essere confermato l’ambito di riduzione delle emissioni da parte dei paesi industrializzati dal 25 al 40% entro il 2020. Si deve riconoscere il bisogno che hanno i paesi in via di sviluppo di trasferire le tecnologie e di finanziare quelle più pulite e innovative e devono anche aumentare i fondi per sostenere le loro buone intenzioni.
Inoltre, è necessario stabilire che il Fondo per l’Adattamento vada a beneficio dei paesi più sottosviluppati, ovvero, quelli più colpiti attualmente dai danni dei cambiamenti climatici.
La presidenza Indonesiana della Conferenza sul Clima ora deve affrontare una sfida: trasformare l’atmosfera di dialogo in azione concreta e lo deve fare in maniera da indirizzare i negoziati della seconda settimana.
“Forse ci stiamo avvicinando ad una decisione sul Mandato di Bali, ma siamo ancora molto lontani da un vero impegno politico verso un taglio drastico alle emissioni di gas serra – ha concluso Mariagrazia Midulla – Dobbiamo ancora metterci d’accordo sugli obiettivi di questi negoziati che siano coerenti con quanto l’IPCC ci ha indicato per scongiurare il pericolo dei cambiamenti climatici”
www.wwf.it
Roma, 10 dicembre 2007
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