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22 MARZO 2005 GIORNATA MONDIALE
DELL’ACQUA
La gestione dell'acqua è vitale in Africa come in Italia
In Italia Direttiva Quadro sulle acque
ancora non recepita: siamo gli ultimi in Europa
La penuria d’acqua, di cui si discute in occasione della giornata
mondiale dell’acqua del 22 marzo, è dovuta a una ripartizione
ineguale e alla sua cattiva gestione più che alla scarsità della
risorsa stessa.
Secondo i dati del WWF nel corso degli ultimi 10 anni,
l’approvvigionamento di acqua e le condizioni sanitarie si sono
degradate del 2 per cento nell’Africa rurale, e sono rimaste a un
livello mediocre nelle aree urbane. Quattordici paesi africani
soffrono della diminuzione delle loro risorse di acqua, e si stima
che altri 11 paesi dovrebbero conoscere la stessa sorte entro il
2025, dove quasi il 50% della popolazione – si stimano 1,45 miliardi
di persone – dovrà affrontare il problema della mancanza di acqua.
In Africa sub sahariana quasi il 51% della popolazione – cioè 300
milioni di persone – non ha accesso ad acqua di qualità e il 41% non
beneficia di condizioni sanitarie decenti.
Una delle sfide più grandi del WWF in Africa, per cercare soluzioni
concrete a questo problema, è quella di ripristinare il flusso
annuale del fiume Great Ruaha in Tanzania, dal cui bacino dipendono
più di 3 milioni di persone. Qui il WWF Italia contribuisce alla
realizzazione di un progetto grazie alla campagna “Acqua di tutti “
di WWF, CIPSI e Legambiente nata nel 2003, anno internazionale
dell’acqua, finanziato anche da COOP Italia.
L’uso eccessivo delle risorse idriche per irrigare le coltivazioni
di riso, l’allevamento intensivo e la deforestazione hanno causato
il prosciugamento del fiume per periodi sempre più lunghi di anno in
anno. Nel 1993 si prosciugò per 3 settimane, nel 1999 per 3 mesi.
Il progetto ha già portato alla pianificazione dell’uso delle
risorse da parte delle comunità in modo più integrato, sono state
costituite 5 associazioni di utenti dell’ acqua per prevenire la
cattiva gestione dell’acqua, la distruzione o l’inquinamento
dell’ambiente e risolvere i conflitti locali. È stato sviluppato un
manuale di formazione per gli utenti dell’acqua e sono stati forniti
mezzi su due ruote per le associazioni e gli osservatori in modo di
facilitare interventi tempestivi sul territorio. Ogni associazione
ha circa 500 coltivatori che usano sistemi di irrigazione, sono
stati formati più di 20 coltivatori di riso sulla gestione corretta
della risorsa idrica e hanno iniziato ad adottare le buone pratiche
stabilite e condivise, è stato costruito un punto di
approvvigionamento d’acqua per il bestiame.
Dice Laura Ciacci Responsabile cooperazione internazionale WWF
Italia :
“Come dimostrano i progetti WWF vogliamo ricordare ai governi che la
gestione integrata della risorsa acqua è in realtà vitale per
assicurare la sostenibilità a lungo termine ed è anche essenziale
per raggiungere gli obiettivi legati a “Millennium goals” delle
Nazioni Unite. Questo è ancora più importante quest’anno visto che a
settembre tutti i capi di stato del mondi si troveranno a New York
all’assemblea generale dell’ONU per fare il punto sul raggiungimento
degli obiettivi. Il WWF ha appena richiesto al Segretario Generale
ONU di farsi portavoce verso i capi di stato per “mantenere gli
impegni fatti al Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2002
che permetteranno entro il 2015 di dimezzare il numero di persone
che non hanno accesso all’acqua potabile, di implementare strategie
per proteggere gli ecosistemi e sviluppare una gestione integrata
delle acque insieme a piani di efficienza oltre a chiedere di
focalizzarsi nel mantenere gli habitat di acque dolci, di
incoraggiare a livello nazionale l’adozione di politiche e pratiche
sull’utilizzo dell’acqua che possono contribuire a conservare
l’ambiente dei bacini fluviali minacciati “.
La gestione dell’acqua è un nodo irrisolto anche in Italia.
“Vi è la necessità in Italia di un cambiamento culturale nel governo
delle acque, Cambiamento che può essere favorito soprattutto
attraverso la partecipazione pubblica nell’elaborazione dei Piani di
gestione dei bacini idrografici, così come chiesto dalla Direttiva
Quadro 2000/60 CE sulle acque che l’Italia non ha ancora recepito,
ultima in Europa.
I percorsi partecipati devono consentire una compiuta informazione,
la responsabilizzazione delle comunità per il proprio territorio,
l’identificazione e condivisione delle priorità, la ricerca di
soluzioni anche attraverso la rinegoziazione degli usi,
l’identificazione di incentivi economici e sociali, la definizione e
condivisione di un piano finale.
In questo modo, in una logica di gestione integrata, è possibile
perseguire più obiettivi, come la sicurezza idraulica, la qualità
ambientale e l’uso sostenibile delle risorse.” Ha detto Andrea
Agapito Ludovici responsabile Acque WWF Italia.
www.wwf.it
Roma, 21 marzo 2005
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